“La libertà di stampa non è un diritto assoluto”: lo dice Mentana
In un'intervista sulla Stampa, il direttore del Tg della 7 chiede di rispettare le cose sensate anche se le dice Berlusconi
Quando Silvio Berlusconi dice delle cose, è difficile giudicarle senza pensare che le ha dette Silvio Berlusconi. La buona abitudine di giudicare la fondatezza o la bontà delle tesi indipendentemente da chi le sostenga è messa a dura prova, nel caso del PresdelCons. E così ieri tutti si sono indignati per la dichiarazione sulla libertà di stampa che non è un diritto “assoluto”, che in bocca all’uomo che non ne ha mostrato molta attenzione in questi anni ha fatto cadere l’accento più sulla “liberà di stampa non è un diritto” che su “assoluto”.
Ma oggi – in mezzo alle reazioni preoccupate di ognuno – la Stampa intervista sul tema un uomo meno sospettabile di voler censurare l’informazione, Enrico Mentana, nuovo direttore del Tg della 7, che dice che Berlusconi sul merito ha ragione, nell’uso di quell’aggettivo “assoluto”.
«Che la libertà di stampa debba avere dei limiti è uno dei principi cardine delle democrazie liberali, è un discorso teorico che non mi scandalizza, anzi l’ho sempre pensato». Le dichiarazioni di Berlusconi contro lo sciopero dei giornalisti non stupiscono Enrico Mentana, neo direttore del Tg de La7, contrario al ddl sulle intercettazioni, ma autocritico con la sua categoria.
Se quello che dice il premier fosse soltanto l’enunciazione di un principio vale la pena discuterne?
«Sì, perché molti nostri colleghi ritengono la libertà di stampa un principio assoluto, che non si commisura ai diritti delle persone coinvolte nelle inchieste, specie quelle più deboli. Berlusconi certo non è un fascista, ma si potrebbe citare Ernesto Rossi: se un fascista dice che piove e fuori piove, ha ragione»
Ma il ddl sulle intercettazioni mette dei forti limiti alla pubblicazioni delle notizie.
«Il diritto dei cittadini a essere informati non può essere cancellato con la scusa di difendere la privacy dei potenti. Occorre distinguere tra i soggetti coinvolti: se qualcuno, nel raccontare un’inchiesta, si sofferma sulle vicende sentimentali del figlio di un indagato, magari per mostrarsi più bravo degli altri colleghi, quello è un abuso che va sanzionato. Ma non si può assolutamente impedire ai giornalisti di occuparsi di un personaggio pubblico che è accusato di gravi comportamenti».
Quindi la mobilitazione contro il provvedimento è giusta?
«Sì, ma evitiamo vittimismi eccessivi e non fasciamoci la testa prima di rompercela. Ora, mentre parliamo, il ddl intercettazioni sarà cambiato almeno due volte. Quindi aspettiamo di vedere cosa uscirà fuori e poi ci prenderemo le nostre responsabilità».
Mentana non si è mai allineato alle ipocrisie elusive di una parte dei suoi colleghi, senza però aderire al fronte dei “giornalisti contro i giornalisti”, assai affollato a destra: e oggi lo ripete.
Dove hanno sbagliato i giornalisti?
«Bisogna dire con onestà che se ci troviamo in questa situazione è anche colpa nostra. Negli ultimi anni ci sono stati abusi ed eccessi. Tangentopoli ci ha insegnato che, magari non volendo, si può far male a delle persone, che alla fine escono assolte. Poi a dirla tutta le responsabilità non sono soltanto dei giornalisti, anche i magistrati hanno le loro».