La guerra degli ebooks
Autori e agenti scavalcano gli editori trattando direttamente con Amazon, e gli editori protestano
Tutta la stampa mondiale ha dato ampio spazio all’annuncio dell’agente letterario americano Andrew Wylie, due giorni fa: una nuova casa editrice – “Odissey Editions” – dedicata solo alle edizioni digitali dei suoi autori, da trattare con Amazon per il suo Kindle (ci sarebbe già un accordo esclusivo per venti titoli) e potenzialmente con chiunque altro. Tra gli autori già in ballo, Philip Roth, John Updike e Vladimir Nabokov. Mica ceci.
Tempo poche ore e Random House, uno dei più grandi colossi editoriali del mondo, ha comunicato che riteneva rotto ogni rapporto professionale con Wylie, dal momento che i contratti con alcuni dei suoi autori prevedevano che anche i diritti digitali delle loro opere fossero attribuiti a Random House: “Wylie d’ora in poi è un rivale”. Tenete conto che l’agenzia di Wylie rappresenta tra gli altri Martin Amis, Salman Rushdie, Oliver Sacks, nonché gli eredi di Norman Mailer, Nabokov e Saul Bellow, pubblicati da Random House. Wylie ha risposto di essere “sorpreso” e che “ci penserà su”.
La questione non è solamente quella di chi rappresenti i diritti digitali degli autori, ma anche di quanto valgano questi diritti e le royalties agli autori. I più limitati costi di produzione da parte degli editori – che rischiano addirittura di diventare superflui ed essere scavalcati dal rapporto diretto autore-distributore, come in questo caso – hanno suggerito agli autori di pretendere di più per se stessi e che gli editori meritino meno. Si parla di portare i diritti degli autori sulle vendite fino al 50%, ma gli editori naturalmente non ci stanno.
Intanto, Amazon dichiara che le sue vendite digitali – che hanno superato quelle dei libri rilegati – sono state aiutate (piuttosto che limitate) dall’uscita di iPad e dal conseguente utilizzo delle edizioni Kindle anche su iPad attraverso l’applicazione apposita.