Com’è andato il vertice tra governo e regioni
Governo inamovibile, le regioni vogliono restituire le deleghe su sanità, trasporti e servizi sociali
L’incontro di ieri pomeriggio a palazzo Chigi tra Berlusconi, Tremonti e i presidenti delle regioni non è andato affatto bene: non ha portato ad alcun compromesso sul fronte della manovra finanziaria e ha anzi contribuito a ufficializzare lo strappo tra governo ed enti locali. Oggetto della questione sono i tagli contenuti nella manovra finanziaria in discussione in questi giorni al senato. Il testo su cui si sta lavorando taglia quasi nove miliardi di euro in due anni dai fondi destinati alle regioni, che infatti scalpitano da settimane: sostengono che un taglio di questa entità li costringerebbe a rinunciare ad alcuni servizi fondamentali offerti ai cittadini, costringendoli alla bancarotta o alla restituzione allo stato delle loro deleghe su sanità e trasporti. Il governo non ci sente, sostiene che le regioni vengono amministrate in modo allegro e sprecone – Tremonti ha fatto più volte riferimento alle costosissime sedi aperte all’estero nonché alle pensioni di invalidità – e tira dritto.
Stando a quel che raccontano i giornali, il vertice di ieri è stato praticamente un muro contro muro: nessun passo avanti da nessuna parte. L’unico ad aver tentato un gesto conciliatorio è stato paradossalmente Berlusconi, che aveva proposto di “aggiornarsi alla prossima settimana”. Tremonti lo avrebbe zittito, racconta Repubblica e confermano i vari testimoni in sala.
Tremonti raggela, sposta il microfono, si volta alla sua destra e parla fitto all’orecchio del primo ministro. Da quel momento Berlusconi dirà solo un’altra frase. Parlerà Tremonti che vuole chiudere questa partita, tagliare in due anni 8,5 miliardi di trasferimenti alle Regioni. Punto. Nessuna mediazione, nessun rinvio, nessun cambiamento, nessun nuovo appuntamento, nessun aggiornamento.
L’atteggiamento combattivo del ministro dell’Economia – “oggi abbiamo un Tremonti cattivo”, ha detto Berlusconi all’inizio del successivo vertice con i comuni – è confermato da alcuni altri episodi dell’incontro di ieri. A un certo punto il presidente della Conferenza delle regioni (nonché governatore dell’Emilia Romagna) Vasco Errani si è rivolto è Tremonti ricordandogli che negli ultimi anni le spese delle amministrazioni centrali sono cresciute più di quelle locali. A quel punto, scrive il Corriere della Sera, Tremonti ha fatto distribuire in sala un documento con i dati della Ragioneria dello Stato, a mostrare tutt’altro quadro: nell’ultimo decennio la spesa delle regioni è aumentata in percentuale sempre superiore a quella della pubblica amministrazione. Si litiga pure sulla quantificazione generale della spesa e sull’incidenza dei tagli. Repubblica riassume così un ulteriore passaggio del vertice.
Tremonti, giovedì, aveva detto che la spesa dello Stato è di 84 miliardi. Neanche per idea, hanno replicato i governatori: per arrivarci hanno tolto anche i trasferimenti che lo Stato fa agli enti pubblici, per 100 miliardi: lo spesa dello Stato è di 195,19 miliardi. Quella delle Regioni invece viene sovrastimata: per Tremonti è di 171 miliardi, per i governatori solo di 36 (perché dicono bisogna correttamente togliere la spesa per interessi, personale, sanità e non solo i trasferimenti a Comuni e Province). È evidente come le percentuali di incidenza dei tagli in questo modo varino: 0,44 sullo Stato centrale e 17,1 per cento sulle Regioni (secondo le cifre dei governatori). Mentre per il Tesoro lo Stato centrale pagherebbe il 10% e le Regioni solo il 3.
Insomma, dopo un’ora e mezza passata da entrambe le parti più a rivendicare il proprio punto che a cercare un compromesso, il vertice si è sciolto. I presidenti delle regioni sono arrivati in sala stampa e hanno parlato di “esito molto negativo”. Errani ha detto che si appellerà al Quirinale, perché “le istituzioni si rispettano: non si offendono e non si insultano”. I presidenti delle regioni chiedono allora di mettere subito all’ordine del giorno la restituzione al governo delle loro deleghe su trasporti, imprese e servizi sociali: non hanno più i soldi per poterle gestire, dicono. E arriva immediata l’ennesima risposta al vetriolo di Tremonti, che prima ribadisce che la manovra “resta invariata e immodificabile” e poi rilancia:
“Se le Regioni vogliono restituirci le deleghe comincino con quelle sull’invalidità, dove abbiamo un numero enorme di pensioni: i treni dei pendolari cammineranno lo stesso”
Come se non bastasse, la giornata vede altri due strappi, collegati lateralmente a questo tra Stato e regioni. Il primo è l’ennesimo tra Tremonti e Berlusconi, che dopo essere stato rimbrottato dal ministro dell’Economia nel corso del vertice avrebbe tranquillizzato i governatori di centrodestra dicendo loro di stare tranquilli che “quello è rigido”, ma poi modifichiamo qualcosa. Con una formula singolare, tra l’altro:
“Permettetemi una battuta: non tutto deve essere rispettato al 100 per cento. Siamo in Italia… Insomma, questo Paese è sempre andato avanti”
L’altro strappo è quello tra gli enti locali: accanto alla rottura consumatasi tra regioni e governo, infatti, ieri l’esecutivo ha trovato un accordo con province e comuni. L’intesa prevede che – a fronte dei tagli effettuati dalla manovra, che restano – entro il 31 luglio il governo porti in parlamento il decreto attuativo sul trasferimento delle imposte relative a comuni e province. Il primo passo verso il federalismo fiscale. “L’altro punto di convergenza col governo”, racconta il Corriere della Sera, “riguarda l’impegno a realizzare entro ottobre un monitoraggio per calcolare e smaltire i residui passivi e rimodulare così il patto di stabilità interno”.