Ognuno avrà i suoi diciotto giorni di celebrità
La cronologia del caso Brancher dall'incarico alla decisione di oggi di dimettersi
Nel corso dell’udienza del processo Antonveneta a Milano, che lo vede imputato di ricettazione e appropriazione indebita, Aldo Brancher ha dato le proprie dimissioni dall’incarico di ministro ricevuto meno di venti giorni fa. La decisione di Brancher di lasciare arriva dopo giorni di dure polemiche sulla sua nomina e sulla gestione degli incarichi da parte del governo.
18 giugno – Aldo Brancher viene nominato ministro per “l’attuazione del federalismo” per placare le ansie della Lega, preoccupata per le sorti della riforma federalista dopo le prime notizie sui contenuti della manovra finanziaria.
19 giugno – La polemica sull’ennesimo ministro del governo, Berlusconi aveva promesso dopo le elezioni un esecutivo snello con una dozzina di ministri, si sposta sui precedenti di Brancher. Il nuovo ministro per l’attuazione del federalismo è coinvolto nel processo Antonveneta e grazie al nuovo incarico potrebbe avvalersi della norma sul legittimo impedimento per sfuggire alle convocazioni dei magistrati.
22 giugno – Il caso Brancher diventa un pasticcio politico: non è solo l’opposizione a criticare la nomina del nuovo ministro, ma anche parte della maggioranza con Bossi in testa che nei giorni precedenti aveva rivendicato per sé le deleghe e le competenze sul federalismo.
24 giugno – I legali che assistono Brancher nel processo Antonveneta fanno richiesta per il legittimo impedimento. Il neo ministro potrebbe così sfuggire alle accuse di aver accettato illecitamente denaro per la sua campagna elettorale dalla Banca popolare di Lodi.
25 giugno – La domanda per il legittimo impedimento infiamma la polemica politica e anche i giornali non si sottraggono, come dimostra la dura campagna di Repubblica contro l’iniziativa del ministro Brancher, definito sulle pagine del quotidiano «ministro senza incarico, senza missione, senza alcuna utilità per il Paese». Intanto, emergono foto degli ultimi anni nelle quali appare evidente la vicinanza del neo ministro alla Lega, che ora cerca di scaricare Brancher. La giornata si conclude con una nota del Quirinale, abbastanza irrituale, che in sostanza definisce immotivata la richiesta per il legittimo impedimento.
26 giugno – Il pm Eugenio Fusco risponde ai legali di Brancher dichiarando di sentirsi «preso in giro» per la richiesta del legittimo impedimento, ricordando che dalle carte non emergono nemmeno con chiarezza le effettive deleghe del nuovo ministro. Poche ore dopo, Brancher annuncia di rinunciare al legittimo impedimento e dunque di volersi presentare all’udienza programmata per il 5 luglio.
27 giugno – Messo alle strette da opposizione, parte della stessa maggioranza e dai giornali, il ministro decide di parlare e dichiara: «È indecente, l’Italia perde i Mondiali e se la prende con me». Intervistato dal TG3, Brancher dimostra di non conoscere le deleghe previste per il suo incarico.
29 giugno – Il mistero sulle deleghe si infittisce, manca il decreto che generalmente segue la nomina con l’indicazione dei compiti che dovrà assolvere il nuovo ministro.
3 luglio – Il ministro Brancher si rivela un caso sempre più imbarazzante per la maggioranza, dove in molti cercano di prendere le distanze dalla scelta del governo e dal nuovo ministro. La vicenda non favorisce i rapporti ai vertici del Pdl, con Berlusconi e Fini prossimi alla resa dei conti.
5 luglio – Dopo 18 giorni da ministro, Brancher decide di rinunciare all’incarico e lo annuncia nel corso dell’udienza di oggi per il processo Antonveneta. La scelta dell’ormai ex ministro disinnesca un serio problema per il governo, che tra pochi giorni avrebbe dovuto affrontare in parlamento la mozione di sfiducia per Brancher presentata da PD e Italia dei Valori con alcuni nella maggioranza che avevano ventilato l’ipotesi di votare con l’opposizione.