Dov’è finito il Cubovision di Telecom?
A molti sembrava il contrario dell'innovazione, altri lo trovavano promettente: ma se ne sono perse le tracce
C’erano state già molte perplessità rispetto al rinnovato progetto di Telecom di portare internet negli apparecchi televisivi, quando è stato annunciato alla fine dell’anno scorso sotto il nome di Cubovision. Molti hanno ricordato i vecchi progetti in tal senso fatti da grandi società internazionali e tutti archiviati a fronte di un cambiamento dei tempi rivolto più all’uso dei computer e degli apparecchi mobili: che consigliava quindi lo sfruttamento dei contenuti televisivi all’interno di questi, e non quello dei contenuti della rete nei “vecchi” televisori.
Malgrado persino il mito della tecnologia mondiale Nicholas Negroponte avesse bollato questa iniziativa con parole piuttosto severe in un incontro pubblico a Roma col capo di Telecom Franco Bernabé — “un paese che investe la propria innovazione nei telefonini e nei televisori è un paese che ha perso” —, lo stesso Bernabé aveva rivendicato l’idea con un argomento affascinante quanto deprimente: l’arretratezza degli italiani sul fronte dell’innovazione, il loro attaccamento al vecchio televisore, suggeriva di fare di necessità virtù e lavorare su questo contesto invece che modificarlo. A costo di anacronistiche iniziative abbandonate nel resto del mondo. Da qui “Cubovision”, il nuovo apparecchio decoder di Telecom rivolto a quest’uso della rete e al suo trasloco sui televisori.
Ma adesso le perplessità iniziali cominciano ad aggravarsi a fronte dell’evidente assenza di sviluppi del progetto. Oggi ne scrive Edoardo Segantini sul Corriere della Sera, sotto il titolo “Dov’è finito il Cubovision di Telecom Italia?”. Si noti che Segantini cura una rubrica sul rapporto dei “senior” con la tecnologia: ovvero i destinatari, in quanto pubblico televisivo prevalente e meno a proprio agio con le nuove tecnologie, del progetto Cubovision.
Venne presentato con gran clamore sette mesi or sono: doveva servire a portare internet sul televisore in modo semplice, accessibile a tutti e con buona qualità. (…) Ottima idea, scrivemmo noi.
Segantini si riferisce alla rubrica che scrisse il 16 gennaio scorso (che oggi ricopia in gran parte, a dirla tutta). Tra pregi e difetti, allora concludeva così.
Intanto come regolarsi? Molto semplicemente rinviando l’acquisto. Il Cubovision in vendita oggi è da considerarsi una specie di test. Chi vuol comprarlo ha tutto l’ interesse ad aspettare la fine di febbraio quando sarà messa in commercio la versione modificata.
Ma, ricordandolo oggi, Segantini però nota la delusione di ogni aspettativa.
L’inverno è passato, ma di Cubovision non si è più vista l’ombra. Un metodo che lascia abbastanza sconcertati.
E segnalando un nuovo annuncio di Telecom, questa volta sul fronte degli e-books, Segantini si augura che “non faccia la stessa fine del Cubovision”.
Polemiche sull’insoddisfacente seguito agli annunci di dicembre erano già circolate a primavera su internet. Qui a marzo si annunciava una vera e propria chiusura del progetto, malgrado smentite e obiezioni. Ad aprile qualcuno parlava di vero e proprio flop, descrivendo le discussioni interne all’azienda. E l’assenza di sviluppi (il 29 aprile ne era stata promessa una “nuova versione entro l’estate”) genera ormai diffuse ironie e critiche. Forse esagerate: non risulta al momento che il progetto sia stato accantonato o annullato e può darsi che Telecom — pur tra evidenti lentezze e difficoltà — abbia nuove intenzioni di rilancio. Ma farebbe meglio a comunicarle credibilmente, per non aggravare un già avvenuto flop di immagine sul prodotto. Oppure dire che ci ha ripensato, e che ha capito che il futuro è altrove.
Intanto, sul sito si dice tuttora che Cubovision “sta arrivando”.