Perché Mediaset ce l’ha tanto con Sky
Sky Italia potrà aprire nuovi canali sul digitale terrestre e la concorrenza teme di avere meno margini per la pay TV
La Commissione Europea ha stabilito ieri che Sky Italia potrà aumentare la propria presenza sul digitale terrestre nel nostro paese. La decisione apre nuovi scenari per la televisione italiana e riduce i confini tra le tradizionali emittenti televisive generaliste, come RAI e Mediaset, e le loro varianti per la TV a pagamento, come Mediaset Premium. Per potersi aggiudicare le frequenze sul digitale terrestre Sky dovrà comunque sottostare ad alcune regole, che derivano sostanzialmente dagli impegni che la società assunse alcuni anni fa quando iniziò le trasmissioni in Italia.
Nell’aprile del 2003, la società di Rupert Murdoch News Corporation (Newscorp) ottenne dalla Commissione Europea l’autorizzazione per acquisire il controllo di Telepiù Spa e Stream Spa, le due piattaforme per la televisione satellitare esistenti all’epoca in Italia. Dalla fusione delle due società nacque così Sky Italia, una azienda controllata interamente da Newscorp e dalla forte presenza sul mercato, poiché di fatto agiva senza concorrenti nel campo del satellitare. Per attenuare il predominio della società, le autorità europee decisero di imporre alcune limitazioni per consentire alle altre emittenti di non essere schiacciate dalla concorrenza.
La Commissione impose a Sky Italia di offrire la pay TV esclusivamente sul satellite e proibì all’azienda di acquisire o detenere le frequenze per la trasmissione sul digitale terrestre. Le limitazioni per tutelare la concorrenza sarebbero dovute durare fino alla fine del 2011, ma già nel novembre dello scorso anno Sky Italia inviò una richiesta alle autorità europee per far decadere prima le limitazioni, consentendole così di partecipare alla gara per l’assegnazione di alcune frequenze per la trasmissione sul digitale terrestre.
Dopo aver esaminato la domanda della società controllata da Newscorp, ieri la Commissione ha deciso di dare il proprio via libera per rimuovere alcune delle limitazioni imposte nel 2003. In sette anni, infatti, le condizioni del mercato televisivo italiano sono mutate sensibilmente specialmente sul fronte della televisione a pagamento: l’introduzione del digitale terrestre ha portato all’ingresso di altre emittenti per la pay TV come Mediaset e Dahlia (partecipata da Telecom Italia). Il digitale terrestre sta inoltre diventando il principale mezzo per il consumo della televisione, ricorda la Commissione Europea, e sarà predominante per diversi anni specie dopo il completo passaggio di tutte le regioni al decoder digitale. Infine, la prevista gara di assegnazione per le frequenze è l’ultima in calendario per parecchi anni a venire e dunque sarebbe l’ultima occasione importante per Sky Italia.
Le frequenze a disposizione (i multiplex) sono cinque, ma Newscorp si è impegnata ad acquistarne solo una per Sky Italia, evitando così di rafforzare eccessivamente la propria presenza. Le trasmissioni sui nuovi canali del digitale terrestre ottenuti da Sky Italia saranno inoltre in chiaro e dunque non saranno in diretta concorrenza con le pay TV sul digitale terrestre di Mediaset e Telecom Italia/Dahlia.
Nonostante queste cautele da parte di Sky, Mediaset non ha accolto positivamente la decisione della Commissione Europea ed è determinata a dar battaglia. La società del presidente del consiglio ha emesso un comunicato nel quale si dichiara «assolutamente sconcertata» per quanto stabilito dalle autorità europee e ha confermato di voler ricorrere contro la decisione presso la Corte di Giustizia europea. Anche se i canali di Sky sul digitale terrestre non potranno offrire contenuti a pagamento, nulla impedirà loro di trasmettere in chiaro prodotti che Mediaset Premium offre a pagamento, oppure semplicemente di fare pubblicità alla loro offerta sul satellitare. Le stesse ragioni, in pratica, che qualche mese fa portarono all’ostruzionismo nei confronti dell’unico canale che Sky oggi possiede sul digitale terrestre, Cielo, che dovette aspettare parecchio – e protestare rumorosamente – per ottenere l’autorizzazione a trasmettere dal ministero delle comunicazioni.
Naturalmente la vicenda fa riemergere ancora una volta il conflitto di interessi, dato che anche questa volta il governo è determinato a rallentare il più possibile l’ingresso della società di Murdoch sulla piattaforma. Paolo Romani, viceministro allo sviluppo economico con delega alle comunicazioni, è stato molto chiaro: «Il via libera di Bruxelles è una decisione ingiusta e grave che non tiene in considerazione gli effetti dirompenti sul mercato italiano anche in termini di pluralismo». Il ministero avrà voce in capitolo nell’assegnazione delle frequenze, ma l’Autorità per le comunicazioni svolgerà il ruolo principale di controllo, cosa che dovrebbe attenuare almeno in parte il conflitto di interessi.
La decisione della Commissione Europea potrebbe dunque sbloccare in parte il mercato televisivo in Italia. In un articolo sul Corriere della Sera di oggi, Aldo Grasso ipotizza però l’istituzione di una sorta di triopolio:
L’ingresso di Sky sul digitale terrestre rischia di mortificare definitivamente la presenza di altri editori più piccoli. Sarà un gioco a tre, fra Mediaset, Sky e Rai, anche se viale Mazzini è destinata a svolgere un ruolo sempre più marginale, soprattutto per quel che riguarda le fasce di pubblico. Per il senatore Vincenzo Vita, della Commissione di vigilanza Rai, l’ingresso di Sky nel Dtt «è una piccola boccata d’ossigeno al pluralismo televisivo in Italia, compresso e soffocato dalla concentrazione Rai/Mediaset e dal conflitto d’interessi». Sicuro? Dopo il monopolio, il duopolio, non vivremo per caso l’epoca del «triopolio»?