I prefabbricati di Toscani
Il fotografo lancia una campagna contro gli scempi architettonici ma si dimentica il suo
di Davide Guadagni
La dimensione del nome di Oliviero Toscani nella homepage del progetto “Nuovo Paesaggio Italiano” rende sospettosi sulle priorità dell’iniziativa, non bastassero i solidi precedenti autopromozionali del suo ideatore. Ma il progetto, lanciato come una collaborazione di Toscani con lo storico dell’arte Salvatore Settis (il cui nome però è scritto più piccolo) si è proposto come una buona idea, una sorta di archivio di delazioni benintenzionate degli scempi contro il paesaggio italiano. Dice Settis:
«C’è molto bisogno di azione popolare perché e’ in corso una mutazione genetica: con la cementificazione, gli eco-mostri, l’abusivismo, e i condoni, gli italiani stanno facendo a pezzi i paesaggi del Belpaese costruiti nei secoli. Come ha detto il poeta Zanzotto, siamo arrivati allo sterminio dei campi, che è il rovescio della medaglia dello sterminio nei campi.»
L’immagine divulgata come simbolo dello scempio urbano dal progetto “Nuovo Paesaggio Italiano”, con un capannone e tanto cemento che coprono la Piazza dei Miracoli, è una foto scattata con un teleobiettivo così potente che avrebbe potuto appiccicare il mare al monte, la Terra alla Luna (tra il capannone in primo piano e la Torre ci sono molte centinaia di metri e tra le altre cose una stazione ferroviaria, un paio di grandi parcheggi, una quantità di strade, un cimitero, molte case e giardini, una piazza, le mura urbane). Non è falsa, è falsata. Serve a farsi tornare un ragionamento che in sé è sacrosanto ma, proprio per questo, dovrebbe evitare semplificazioni e inganni. E pensare che, se all’autore mancavano immagini così, bastava che fotografasse, come abbiamo fatto noi, con un 50 millimetri il mostruoso prefabbricato che si è fatto costruire per lavorare. È lì vicino, del resto, a un paio di chilometri. Ma vediamo di capire meglio.
La posizione del capannone nella foto-denuncia di Nuovo Paesaggio Italiano
La storia riguarda Oliviero Toscani, più noto come fotografo. Il suo percorso, fino al sodalizio con Benetton, è pubblico. I suoi scandalosi manifesti hanno fatto epoca e sono entrati, a buon diritto, nella storia delle immagini del secolo scorso.
Ma poi il secolo è cambiato. Oliviero Toscani si trova a spasso, abituato a una gloria ora ridimensionata, e si mette a bussare insistentemente alla porta della Regione Toscana – abita in Maremma – dove trova ascolto presso il governatore di allora Claudio Martini che, a un certo punto, nel 2001, decide che tra la Toscana e Toscani nascerà un sodalizio volto a valorizzare l’immagine della terra di Dante nel mondo.
Per questo gli viene destinato – in uno dei luoghi più belli e intonsi del pianeta che si chiama “Tenuta di San Rossore” ed è a Pisa – un’ampia fetta di un bellissimo edificio datato 1862, allora le stalle del re: si chiama la Sterpaia. Dev’essere ristrutturato, però (investimento previsto 4 milioni e mezzo di euro) e, per procedere, bisogna svuotarlo di quel che contiene (animali e attrezzature). Solo per quest’ultima operazione, che implica la costruzione di nuovi edifici (un primo tentativo risulterà inadeguato e verrà distrutto da un misterioso incendio) vengono spesi, tra il 2002 e il 2005, ulteriori 1 milione e 400 mila euro: senza che il lavoro, ad oggi, risulti compiuto.
I prefabbricati della “Factory etica” nella tenuta di San Rossore
Toscani ha fretta e allora chiede e ottiene, nel 2004, che nell’attesa gli sia allestito un enorme prefabbricato che verrà piantato proprio nel cortile dell’antico edificio. Avrà un bel nome, però: “La Sterpaia, factory etica”. Toscani annuncia: “Cominceremo l’attività all’interno di container, in modo molto eroico, come degli sfollati, dei terremotati”. Il primo problema di una idea del genere è la climatizzazione: che implica, secondo i desiderata del Maestro e la tradizione degli sfollati, la collocazione sulla struttura di 24 (ventiquattro) impianti di aria condizionata. L’oggetto, già indecente in sé, acquisisce un aspetto definitivamente mostruoso e sbuffante che stride in maniera clamorosa con il contesto.
Ma è provvisorio, i lavori nell’antica struttura sono iniziati e presto lo sconcio sarà rimosso. Ecco però che il diavolo ci mette la coda. O l’elmetto giallo. È infatti in una mattina di giugno del 2006 che un operaio che sta lavorando al recupero della Sterpaia si dimentica di calzare l’elmetto giallo di protezione. Toscani è lì, lo vede, lo fotografa e diffonde l’immagine per il suo progetto “l’Arte della Prevenzione”. I lavori vengono per prudenza bloccati e a tutt’oggi così, sospesi, son rimasti.
L’orripilante prefabbricato permane quindi, e il nostro, in attesa di tempi migliori, opera all’interno del parco di San Rossore come una normale agenzia inventando campagne per clienti pubblici e privati, dalla Regione Calabria alla nuova Unità, da un ministero a un altro; è circondato da stagisti a basso costo, ma ospita molti vip, i cui nomi (Dalla, Jovanotti, Piano, Sgarbi, Lerner, Stark, Crepet eccetera) sono esibiti sul sito della Sterpaia. Non risulta che i padroni di casa – la Regione Toscana, rammentate? – ne ricavino alcunché.
Nel frattempo, altrove, Toscani diventa assessore alla Creatività della giunta Sgarbi a Salemi in Sicilia. Ma intanto, lamentando la lungaggine dei lavori che lui stesso ha contribuito a bloccare, fa sapere alla Regione Toscana che li considera ingrati e infami e lui (siamo nel settembre del 2008) se ne andrà sbattendo la porta del capannone.
Ma non se ne va e anzi chiede e ottiene, per sé e per i suoi ragazzi, due grandi appartamenti contigui (12 stanze) nel cuore della tenuta, a Cascine Nuove: in affitto per 23 mila euro annui. Lì, nel fresco, decide a gennaio di quest’anno di candidarsi come presidente della Regione. Inizia la campagna elettorale con toni misurati, e dopo aver parlato di regime e di stalinismo, dichiara alle agenzie: “Io sono il candidato dei Radicali e ho proposto al Pdl di appoggiarmi: così ci sarebbe davvero il rischio di vincere e di battere la sinistra che qui governa da oltre 60 anni” (consegnandogli San Rossore, nel frattempo). I partiti che dovrebbero sostenerlo si sfilano, però, e la cosa si perde.
Ed eccoci ai giorni nostri. Toscani trasferisce infine il suo laboratorio a Campigallo di Cecina, dove abita. Il prefabbricato nel maggio scorso viene svuotato di tutte le attrezzature e abbandonato. È tuttora lì, con l’aria condizionata in funzione. Lui però frequenta ancora la casa nella tenuta e una mattina, armato di superteleobiettivo e di un solido cavalletto, si piazza sull’Aurelia e scatta una foto di Piazza dei Miracoli vista da là, per denunciare lo scempio.