La campagna acquisti di Berlusconi
Sono 16, secondo Repubblica, i parlamentari che servono al PdL
Mentre si perfezionano i conti sui gruppi parlamentari di Futuro e Libertà, l’attenzione dei pallottolieri si sposta sulle simmetriche manovre da parte del PdL per rinforzare i propri numeri in vista di eventuali dissensi dei finiani. I giornali si sbizzarriscono nelle somme. Il Corriere titola “Gli scout del premier in caccia” e parla di “Dieci sì”. Repubblica dice che Berlusconi sarebbe a caccia di “sedici voti”, per garantirsi maggiore sicurezza d’ora in poi. Scrive Fabrizio Roncone:
Per il Cavaliere c’è subito una prima, piccola notizia. Questa: i Liberaldemocratici (4 deputati e un senatore) hanno già smesso di votare con l’opposizione. E, da qualche ora, si astengono. Il coordinatore nazionale, Italo Tanoni: «A Palazzo Grazioli, dove io e la deputata Melchiorre siamo stati convocati, abbiamo colto tutta la drammaticità, tutta l’emergenza del momento». Quindi? «Sentiamo di dover garantire solidità al governo. Siamo in attesa di perfezionare questa nuova intesa… però…». Berlusconi può cominciare a contare: cinque voti sono (quasi) garantiti. E altrettanti paiono praticamente scontati. Sono quelli di Noi Sud, i deputati scissionisti dell’Mpa di Raffaele Lombardo. Elenco: Luciano Sardelli, Antonio Milo, Antonio Gallione, Elio Belcastro e Arturo Iannaccone. Quest’ultimo risponde al telefono cellulare come se non aspettasse altro che poter dettare la sua dichiarazione di nuova fedeltà. Sentite: «Siamo alleati del Pdl e certo siamo pronti a dare un energico sostegno all’attività di Palazzo Chigi…».
Ma il Corriere aggiunge alla lista dei molto vicini anche un altro deputato già celebre alle cronache per una spudorata disponibilità a trattare: Riccardo Villari, che fu espulso dal PD per non aver voluto dimettersi dalla Commissione di Vigilanza dopo un gran pasticcio del Partito Democratico, e che già da l’altroieri andava parlando di un “percorso”.
Fanno sapere di considerare chiusa la trattativa con Riccardo Villari, medico napoletano specializzato in malattie infettive e senatore con un incarico di prestigio (la presidenza del Napoli club Parlamento) ma senza partito, dopo averne pure frequentati in abbondanza: la dicì di Enzo Scotti, l’Udeur di Mastella, la Margherita di Rutelli, il Pd di Veltroni e l’Mpa di Lombardo.
Villari, naturalmente, non conferma. Risponde al telefono, dice d’essere occupato su un’altra linea. Poi fa rispondere una segretaria (impacciata). Una voce femminile risponde pure al cellulare di Dorina Bianchi, una voce assai simile proprio a quella della Bianchi, che però nega d’essere la Bianchi, ma «solo una sua amica»: comunque c’è un lancio dell’Apcom che svela la trattativa avviata da Berlusconi sia con lei, che con un altro esponente dell’Udc, Renzo Lusetti, già saltato in questa legislatura dal Pd al partito di Casini.
Ma Repubblica sostiene che Lusetti e Bianchi escludono di poter accettare. Mentre per altri ci sarebbero già trattative quasi concluse e offerte concrete.
L’aggancio funziona così – spiega un finiano che chiede l’anonimato – Berlusconi telefona, fa telefonare. Dice che ti vorrebbe incontrare, ti offre l´universo mondo. Per lo più incarichi di governo. L´ottanta per cento di noi finiani sono stati avvicinati. Quelli che sono qui hanno resistito». D’altronde non è una novità: «Voglio nominare sei nuovi sottosegretari», aveva detto un paio di giorni fa il premier a chi lo aveva incontrato, deciso ormai alla rottura con Fini. Uno dei nuovi potrebbe essere la deputata diniana Daniela Melchiorre. Il suo, insieme a quello del coordinatore dei liberaldemocratici Italo Tanoni, è un voto su cui il premier conta ormai da qualche giorno. Un altro nuovo ingresso al governo dovrebbe essere quello di Anna Maria Bernini, prossima viceministro allo Sviluppo economico. Lei avrebbe «ceduto». «Era finiana – racconta il bolognese Enzo Raisi – e adesso diventa viceministro»