La sanguinosa battaglia di Genova
Guardian, 17 luglio 2008
di Nick Davies
Il Post partecipa allo sciopero deciso dalla Federazione della Stampa e dalla Federazione degli Editori di Giornali per esprimere la propria ostilità al progetto di legge sulle intercettazioni proposto dal Governo, e quindi oggi non aggiorneremo il sito e non seguiremo l’attualità. Avremmo preferito iniziative di protesta più costruttive ed esemplari, ma le proposte in tal senso non sono state accolte e aderiamo quindi alla decisione presa. E offriamo ai lettori, al posto degli aggiornamenti, una scelta libera di articoli pubblicati sulla stampa negli anni passati, per parlare di buon giornalismo e perché uno sciopero non sia solo un’assenza.
Mancava poco a mezzanotte, quando il primo poliziotto colpì Mark Covell, abbattendo il manganello sulla sua spalla sinistra. Covell fece del suo meglio per gridare in italiano che era un giornalista ma, in pochi secondi, fu circondato da ufficiali della squadra antisommossa che lo colpirono con i loro bastoni. Per un po’ di tempo riuscì a rimanere sui suoi piedi, ma poi una bastonata al ginocchio lo spedì sul marciapiede.
A faccia in giù nel buio, ammaccato ed impaurito, sentiva le forze di polizia intorno a lui ammassarsi per attaccare la scuola Diaz Pertini dove 93 giovani manifestanti stavano dormendo sui pavimenti. Covell sperava che una volta iniziata l’irruzione dalle porte principali non avrebbero più fatto attenzione a lui. Se fosse accaduto lui avrebbe potuto attraversare la strada zoppicando per trovare rifugio nel centro di Indymedia, dove aveva trascorso gli ultimi tre giorni scrivendo articoli sul G8 e sulle violenze della polizia. (segue)