Abolire le vacanze estive
Le vacanze estive così lunghe per gli studenti sono un'eredità dell'economia agricola, che non ha più senso nella società contemporanea
Certo, di tutte le proposte costruttive e per un futuro migliore che vorreste sentirvi fare, questa sulle prime non vi troverà immediatamente entusiasti. Soprattutto di questi tempi. Ma come tutte le proposte ardite e apparentemente implausibili, se qualcuno la fa e la argomenta vale la pena di ascoltare le sue ragioni. Insomma, ci vuole un bel coraggio a proporre alle nostre società pigre e poco inclini al sacrificio di abolire le vacanze scolastiche estive: e il coraggio va premiato. E poi potete sempre pensare che è una roba degli americani, e che per noi è diverso (il caldo, il mare, il polpo con le patate…), se proprio l’idea non vi scalfisce minimamente. Si parla di disuguaglianze sociali molto maggiori delle nostre, e di sistemi scolastici differenti. Quindi potete provare a tranquillizzarvi e a non pensare che quel che si discute negli USA un giorno si discuterà anche qui. La riflessione di David Von Drehle è l’articolo di copertina su Time di questa settimana:
Ho riletto di recente Le avventure di Tom Sawyer dopo tanti anni, e sono rimasto sorpreso nello scoprire che le vacanze estive di Tom non iniziano prima del Capitolo 21 [il libro ha 36 capitoli]. La memoria gioca qualche scherzo, a volte. Tutto il glorioso idillio di Tom, fatto di fango, di primi accenni di ribellione, di casti innamoramenti e fertile immaginazione, elettrificato da momenti di pericolo e lampi di eroismo, era stato archiviato nella mia mente sotto il titolo “completa libertà estiva”. Perfino le più vivide scene di Tom a scuola erano state cancellate dall’immagine del ragazzo a piedi scalzi, finalmente privo di obblighi, libero. In realtà, il nostro eroe spende la maggior parte delle sue vacanze estive pateticamente costretto a letto dalla rosolia.
Ho raccontato questo aneddoto perché la mia confusa ricostruzione è una versione in piccolo di una diffusa forma di fraintendimento, una visione distorta dell’infanzia nel suo rapporto con il periodo estivo. Tendiamo ad associare l’anno scolastico con l’oppressione e i mesi d’estate con la libertà (e nulla è più americano della libertà). La scuola è un sistema rigidamente strutturato, l’estate è creatività, la scuola è lavoro, l’estate gioco.
Sostiene Von Drehle che, però, quando gli studenti americani competono con i bambini di altre parti del mondo in cui si passano a scuola quattro settimane in più ogni anno, la differenza si noti eccome. Inoltre:
per molti bambini, specialmente quelli che fanno parte di famiglie a basso reddito, l’estate è la stagione della noia, dell’inattività e dell’isolamento. I bambini non possono andare in giro “in esplorazione” se il loro quartiere non è sicuro, ed è difficile giocare senza avere a disposizione giocattoli o parchi giochi, o spazi aperti. Spesso poi i bambini di questa categoria devono prendersi cura dei fratelli minori, mentre i genitori lavorano.
E poi c’è la questione sociale principale:
Oltre a tutto questo, l’estate ha un’altra pesante conseguenza, cosa che la ricerca ha scoperto da più di cento anni. Privi di adeguati stimoli, milioni di bambini di famiglie a basso reddito dimenticano una significativa quantità di ciò che hanno appreso durante l’anno scolastico. Il periodo delle vacanze estive (benché si tenda difficilmente ad ammetterlo) è tra le più dannose cause che contribuiscono creare dislivelli d’apprendimento nelle scuole americane. I bambini che hanno accesso ad esperienze estive di qualità durante le vacanze familiari, durante i campi estivi, le vacanze studio o i corsi di formazione estiva continuano a tenere la loro mente ed il loro corpo in esercizio. I bambini senza risorse, invece, languono agli angoli delle strade o di fronte a schermi luminosi. (…) Nel momento in cui il suono della campanella segnerà l’inizio del nuovo anno scolastico, i bambini meno ricchi saranno rimasti indietro di settimane, se non mesi.
Il problema delle vacanze estive, documentato per la prima volta nel 1906 si aggrava di anno in anno. Quello che comincia come un inciampo nella formazione di un bambino di sei anni, può diventare una vera e propria crisi nel momento in cui il ragazzo raggiunge le scuole superiori.
Racconta Von Drehle che Harris Cooper, della Duke University, ha scoperto che in media tutti gli studenti ogni estate perdono circa un mese dei progressi fatti in matematica durante l’anno scolastico, mentre gli studenti di famiglie a basso reddito scivolano indietro di circa tre mesi in tutte le materie, come ad esempio la comprensione scritta.
