La riunione dei grandi vecchi
Ogni estate gli uomini più potenti degli Stati Uniti si danno appuntamento in un bosco californiano per un misteriosissimo campo estivo
Ogni estate, in un bosco di sequoie della Sonoma County, California, gli uomini più potenti degli Stati Uniti si danno appuntamento per un misteriosissimo campo estivo. Sembra la voce fuori campo in apertura del trailer di un film di fantapolitica, invece è vero e viene ciclicamente raccontato dalla stampa americana. L’evento si chiama Bohemian Grove – come il bosco che lo ospita a nord di San Francisco – e fu organizzato per la prima volta nel 1899 dal Bohemian Club, un club privato di soli uomini che vanta tra i suoi membri alcuni dei rappresentanti più ricchi e influenti della società americana.
Durante le due settimane di residenza nei lussuosi lodge sparsi in giro per la foresta i partecipanti seguono conferenze, spettacoli d’intrattenimento e rituali pagani. Il Bohemian Grove si trova infatti al centro di un territorio che è ancora in parte abitato dai Pomo, una tribù di nativi americani che segue una religione neopagana. Il primo sabato del campo estivo si compie il tradizionale rito del “Cremation of Care“: una processione funebre a lume di torcia con uomini incappucciati e vestiti di rosso che concludono il rito con la cremazione di uno scheletro ai piedi di un altare a forma di gufo, il Moloch.
Nel corso del tempo il Bohemian Grove è stato spesso accusato di essere una specie di setta dell’élite americana conservatrice e di essere usato dai suoi partecipanti per stipulare accordi ai limiti del lecito e concludere affari in gran segreto a margine di riti pagani e simulazioni di sacrifici umani. Qui, sostengono i suoi oppositori del “Bohemian Grove Action Network”, fu ideato il Manhattan Project: il programma di ricerca che portò alla realizzazione della bomba atomica alla fine della seconda guerra mondiale. Qui, nel 1967, Richard Nixon e Ronald Reagan decisero chi sarebbe stato il primo dei due a correre per la presidenza degli Stati Uniti. E qui si consumerebbero molti rapporti omosessuali tra politici ultra conservatori e antigay.
Nel 1989 Spy magazine, una rivista americana che oggi non esiste più, pubblicò per la prima volta un reportage dall’interno del campo raccontando le scorribande dei partecipanti, che spesso correvano nudi e ubriachi in mezzo al bosco. Nel 2005 anche il giornalista Alex Jones riuscì a infiltrarsi nel campo e girò un documentario in cui per la prima volta venivano mostrate le immagini della “Cremation of Care”. Ma secondo il New York Times, le teorie complottiste contro il Bohemian Grove sono decisamente in calo. E anche la madrina dell’attivismo critico della zona, Mary Moore, dice ormai di essere concentrata su altro.
Un’ex reginetta di San Luis Obispo, Ms. Moore si trasferì nella Sonoma County a metà anni settanta. Quando arrivò non sapeva niente del Bohemian Grove, finché qualcuno non le fece leggere “The Bohemian Grove and Other Retreats: A Study in Ruling-Class Cohesiveness”, scritto dal sociologo G. William Domhoff.
Da allora iniziò a organizzare manifestazioni di protesta ogni anno, al punto che il Bohemian Club decise di dotarsi anche di un portavoce per difendersi dalle accuse.
Il portavoce Sam Singer spiega pazientemente che i partecipanti vengono da qualsiasi ambiente e che la lista d’attesa per essere ammessi – si aspetta vent’anni – può essere aggirata solo da chi possiede un talento particolare. E che non ci sono sacrifici umani. Secondo Singer, che è stato invitato a far parte del club solo tre anni fa dopo averlo rappresentato all’esterno per dodici anni, si tratta di una manifestazione che ogni anno crea centinaia di posti di lavoro nella zona perché usa solo cibo e vino locale. E poi si conclude sempre con uno spettacolo di beneficenza, i cui proventi vengono usati per sostenere cause in quell’area. «Sono solo due settimane all’anno in cui un gruppo di gentiluomini si ritrova per condividere amicizia, interessi e godersi alcuni spettacoli teatrali». Un’ultima cosa: «non c’è nessuno che va in giro nudo e sì, capita che qualcuno faccia pipì sulle sequoie, ma non è un rito, è solo un bisogno».
Ma quest’anno, ad attendere gli invitati all’ingresso, c’era un solo manifestante: Brian Romanoff, 28 anni, convinto che quella contro il World Trade Center fu una cospirazione architettata dal governo americano. Secondo il New York Times, insomma, i dietrologi si sono spostati altrove. E alla fine questo sarebbe solo un innocuo ritrovo di ricchi americani che arrivano a bordo di Lexus e Mercedes per fare un po’ di baldoria come ai tempi del college.
Ma non giurateci.