Gli smartphone della guerra
I produttori di elettronica americani dovranno certificare che i materiali usati non provengano dalle miniere del Congo
Gli Stati Uniti hanno stabilito per legge che tutti i produttori di elettronica americani dovranno certificare che i materiali usati per i loro prodotti non provengano dalle miniere del Congo e delle aree vicine: l’obiettivo è tagliare le risorse ad alcune delle milizie più violente del mondo. Sembra infatti che alcuni dei simboli più eleganti della modernità – come smartphone, laptop e fotocamere digitali – siano costruiti con minerali che arricchiscono i signori della guerra: i guadagni ottenuti dalla vendita di stagno, tantalio e tungsteno verrebbero in gran parte usati per finanziare le loro razzie nel paese africano.
Da molto tempo le organizzazioni umanitarie internazionali chiedono al governo americano di intervenire su uno dei paradossi più feroci della società digitale. Circa un mese fa Raise Hope for Congo aveva realizzato una campagna in cui ricordava a chi acquista prodotti tecnologici che alcuni componenti dei loro oggetti potrebbero contenere minerali “insanguinati”.
Nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo si consuma da anni uno dei più sanguinosi conflitti dalla fine della seconda guerra mondiale. La guerra e le carestie hanno portato alla morte di almeno 5,4 milioni di persone, con 45mila nuove vittime ogni mese. Bande armate, gruppi tribali e milizie non governative si rendono protagonisti di incursioni, razzie e massacri di civili. Ma secondo alcuni esperti la legge potrebbe anche peggiorare le cose, privando centinaia di congolesi che lavorano nelle miniere della loro unica fonte di guadagno e quindi distruggendo l’economia di un’area alla ricerca disperata di stabilità.