La Chiesa di Roma contro i preti gay
Il Vicariato vuole fare pulizia dopo l'inchiesta di Panorama che ha svelato i festini di alcuni sacerdoti omosessuali
I preti gay devono venire allo scoperto e lasciare la tonaca. In seguito alla pubblicazione su Panorama di una inchiesta sulle abitudini di alcuni preti romani omosessuali, ripresi mentre intrattenevano rapporti sessuali, il Vicariato di Roma ha deciso di diffondere un duro comunicato per condannare i comportamenti dei sacerdoti coinvolti e per «fare pulizia» all’interno della Chiesa.
Scrive il Vicario di Roma, Agostino Vallini:
«Chi conosce la Chiesa di Roma, non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla “doppia vita”, che non hanno capito che cosa è il “sacerdozio cattolico” e non dovevano diventare preti. Sappiano che nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici. Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto.»
La nota da poco diffusa era in realtà pronta da tempo: da giorni circolavano voci insistenti sull’imminente pubblicazione di una inchiesta sugli ambienti della Chiesa romana da parte della rivista Panorama. La reazione del Vicariato non è strettamente contro l’omosessualità, tema sul quale la Chiesa si è comunque espressa più volte con durezza vietando i seminari a chi si dichiara omosessuale o sostiene la «cosiddetta cultura gay», ma contro il comportamento di singoli sacerdoti che avrebbero partecipato a festini notturni, venendo meno ai loro impegni e tradendo i sacramenti.
Oltre a prendersela con i preti omosessuali coinvolti nella vicenda, il Vicario di Roma non lesina critiche nei confronti di Panorama:
«La finalità dell’articolo è evidente: creare lo scandalo, diffamare tutti i sacerdoti, sulla base della dichiarazione di uno degli intervistati secondo il quale “il 98 per cento dei sacerdoti” che conosce è omosessuale.»
L’inchiesta di Panorama, pubblicata ieri, è stata curata da Carmelo Abbate con l’aiuto di un “complice” omosessuale, che ha accettato di entrare nel giro dei festini notturni dei preti a Roma. Abbate ha così potuto scoprire le storie dei sacerdoti Paul, Carlo e Luca (i nomi sono di fantasia).
Paul è di origine francese, ha circa 35 anni ed è stato incontrato dal cronista a una festa gay in un locale nel quartiere romano di Testaccio. Alla serata partecipava anche Carlo, un altro sacerdote sulla cinquantina. Per il complice del giornalista, l’incontro termina a casa di Paul, dove il sacerdote viene ripreso mentre intrattiene un rapporto sessuale vestito con l’abito talare. Negli incontri successivi, i tre sacerdoti svelano al giornalista di Panorama altri particolari sull’omosessualità negli ambienti romani della Chiesa.
Le autorità pontificie avrebbero già identificato i tre preti gay: si tratterebbe di sacerdoti con incarichi di responsabilità in alcuni dei principali dicasteri della Curia romana, cosa che non sembra sorprendere più di tanto alcuni esponenti del clero, spiegano su Repubblica.
Qualcuno, però, Oltretevere non sembra eccessivamente sorpreso. «È da anni che dentro e fuori il Vaticano ci sono preti e persino alti prelati omosessuali che hanno un partner fisso o preferiscono avere rapporti occasionali», rivela una “gola profonda”, la quale fa notare anche che esisterebbe una sorta di club riservato di sacerdoti gay uniti intorno al sito www.venerabilis.tk organizzato in una delle più importanti università pontificie e collegato ad un motore di ricerca attivato in un paese dell’estremo Oriente.
Il Vicariato teme che il fenomeno possa avere dimensioni maggiori del previsto anche a causa dell’alto numero di «preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università» che difficilmente possono essere costantemente controllati. Il cardinale Vallini ha comunque disposto maggiori controlli sui sacerdoti stranieri che studiano a Roma, verifiche che negli ultimi mesi hanno portato all’allontanamento di alcuni preti: «Ogni comportamento indegno della vita sacerdotale sarà perseguito con rigore».