Arrestato Flavio Carboni, di nuovo
Oggi, insieme ad altri due indagati, è stato arrestato con l'accusa di aver costituito un'associazione a delinquere segreta
Arcangelo Martino, imprenditore napoletano, Pasquale Lombardi, ex esponente della DC, e il “faccendiere” Flavio Carboni sono stati arrestati su ordine della magistratura romana con l’accusa di aver costituito un’associazione a delinquere che avrebbe interferito con ambienti politici, giudiziari e amministrativi.
L’arresto è arrivato da uno stralcio dell’inchiesta sugli appalti dell’eolico in Sardegna, e il Corriere della Sera scrive che
i reati contestati ai tre sono quelli di associazione per delinquere e violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli ipotizzano che i tre siano i componenti di una superloggia segreta, punto di riferimento per pilotare politici e imprenditori. L’inchiesta della procura romana riguarda un presunto comitato d’affari che avrebbe gestito l’assegnazione di una serie di appalti pubblici in Sardegna per la realizzazione di parchi eolici.
Inoltre, tra il settembre e l’ottobre 2009 il “comitato d’affari” avrebbe tentato di avvicinare i giudici della Corte Costituzionale per influire sul giudizio sul Lodo Alfano, la legge sull’interruzione dei processi per le alte cariche dello Stato. L’episodio, scrive Repubblica,
si intreccia col tentativo dei tre di ottenere la candidatura dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, alla carica di presidente della Regione Campania, in cambio appunto degli interventi compiuti sulla Corte Costituzionale.
Il Corriere e la Repubblica raccontano chi sia Flavio Carboni, 78 anni, l’uomo chiave dell’associazione a delinquere.
Flavio Carboni sembra il comune denominatore di quasi tutti i grandi misteri italiani degli ultimi trent’anni. Il passepartout con cui aprire e addentrarsi in qualsiasi dossier, dalla banda della Magliana all’omicidio di Roberto Calvi, al sequestro Moro, ai piani sovversivi di Licio Gelli, al caso Orlandi.
Nato a Sassari nel ’32, il suo successo economico è arrivato negli anni ’70 con investimenti in società immobiliari, finanziari ed editoriali. È stato proprietario al 35% della Nuova Sardegna ed editore di Tuttoquotidiano, poi fallito: nel processo relativo Carboni è stato assolto in appello dopo la condanna in primo grado. La sua prima e unica condanna è stata di 8 anni e sei mesi di reclusione per il fallimento del Banco Ambrosiano, insieme a Licio Gelli e Umberto Ortolani.
Carboni è stato accusato di concorso nell’omicidio del banchiere Roberto Calvi, ritrovato il 17 giugno 1982 impiccato a Londra sotto il Blackfriars Bridge, il ponte dei frati neri, nella supposta messinscena di un suicidio. Carboni avrebbe poi venduto la borsa e i documenti di Calvi – i cui traffici politico-finanziari hanno costituito un caso giudiziario esplosivo negli anni Ottanta – a un alto prelato dell’Istituto per le Opere di Religione, il monsignor Pavel Hnilica.
Nel ’78, durante il sequestro di Aldo Moro, Carboni aveva avvicinato esponenti della DC proponendosi di chiedere l’intervento della mafia per la sua liberazione. Il suo nome è entrato anche nell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Ascoltato come testimone lo scorso 4 febbraio, in particolare per i suoi rapporti sia con il Vaticano sia con persone legate in qualche modo alla Banda della Magliana.
Paolo Colonnello due mesi fa aveva ritratto sulla Stampa il personaggio così:
Prima ancora di essere «un faccendiere» Flavio Carboni, nato nel 1932 a Torralda, provincia di Sassari, e’ un vero e proprio «snodo» delle piu’ misteriose vicende del passato e probabilmente del futuro prossimo venturo del Paese. Dopo un avvio da discografico dalle scarse fortune, il suo nome compare nelle cronache giudiziarie dei primi Anni 80 inizialmente per le speculazioni in Sardegna sulla costa di Olbia (Olbia 2) come socio di un allora sconosciuto imprenditore milanese, Silvio Berlusconi (a cui vendera’ la sua villa in Costa Smeralda) cui venne presentato da Romano Comincioli (oggi senatore Pdl), e come grande amico del cassiere della mafia Pippo Calo’, poi come braccio destro del banchiere dell’Ambrosiano Guido Calvi, ucciso il 17 giugno del 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra, e quindi come referente della banda della Magliana e perfino dello Ior, la banca del Vaticano, negli strascichi seguiti al fallimento e al buco da 2000 miliardi (dell’epoca) del Banco Ambrosiano