Chi sarà il nuovo ministro dello Sviluppo Economico?
Il governo ora stringe i tempi per una nomina entro pochi giorni, il nome più quotato è quello di Paolo Romani
Da una ottantina di giorni, Silvio Berlusconi ha assunto l’incarico ad interim per il ruolo di ministro dello Sviluppo Economico in seguito alle dimissioni di Claudio Scajola dovute al caso Anemone. Nei giorni scorsi, il Post aveva ripreso un articolo di Italia Oggi, dove si ricordava che l’interim di Berlusconi è uno dei più lunghi nella storia repubblicana italiana e che probabilmente un nuovo ministro dello Sviluppo Economico non sarebbe stato nominato prima della fine dell’estate. Complice un interessamento diretto del Quirinale, scrivono oggi i quotidiani, i tempi per la nomina potrebbero accorciarsi notevolmente e portare al giuramento di un nuovo ministro prima della fine di luglio.
La conferma è arrivata dallo stesso Berlusconi, impegnato in un incontro a Milano con il presidente russo Dmitrij Medvedev. Nel corso della conferenza stampa con l’ospite dal Cremlino, il presidente del consiglio ha promesso che «la prossima settimana sarà nominato il nuovo ministro dello Sviluppo economico». Dunque a chi toccherà il nuovo incarico?
Secondo Marco Galluzzo del Corriere della Sera, il ministero dello Sviluppo Economico potrebbe essere affidato a Paolo Romani, uno degli uomini più fedeli di Berlusconi che ricopre già l’incarico di sottosegretario presso il ministero, gestendo le importanti deleghe sulle telecomunicazioni. La nomina di Romani escluderebbe l’arrivo di un tecnico al dicastero come si era ipotizzato inizialmente, spiega Galluzzo:
Con diverse gradazioni il Quirinale, alcuni settori del governo, forse anche gli imprenditori, preferirebbero questa via ad una nomina tutta politica, ma le cronache di maggio e di giugno raccontano di una ricerca infruttuosa da parte del presidente del Consiglio. Ricerca che ha conosciuto un epilogo il giorno in cui le avances ad Emma Marcegaglia furono pubbliche, davanti alla platea di Confindustria, e pubblicamente rifiutate. Da quel momento la scelta è rimasta congelata. Condizionata per qualche settimana anche dal possibile dialogo con l’Udc di Casini.
Per la successione a Scajola, Berlusconi avrebbe gradito un centrista in cambio di una maggiore collaborazione tra il partito di Casini e la maggioranza. Il piano è però sfumato rapidamente, rendendo l’incarico meno spendibile per altre eventuali trattative politiche.
Anche se non è ancora del tutto scontata, la scelta di Romani appare la più plausibile per gli stessi esponenti della maggioranza. La storia politica dell’attuale viceministro è molto simile a quella di Scajola, proviene da Forza Italia ed è da sempre un alleato fedele di Berlusconi, per il quale si è speso in più di un’occasione anche a difesa delle sue imprese nel campo televisivo. E proprio su questo punto si addensano le perplessità di parte della maggioranza, con Italo Bocchino che spinge per «un nome di alto profilo per spazzare ogni dubbio nel settore della televisione dove la sua famiglia è fortemente impegnata». Il Quirinale potrebbe sollevare le stesse perplessità, ma la necessità di fare in fretta per eliminare l’interim potrebbe portare il Colle ad accettare la candidatura di Romani.
Infine, a Napolitano, Berlusconi proporrà anche un nome per il nuovo presidente della Consob, ricorda Alberto d’Argenio su Repubblica:
Meno problematica appare invece la nomina alla Consob, senza presidente da un mese per il trasferimento di Cardia alla presidenza delle FS. La soluzione più accreditata è quella di Catricalà, l’attuale presidente dell’Antitrust. Spetterà poi a Schifani e Fini trovare un suo sostituto all’Authority. In effetti Catricalà corre da solo. L’outsider, Vincenzo Carbone, è uscito dai giochi per il coinvolgimento nello scandalo P3.