Il Secolo contro Alemanno

L'ex giornale di AN risponde per le rime al sindaco di Roma che ha tracciato una riga per terra

© Mauro Scrobogna / LaPresse
02-03-2010 Roma
Economia
Congresso UIL
Nella foto: il Sindaco di Roma Gianni Alemanno
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01-03-2010 Roma
Economics
Congress of UIL trade union
In the picture: The Majoe of Rome Gianni Alemanno
© Mauro Scrobogna / LaPresse 02-03-2010 Roma Economia Congresso UIL Nella foto: il Sindaco di Roma Gianni Alemanno © Mauro Scrobogna / LaPresse 01-03-2010 Roma Economics Congress of UIL trade union In the picture: The Majoe of Rome Gianni Alemanno

“Un apparato oligarchico di eletti e nominati” è la formula di oggi per definire il PdL, sul Secolo d’Italia che sarebbe organo di una sua corrente: ma la distanza della corrente nei confronti del partito stesso non è una novità. La formula sta però dentro un commento di Luciano Lanna, che del Secolo è condirettore assieme a Flavia Perina: e quel commento è dedicato con toni severi e polemici al sindaco di Roma Gianni Alemanno, che finora era stato ai margini della guerra tra gli ex di AN, pur mostrando di stare dall’altra parte rispetto ai finiani.

La colpa di Alemanno, per Lanna, è di avere alzato il tono della sua complicità con gli “ex colonnelli” oggi fedeli a Silvio Berlusconi, attaccando anche lui Fabio Granata. Il titolo del commento è: “Ma Alemanno pensa di stare ancora dentro al Msi-Dn?”

«È tempo che Granata vada a farsi un altro giro fuori del nostro ambiente», ha tuonato al termine della convention di Orvieto Gianni Alemanno. Fatto sta che il linguaggio usato ci ha fatto sobbalzare dalla sedia, rivelando un’inconscia mentalità leninista in cui un’area (come anche una vocazione) politico-culturale verrebbe fatta coincidere con i recinti burocratici di apparati e nomenclature. Alemanno ha infatti fatto riferimento all’uscita di Fabio Granata (come tanti altri) dall’esperienza Msi nel 1991-92. E allora?

Lanna ricorda che allora “una rivoluzione nel quadro politico italiano” aveva portato scompiglio nelle file dell’MSI, e mosso molti vers nuove ricerche politiche. Un percorso che sarebbe confluito nel progetto di AN e che avrebbe dovuto confluire in quello del PdL. Di cui adesso i finiani sono invece delusi, mentre vedono i loro vecchi compagni – Alemanno compreso – allinearsi all'”apparato oligarchico di eletti e nominati”. E suggerire loro di andare “a farsi un altro giro fuori dal nostro ambiente”.

Fabio Granata, come chi scrive e altri, scelse di far parte del comitato di redazione di Tabula rasa, intraprendendo sulle orme della lezione di Beppe Niccolai, un percorso per ri-mettersi in gioco, individuando sintonie e anche possibili tratti di strade da fare insieme a persone con esperienze diverse. Con chi credeva nell’ambientalismo, con chi pensava a nuove sintesi in nome della lotta alla mafia, con chi stava abbandonando la vecchia sinistra dopo la caduta del Muro. E pensavamo che il Pdl dovesse mettere insieme chi aveva percorso la parabola del partito nato nel 1995 con chi aveva percorso strade diverse, non necessariamente contrapposte. «Fabio Granata – ha invece detto Alemanno – è andato “con altri” e poi è tornato…». Ma “dove” sarebbe tornato? In un apparato oligarchico di eletti e nominati? Ma non era anche Gianni Alemanno a scommettere a suo tempo sulla rottura degli schemi e – così lui la definiva – sulla “logica del superamento”?