Perché in Borsa tutti parlano di Stefanel
L'annunciato aumento di capitale "monstre" ha scatenato dieci giorni di crescite spettacolari e inconsistenti
Cronaca di una bolla annunciata. Difficile definirlo diversamente l’aumento di capitale da 50 milioni di euro lanciato da Stefanel il 5 luglio scorso, che si chiuderà il prossimo 26 luglio, ma che nel frattempo sta mettendo in piazza (Affari) lo spettacolo di una volatilità dei titoli che nulla ha a che vedere con il valore reale dell’azienda.
I fatti: Stefanel, alle prese con la necessità di procedere a una profonda ristrutturazione dei suoi debiti e a un forte rilancio produttivo decide di andarsi a cercare risorse fresche sul mercato. Lo fa lanciando un’offerta molto allettante che prevede che per ogni azione Stefanel se ne possano acquistare 25 al valore di 0,615 euro, con uno sconto di oltre il 30% rispetto al prezzo teorico del titolo prima dell’aumento di capitale.
Le conseguenze dei fatti: poiché i titoli attualmente disponibili sono 3,2 milioni ma al termine dell’aumento di capitale saranno quasi 85 milioni ecco allora che molti, soprattutto improvvisati trader online, si stanno scatenando nell’acquistare titoli con l’auspicio di portarli a valori molto alti prima del 26 luglio.
Se l’aumento di capitale sarà un successo lo si saprà solo il 26 luglio quando si conosceranno tutte le prenotazioni dei titoli che sono state effettuate. Quindi al momento non si può sapere. La famiglia Stefanel evidentemente ci spera ma già si è detta disposta ad acquistare una grossa parte delle azioni che eventualmente rimarranno invendute.
Questi aumenti di capitale vengono anche definiti “operazioni monstre” perché pur di portare a casa il risultato (ossia i 50 milioni di aumento di capitale cui ambisce Stefanel) si praticano prezzi bassissimi che finiscono con l’invadere il mercato di titoli, deprimendone il valore. Per cui chi ci guadagna davvero sono (oltre ai titolari dell’azienda se l’aumento di capitale va a buon fine) gli speculatori che comprano e vendono molto rapidamente, che si muovono sulla base di rumors più o meno infondati, che puntano in Borsa così come punterebbero sui cavalli, che si danno da fare adesso che c’è poco flottante (ossia poche azioni in giro) per far salire il titolo e poi magari domani vendere e lucrare.
Non ci guadagnano invece gli investitori “tradizionali”, di solito piccoli e medi risparmiatori, che acquistano titoli con lo scopo di far fruttare i loro risparmi nel tempo e che, invece, proprio perché i titoli nel tempo invece di aumentare il proprio valore si deprezzano per l’enorme disponibilità che c’è in giro, si ritrovano nel portafoglio azioni ben poco remunerative. La Consob da poco si è accorta dei problemi che scaturiscono dagli “aumenti di capitale con rilevante effetto diluitivo” e sta cercando di porvi rimedio.
Fatto sta che fin quando la Borsa sarà soprattutto dimora di speculatori e non di opportunità di investimento per larghe fasce di risparmiatori verrà guardata sempre con sospetto.
La morale dei fatti: se con i prezzi attuali di borsa il titolo Stefanel (ieri 6,6 euro) fa registrare una sproporzione enorme tra quanto capitalizzava prima dell’aumento di capitale (circa 25 milioni di euro) e quanto capitalizzerebbe dopo (più di 550), con l’immissione sul mercato di vagonate di milioni di titoli i prezzi verosimilmente subiranno un brusco ridimensionamento. Nell’uno e nell’altro caso, quindi, avremmo valori distanti da quella che è l’economia reale di un’azienda.