Un altro gruppo di ricerca della Johns Hopkins Univerisity ha esaminato più di vent’anni di dati tracciando meticolosamente i progressi di alcuni studenti, dalla scuola materna fino alle superiori. Le conclusioni: se gli studenti fanno progressi simili durante l’anno scolastico indipendentemente dalle condizioni economiche della famiglia d’appartenenza, i bambini a reddito-medio alto resistono bene durante l’estate, e non solo si conservano al livello di competenze raggiunto, ma in molti casi migliorano. Gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito, invece, durante l’estate peggiorano.
“C’è una visione idealizzata dell’estate, ma sappiamo da decenni che la realtà è molto diversa per molti bambini senza privilegi”, dice Ron Fairchild, CEO di un ente no-profit di Baltimora, la National Summer Learning Association. “Che gli atleti e i musicisti peggiorino senza allenamento ce lo aspettiamo. Succede la stessa cosa agli studenti”.
La National Summer Learning Association ha l’obiettivo di arginare la perdita di contenuti appresi che colpisce i bambini durante le vacanze, e intende fermarla espandendo e migliorando i programmi di formazione estiva, rendendoli accessibili ai bambini di famiglie a basso reddito. L’organizzazione raccoglie sostenitori trasversalmente agli schieramenti politici, e gode del favore della Casa Bianca. Obama stesso ha istituito un National Summer Learning Day per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione e alcuni dei più importanti enti benefici degli Stati Uniti, tra cui la fondazione Bill & Melinda Gates si stanno dando da fare per la causa.
Gli esperti ritengono che la maggioranza dei bambini americani che usufruiscono del servizio mensa gratuitamente o con forti riduzioni, non partecipino a nessun programma di formazione o intrattenimento estivo. Il modo ovvio di raggiungere questo numeroso gruppo è attraverso la scuola pubblica. I riformatori del sistema d’istruzione hanno cominciato a parlare di prolungare l’anno scolastico fin dal 1983, quando fu pubblicato il rapporto sullo stato del sistema scolastico, che non a caso era intitolato “A Nation at Risk”. Le vacanze lunghe sono l’eredità del nostro passato agricolo ormai svanito, quando c’era bisogno che i ragazzini lavorassero nei campi d’estate, durante la stagione del raccolto.
I governi di diversi stati hanno tentato di espandere il calendario scolastico di qualche giorno o addirittura settimana, ma si sono presto scontrati con barriere culturali ed economiche. Allo stato attuale dell’economia, lo stato e le amministrazioni locali stanno tagliando e non aumentando il budget del sistema scolastico. C’è poi un intero settore economico che dipende dai ritmi dell’estate (trasporti, campeggi, sport, parchi a tema) che usa la sua influenza per far sì che la stagione duri il più a lungo possibile (Lo statuto che impedisce alle scuole della Virginia di ricominciare in Agosto è noto come la Legge Kings Dominion, in onore di un parco divertimenti a nord di Richmond). Per varie ragioni, dunque, molte iniziative per la formazione estiva vengono portate avanti da un’alleanza informale di “imprenditori dell’educazione”.
Von Drehle racconta poi dei progetti promossi da vari enti americani, laici e religiosi, che raccolgono fondi ed organizzano attività estive per bambini di fasce economicamente svantaggiate. Il metodo fondamentale per far sì che i bambini non perdano quello che hanno imparato è il “nascondere” contenuti didattici nelle attività di gioco:
“Puoi insegnare fisica anche con una palla da basket”, dice Willis Bright, della fondazione filantropica di Indianapolis Lilly Endowement, che dagli anni ’90 si è impegnata sulla questione dell’istruzione extrascolastica, creando spazi sicuri dove i bambini potessero stare quando non sono a scuola, e che negli ultimi anni si è occupata del rapporto fra estate e progressi nell’apprendimento.
Tutti i progetti offrono attività estive per bambini gratuite o a costi estremamente ridotti perché possono contare su cospicue donazioni e sul lavoro di un numero notevole di volontari.
Gli effetti delle attività estive sulla preparazione dei bambini al ritorno a scuola si sono rivelati, negli anni scorsi, significativamente positivi, ma le associazioni avvertono che sono molti i bambini che restano esclusi dalle attività per disinteresse dei genitori, per questioni economiche (spesso il costo d’iscrizione, benché molto basso, diventa un ostacolo) o perché i programmi hanno un numero limitato di posti disponibili.
Resta però la questione fondamentale, in un paese che vede con diffidenza ogni nuova responsabilità nei confronti dei cittadini appaltata allo Stato, ovvero l’opportunità di un intervento pubblico nella formazione estiva:
Se i programmi di formazione estiva gestite sono la risposta innovativa e a basso costo ad uno dei problemi più spinosi della nazione (l’incapacità di istruire molti dei bambini che più ne avrebbero bisogno) come si può facilitare l’accesso ai programmi ed aumentare la partecipazione alle attività senza distruggere la creatività ed imporre un sistema esageratamente burocratico? Al tempo stesso: possiamo davvero affidare una questione così importante ad una rete eterogenea di educatori, volontari ed imprenditori? Forse. Se mai c’è stato un movimento molto adatto per le sperimentazioni locali e le innovazioni informali, questo è di sicuro la campagna per spremere dall’estate qualcosa di più.