Altro che Noemi
L'inchiesta sull'Eolico è il più grosso scandalo che travolge la maggioranza: e ce ne sono stati
Il Corriere della Sera, prova a metterci della cautela, consapevole che la materia dell’inchiesta cosiddetta “sull’eolico” sia di una potenza tale che non c’è bisogno di enfatizzarla, anzi semmai di essere prudenti. Il fondo in prima pagina di Massimo Franco addirittura sottolinea che le emergenze dell’inchiesta sono sì “intrecci inquietanti”, ma che rischiano di “schiacciare o velare anche quanto di buono, poco o tanto che sia, il governo cerca di fare”. L’indulgenza di Franco nei confronti del partito di maggioranza relativa sembra però più di facciata che altro.
Non è ancora chiaro a quale categoria appartenga Verdini: se di vittima delle congiure e del cinismo altrui, o di artefice della propria disgrazia giudiziaria
Ma se il fondo è tutto politico e si limita a dire che il PdL è nei guai e quei guai potrebbero peggiorare, il punto della situazione lo fanno gli articoli che stamattina riferiscono la notizia – diffusa ieri – che adesso sono indagati il sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino e il senatore Marcello Dell’Utri, considerati legati alla “loggia” (il termine è del Corriere, Repubblica parla di “P3”: vedremo cosa si inventeranno i linguaggi giornalistici, visto che “cricca” è stato bruciato). Ricordiamo che Dell’Utri è stato appena condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa e Cosentino era già indagato per rapporti con la camorra. Cosentino e Dell’Utri sono accusati di “associazione segreta”, come Verdini e altri 11 inquisiti a questo punto. Le accuse per i due si basano su intercettazioni e acclarate partecipazioni a incontri e riunioni con gli altri indagati tra gli ultimi mesi del 2009 e i primi del 2010.
Tra le iniziative prese dal gruppo al momento sono contestate le seguenti:
– il tentativo di avvicinare giudici costituzionali per orientare la sentenza sul lodo Alfano
– la gestione e il controllo degli appalti sull’energia alternativa in Sardegna
– l’intervento per far accogliere il ricorso della lista Formigoni alle ultime elezioni regionali
– il tentativo di avvicinare i giudici fiorentini che indagano sul G8
– il tentativo di influenzare il giudizio della Cassazione sulla richiesta di arresto per Nicola Cosentino
– il piano per attribuire rapporti con transessuali all’attuale governatore della Campania Stefano Caldoro
– gli interventi per ottenere la designazione di Alfonso Marra alla presidenza della Corte d’Appello di Milano
«Il modus operandi e le attività degli indagati rivela una vera propria struttura riservata – scrivono nell’informativa del 18 giugno scorso i carabinieri di Roma – costituita e partecipata da Flavio Carboni, da Arcangelo Martino e da Pasquale Lombardi.. Una organizzazione che svolgeva in maniera sistematica e pianificata un’intensa, riservata ed indebita attività di interferenza sull´esercizio delle funzioni di organi costituzionale di amministrazioni pubbliche allo scopo di ottenere vantaggi economici o di altro tipo. Un gruppo che si giova dell´appoggio di due referenti politici, i parlamentari Dell’Utri e Denis Verdini. Altri personaggi vicini al gruppo che prendono parte alle riunioni nel corso delle quali vengono impostate le principali operazioni e che paiono fornire il proprio contributo alle attività d´interferenza sono individuati nei giudici Arcibaldo Miller, Antonio Martone ed il sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo».
“Le metastasi del potere” è invece il titolo del commento di Massimo Giannini su Repubblica, assai meno cauto di quello di Franco.
E al momento ci viene mostrata un’impressionante rete di iniziative quasi golpiste nella pretesa di gestire le scelte pubbliche e istituzionali: quanto siano state efficaci e quanto attivamente abbiano coinvolto i soggetti politici di cui si parla – le intercettazioni non sono ancora chiare su chi governasse il sistema – è ancora da capire. La Stampa riassume bene le contraddittorie impressioni che si ricavano dall’inchiesta: in alcune intercettazioni la “combriccola” suona maldestra e millantatrice: “Sembra tutto da ridere. Però poi Marcello Dell’Utri apparecchia le cose con Flavio Carboni“.
Saranno pure goffi e pasticcioni, insomma, questi accoliti di Flavio Carboni. Ma intanto dimostrano di avere una presa, un’influenza, un ruolo nel dietro le quinte della politica italiana che è assolutamente sorprendente.
Non stiamo più parlando di Noemi o del lettone di Putin.