Gli altri nomi nella lista Anemone
Gli interrogatori dell'architetto Zampolini aggiungono dettagli - contraddetti dagli interessati - sugli altri lavori di Balducci e Anemone
I due quotidani più assidui nel raccontare l’inchiesta sulla “cricca” cosiddetta ci tornano oggi per spiegare cosa abbia detto l’architetto Zampolini ai giudici nel suo interrogatorio del 18 maggio a cui seguì la scelta di indagare il cardinale Sepe e l’ex ministro Lunardi. Gli atti sono contenuti nella richiesta consegnata dai giudici al Tribunale dei Ministri perché l’inchiesta sia mantenuta a Perugia e non trasferita a Roma come chiede la difesa. Se la richiesta sarà accolta, gli atti passeranno al parlamento per l’autorizzazione a procedere contro Lunardi.
Questa la sintesi di Repubblica dei rapporti tra Anemone, Balducci e Zampolini nella ricostruzione di quest’ultimo:
«Di Anemone non mi sono mai fidato – dice – Oltretutto, in genere non pagava i lavori fatti per lui. Di fatto, Anemone era dipendente da Balducci. Faceva qualunque cosa gli chiedesse, perché questo gli garantiva una posizione di preminenza nell´aggiudicazione degli appalti pubblici». Insomma, era Balducci il kingmaker. Perché governava il tavolo delle Grandi Opere e apriva le porte della Santa Sede. «Balducci mi raccontò che anche Di Pietro, come ministro, gli chiese di avere un’entratura in Vaticano. Ma non la ottenne, perché Balducci non condivideva il suo stile irruente e impetuoso». Certo, «So che c’era confidenza tra Anemone e Bertolaso, ma non so fino a che punto». Certo, «Anemone dava del “tu” a Scajola e aveva molta confidenza anche con i suoi familiari». Certamente, fu lui a pagare i 900 mila euro di via del Fagutale, circostanza che Scajola non poteva ignorare, «perché il notaio, a un certo punto del rogito, dopo aver indicato il prezzo di vendita, disse: “Adesso regolatevi voi come volete”». E, altrettanto certamente, «fu Anemone a chiedermi un appartamentino in affitto per Bertolaso intorno al 2005, 2006, di cui pagava attraverso di me un canone di 1500 euro al mese al proprietario Raffaele Curi e che io trovai in via Giulia»
Il Corriere della Sera racconta gli episodi centrali dell’interrogatorio di Zampolini:
«Sapevo che Anemone e il ministro Claudio Scajola erano in confidenza, notai che si davano del tu e avevano un rapporto diretto. Una volta ho potuto notare che Anemone aveva molta confidenza anche con familiari di Scajola». Versione nettamente diversa da quella fornita dall’interessato, che invece aveva detto di non ricordare neanche chi fosse Anemone. E sul palazzo di via dei Prefetti venduto a Lunardi, l’architetto dice: «Non ho svolto un ruolo attivo, posso aver recapitato i documenti da Propaganda Fide allo studio del notaio. Ero presente il giorno del rogito, ma in una stanza separata, nel caso fossero sorte difficoltà tecniche. Il valore dell’immobile era sicuramente superiore ai tre milioni di euro indicati. All’incirca almeno sette milioni, anche otto. Io mi sono occupato del passaggio carrabile. Mi occupai della Dia (dichiarazione di inizio lavori) per uno degli immobili. Anemone era presente. Credo che all’inizio i lavori fossero eseguiti da lui e poi sono stati proseguiti da un’altra ditta di sua fiducia».
Zampolini spiega quello che sa di alcuni nomi contenuti nella famigerata “lista Anemone”, quella dei lavori compiuti da Diego Anemone e Angelo Balducci, in cui ormai è chiaro fossero mescolati impegni “di favore” ad altri forse del tutto leciti. Un passaggio è dedicato ai lavori per la scrittrice Alessandra Fiori, figlia dell’ex ministro dei Trasporti Publio Fiori, che ieri è tornata a dichiarare che non ci sia stato niente di irregolare nella trattativa.
