L’Olanda in Sudafrica, non una squadra qualunque
I discendenti dei coloni olandesi sono la comunità europea più importante del paese
A dispetto del nome, questa sera gli spalti dello stadio Green Point di Città del Capo si coloreranno di arancione grazie ai tifosi olandesi, e alla prima semifinale dei mondiali di calcio tra Olanda e Uruguay. Una festa a pochi chilometri di distanza dal luogo del primo insediamento olandese che 350 anni fa avviò il particolare rapporto tra il Sudafrica e l’Olanda.
A un secolo e mezzo dalla scoperta della rotta navale che passava per il Capo di Buona Speranza, nel 1652 l’esploratore olandese Jan van Riebeeck stabilì una prima colonia nell’area che oggi ospita Città del Capo per conto della Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Per lavorare nelle colonie, gli olandesi trasportarono qui molti schiavi provenienti dall’Indonesia, dal Madagascar e dall’India e avviarono una progressiva espansione all’interno che li portò a invadere i territori dei nativi Xhosa. Ne seguirono alcune violente guerre che si protrassero per quasi un secolo e che portarono alla perdita di buona parte delle terre da parte degli Xhosa a vantaggio dei boeri, i discendenti dei primi coloni europei giunti in Sudafrica.
La parola “boero” in olandese significa fattore, colono, ed era utilizzata per distinguere gli olandesi in Sudafrica da quelli in Europa. Il termine viene ancora utilizzato, ma si preferisce spesso la parola “afrikaner”, che definisce i membri delle popolazioni di pelle bianca che parlano l’afrikaans, lingua basata sull’olandese con prestiti dall’inglese e da alcuni idiomi africani.
Le guerre non scoppiarono solamente tra coloni e nativi. La scoperta di diamanti e oro scatenò successivi conflitti tra i boeri e i britannici determinati ad assumere il controllo della maggior parte dei territori. I britannici temevano che gli stravolgimenti geopolitici in Europa dovuti alle guerre napoleoniche potessero portare le colonie in mano francese e così a partire dal 1795 dedicarono i propri sforzi per occupare parte del Sudafrica. Nel 1806 Città del Capo finì sotto il controllo britannico (anche grazie al fallimento della Compagnia Olandese delle Indie Orientali), mentre negli anni successivi le colonie europee continuarono a espandersi occupando nuovi territori a nord e a est del paese.
Con il progressivo affermarsi del controllo britannico, il peso dell’Olanda nell’area diminuì, ma sul territorio rimasero migliaia di discendenti dei primi coloni olandesi stabiliti da generazioni nell’area intorno al Capo di Buona Speranza. Nella prima metà dell’Ottocento i boeri stabilirono due stati indipendenti, il Natal/Transvaal (Repubblica Sudafricana) e lo Stato Libero di Orange, per sfuggire al controllo inglese e alle estenuanti battaglie lungo i confini, ma verso la fine del secolo le due Guerre Boere consentirono ai britannici di inglobare le aree dei boeri nelle loro colonie. Si verificò così una diaspora che portò numerosi boeri ad abbandonare il Sudafrica per l’Argentina, il Messico, l’Arizona, la California, il Nuovo Messico e il Texas. Alcuni tentarono la via del Kenya, ma negli anni Trenta del Novecento tornarono in Sudafrica a causa degli scontri con le popolazioni locali.
Ancora oggi non è raro trovare qualche fattoria in stile olandese in Sudafrica, ma tra boeri e olandesi non esiste un legame vero e proprio. Oggi sul Corriere della Sera, l’autore del romanzo Ama il tuo nemico John Carlin, dal quale è stato tratto il film “Invictus”, spiega che i discendenti dei coloni furono in sostanza lasciati al loro destino dopo l’affermarsi del controllo britannico. I rapporti tra patria europea e coloni olandesi si sono sostanzialmente persi, racconta Carlin:
«Non è come il legame tra Spagna e America Latina. L’influenza britannica qui è stata maggiore di quella olandese. E comunque oggi i sudafricani si sentono sudafricani e basta. Neppure africani: anche la storia del sostegno al Ghana è un’invenzione della Fifa e dei mass media. I sudafricani sono confusi. Prima si dividevano tra Brasile e Argentina. Ora starebbero con la Spagna, perché qui tutti guardano la Premier League e l’idolo è Fernando Torres. Che però non segna. Molti tiferanno Germania, che sembra la più forte.»
Stasera al Green Point il tifo di casa sarà comunque per l’Olanda e non tanto per un nostalgico refolo di patriottismo in onore degli avi coloni, quanto per il semplice gusto della rivalsa. Gli olandesi giocheranno contro l’Uruguay che ha sconfitto Sudafrica, contribuendo alla sua uscita dal mondiale al primo turno.