Come sopravvivere a una caduta di 10 chilometri
Popular Mechanics, 29 gennaio 2010
di Dan Koeppel
Il Post partecipa allo sciopero deciso dalla Federazione della Stampa e dalla Federazione degli Editori di Giornali per esprimere la propria ostilità al progetto di legge sulle intercettazioni proposto dal Governo, e quindi oggi non aggiorneremo il sito e non seguiremo l’attualità. Avremmo preferito iniziative di protesta più costruttive ed esemplari, ma le proposte in tal senso non sono state accolte e aderiamo quindi alla decisione presa. E offriamo ai lettori, al posto degli aggiornamenti, una scelta libera di articoli pubblicati sulla stampa negli anni passati, per parlare di buon giornalismo e perché uno sciopero non sia solo un’assenza.
Siete andati a letto tardi e avete un volo la mattina presto. Vi appisolate subito dopo il decollo. All’improvviso l’aria gelida e il rumore vi svegliano. Un rumore intenso, orribile. Vi chiedete: “Dove sono? E dov’è l’aereo?”. Siete a dieci chilometri di altezza. Siete soli. State precipitando. A quest’altitudine l’ossigeno è scarso. Avete cominciato a entrare in ipossia. Presto perderete conoscenza e precipiterete per almeno un chilometro prima di svegliarmi di nuovo. Quando succederà, ricordatevi di quello che state per leggere. Dopotutto, la vostra prossima destinazione è il suolo. Le cose si mettono male. Ma è meglio concentrarsi sulle buone notizie (oltre a quella di essere sopravvissuti all’esplosione dell’aereo.). È vero, la gravità è contro di voi, ma il tempo gioca a vostro favore. Che ci crediate o no, cadere dal balcone della stanza d’albergo dove vi siete ubriacati la notte prima è molto peggio. (segue)