Le minacce dei finiani
"Una ciclopica questione morale", "un'idea pazzesca", "un partito che si arrocca": gli ex di AN parlano così del loro partito
Alle accuse di strepitare molto, minacciare molto, dissociarsi molto, ma in sostanza continuare ad aderire di fatto a tutta la politica del PdL e della maggioranza, i finiani del partito hanno ultimamente potuto rispondere sbandierando il successo delle loro iniziative di emendamento del decreto sulle intercettazioni. Decreto rallentato e cambiato per l’intransigenza dei Granata, Bongiorno, Perina, più che per i post-it e le manifestazioni antiberlusconiane a cui questo governo è piuttosto impermeabile.
Ma quel credito si sta esaurendo: il disegno di legge sta di nuovo ripartendo ed è tuttora inaccettabile sia per i suoi critici che per quello che la corrente degli ex AN ne ha detto. E intanto sulla scena è piombato un nuovo attore su cui il gruppo sta lanciando parole di fuoco, ma solo di parole sembra per ora trattarsi: il caso Carboni-Verdini eccetera, quello da cui l’onorevole Fabio Granata ha preso spunto per parlare di una “ciclopica questione morale” dentro al PdL.
Ciclopica: e in questi giorni gli attacchi della corrente ai vertici del partito sono stati forse più violenti anche di quelli dell’opposizione (invisibili alle cronache). Tanto che ci si chiede se i finiani non abbiano alzato troppo il tiro e quali azioni dovrebbero far seguire a queste parole per mostrare coerenza e non sembrare pulci inascoltate sulla groppa dell’animale che li porta in giro. Dopo Granata, ci sono state le parole di Bocchino sulle dimissioni di Verdini e sulla gravità della situazione. E oggi gli organi dei finiani ci mettono un altro carico da otto (o otto carichi da uno?). Il Secolo titola “Espelleteci tutti” riprendendo il nuovo intervento di Granata.
«Per i vertici del Pdl la questione morale non esiste. Il problema gravissimo e imbarazzante non è rappresentato da ciò che emerge dalle ultime inchieste, quanto piuttosto da Italo Bocchino, Fabio Granata e in generale dai finiani. Il problema per alcuni esponenti del Pdl è rappresentato da chi parla delle inchieste e non da chi di quelle inchieste è oggetto. Se siamo giunti a questa assurda e paradossale situazione, la mia proposta è semplice: provate ad espellerci tutti per antimafia e legalità…»
Poco più in là, il direttore del Secolo Flavia Perina chiede “il passo indietro di chi ha avuto ruolo nelle trame interne ed esterne imbastite al tavolo di Flavio Carboni, accompagnato da un’operazione di pulizia e trasparenza a tutto campo all’interno del partito”.
«Anche un bambino capisce che la “Carboni connection” minerebbe la credibilità e l’autorevolezza pure di Madre Teresa di Calcutta, e ciò al di là della sua rilevanza giudiziaria»
E, per rimanere alle parole che non possono eludere le loro conseguenze, Perina conclude che “l’idea di risolvere il problema con la solita invettiva contro chi parla chiaro, stavolta, è davvero pazzesca”. Perché l’invettiva c’è stata ieri, da parte di Silvio Berlusconi, e al momento facendo due più due risulta che Perina e i suoi alleati stanno in un partito che a loro dire si muove secondo idee pazzesche.
La stessa Perina è anche intervistata da Repubblica, oggi: “Il Popolo delle libertà è a un bivio e deve affrontare un chiarimento a tutto campo”. E simili accenti si trovano sul web magazine della fondazione Fare Futuro, dove ieri si è scritto che il PdL è “un partito che non dibatte, e che si arrocca nella difesa a prescindere dei suoi dirigenti”. Mentre sul sito di Generazione Italia, assieme all’intervento di Granata, campeggia un post di Italo Bocchino dal titolo “Chiediamo trasparenza e pulizia morale nel PdL”.
Cosa succederà se le risposte del suddetto PdL saranno insoddisfacenti? Se la montagna di critiche finiane partorirà un topolino, nella forma – ben che vada – di dimissioni del sottosegretario Cosentino (con successivo suo incarico da qualche altra parte)? Che percorso prevedono tutte queste richieste di “pulizia”, come si concretizzano? In due modi, si immagina: o con una totale ricostruzione del PdL, dei suoi vertici e delle sue politiche di partito, o con un’uscita conseguente dei finiani da un partito in cui non si riconoscono, e lo dicono. Difficile dire quale ipotesi appaia al momento più improbabile.