L’Australia cambia passo su profughi e immigrati
Il nuovo governo guidato da Julia Gillard propone l'apertura di un centro d'accoglienza a Timor Est
Il nuovo primo ministro australiano Julia Gillard ha dichiarato che l’immigrazione sarà al centro dell’agenda del suo governo e ha presentato una prima proposta per cercare di trovare una soluzione a uno dei problemi che più hanno messo in difficoltà il precedente governo di Kevin Rudd. “Stiamo valutando la possibilità di aprire un centro regionale d’accoglienza a Timor Est”, ha detto Gilliard: “ne ho parlato a lungo in questi giorni con il presidente Ramos Horta”. Il centro dovrebbe esaminare tutte le richieste di asilo politico e decidere quali accettare e quali no, limitando l’ingresso di immigrati irregolari.
La storia dell’Australia è da sempre una storia di immigrazione. Alla fine della seconda guerra mondiale l’Australia era un paese con solo sette milioni di abitanti, troppo pochi per competere economicamente a livello internazionale. I governi australiani decisero politiche di accoglienza prima per gli europei – tra cui molti italiani – poi per gli asiatici. Da allora la popolazione è triplicata. Negli ultimi anni però il numero di stranieri in ingresso è diventato problematico e i governi australiani si sono ritrovati a fronteggiare una vera e propria emergenza: quest’anno sono già arrivati 75 barconi per un totale di 3500 immigrati. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che arrivano da Afghanistan e Sri Lanka e che cercano asilo politico in Australia.
Quello della politica sull’immigrazione era stato uno dei punti deboli del precedente governo guidato da Kevin Rudd, che dopo una prima fase di apertura era tornato sui suoi passi e aveva deciso di imporre un divieto temporaneo all’ingresso dei rifugiati afghani e cingalesi. Gilliard ha dichiarato di voler sospendere entrambi i divieti e che tutte le richieste di asilo politico rimaste in sospeso saranno esaminate. La maggior parte degli immigrati bloccati dall’ingresso in Australia si trovano in un campo profughi di Christmas Island, nell’Oceano Indiano.
Il trattamento dei rifugiati è sempre stato uno dei temi più scottanti della politica australiana degli ultimi anni. I partiti conservatori vorrebbero ripristinare le condizioni imposte dal governo di John Howard (primo ministro dal 1996 al al 2007), che fece approvare uno dei programmi d’asilo più duri della storia del paese. I clandestini fermati in mare dalla marina australiana venivano trasportati in territori non australiani come la Repubblica di Naur e l’Isola di Manus nello Stato di Papua Nuova Guinea: luoghi pressoché deserti, molto lontani dal territorio continentale e facilmente sorvegliabili. Lì venivano detenuti in campi simili a prigioni ed erano costretti a vedersi attribuire anche i costi della detenzione, che poteva durare anni prima che le autorità del governo australiano decidessero se riconoscere o meno lo status di rifugiati politici.
La Gillard ha detto che non ha intenzione di ripristinare quelle condizioni, ma che capisce la preoccupazione delle persone che si lamentano per la sovrappopolazione dei loro quartieri. “Essere preoccupati per questioni di immigrazione non significa essere intolleranti o razzisti, così come preoccuparsi per le condizioni dei bambini detenuti nei campi di accoglienza non significa essere troppo soft sulle questioni di sicurezza”. Ma le dichiarazioni non hanno rassicurato le organizzazioni umanitarie che si occupano dei diritti dei rifugiati, “ci piacerebbe che il governo si prendesse carico dei rifugiati, ma se è vero quello che dicono le analisi degli esperti, è probabile che vedremo un ulteriore inasprimento delle politiche sull’immigrazione”.
Intanto il vice primo ministro di Timor Est, Jose Luis Guterres, ha dichiarato che il suo paese non è assolutamente pronto per creare un centro d’accoglienza per rifugiati in cerca d’asilo politico, ma ha assicurato che il governo prenderà in esame la richiesta del primo ministro australiano e le farà avere una risposta ufficiale nelle prossime settimane.