«So che hanno fatto lavori per Della Giovampaola (Mauro, anche lui indagato, ndr), ma non so essere più preciso. Caiazza so che era un dirigente del Provveditorato, nulla so di lavori per lui. So che Rinaldi (Claudio, commissario per i Mondiali di Nuoto, ndr) ha degli immobili in via Appia, ma nulla so di lavori per lui. So di lavori che hanno svolto alla facoltà di Architettura, ma nulla di più. So che avevano un lotto di lavori al palazzo della Minerva, anche se l’indicazione qui non è esatta. Posso riferire che il professor Bologna, forse Luciano, è stato un consulente del Provveditorato. È coniugato con un giudice donna, sorella di Ettore Figliolia che ho conosciuto in quanto era il tramite tra Balducci e Rutelli per i lavori dei 150 anni». Il riferimento è a Luisanna Figliolia, giudice a Roma che fu coinvolta nell’indagine sul fallimento Cecchi Gori. Aggiunge Zampolini: «Vedo De Nicolò, ricordo che era un prelato amico di Balducci, ebbi modo di sapere che fecero lavori in via Dandolo. Fiori Alessandra è la figlia di Publio Fiori: io sono andato una volta per dare dei consigli e so che qualcuno riconducibile ad Anemone ha poi fatto dei lavori. So che Cesara Buonamici ha un immobile di Propaganda Fide e che Anemone le ha fatto dei lavori, lo so per delle confidenze fattemi da Anemone stesso. Imbrighi lo conosco in quanto è un architetto che ha lavorato con il Provveditorato».
Repubblica spiega che il giudice Figliola fu “accusata nel 2008 dalla Procura di Perugia di abuso e concussione ai danni di Cecchi Gori e per questo trasferita dal Csm dopo essere stata sospesa per due mesi dalle funzioni e dallo stipendio di giudice”. Su Bertolaso e sulla casa di Via Giulia Zampolini dice:
«Di Bertolaso ho sentito parlare la prima volta quando Anemone mi disse che cercava un appartamento. Io l’ho aiutato a trovarlo, era quello di via Giulia. Ho saputo dopo che la casa era per lui, me lo disse lo stesso Curi. Se non sbaglio fu consegnato un acconto iniziale di alcuni mesi. Diego mi diede i soldi in contanti, successivamente Curi si rivolgeva a me per avere il pagamento dei canoni successivamente maturati tanto che alla fine, a causa dei lunghi ritardi nei pagamenti, si è determinato a risolvere il contratto. Mi sentivo responsabile anche del fatto che il canone, per il contratto che avevo procacciato personalmente, non venisse pagato. Ricordo che quando Diego mi disse che cercava l’appartamento era il 2005, 2006. La seconda volta in cui ho incontrato Bertolaso è stato all’inaugurazione della Maddalena».
Bertolaso dice invece: «Non conosco Zampolini. Ho avuto una casa in via Giulia solo nel 2003 su interessamento del cardinal Sepe».
Questo invece ancora Zampolini sul funzionario del Ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza, all’epoca al lavoro con Lunardi, adesso collaboratore del ministro Matteoli che lo ha difeso pubblicamente:
«All’epoca di Lunardi, al ministero c’era sicuramente Ercole Incalza. Io lo vidi in occasione della vendita dell’appartamento. Facemmo un sopralluogo con lui e la moglie: ho poi fatto da tramite per gli assegni per l’acquisto. Non ricordo chi mi consegnò i contanti se Diego, la sua segretaria oppure Fathi. Io ribadisco che mi prestavo a queste operazioni solo per farmi ben volere da Balducci. Anemone era dipendente da Balducci. Di fatto faceva ogni cosa che quello gli chiedesse. Questo rapporto gli garantiva il mantenimento della posizione di preminenza nella aggiudicazione degli appalti pubblici. A partire dal 2007 la mia frequentazione con Anemone si è molto diradata, di fondo è un tipo di cui non mi sono mai fidato».