Komorowski vince le elezioni in Polonia
Mancano pochi seggi per ufficializzare l'elezione del nuovo presidente che potrebbe portare a un periodo di forte stabilità politica
Mancano ormai pochi seggi al termine dello scrutinio per le presidenziali in Polonia e l’attuale presidente ad interim, Bronislaw Komorowski, è in testa con il 52,6% dei voti, mentre il suo opponente Jaroslaw Kaczynski, fratello gemello del presidente Lech Kaczynski morto nell’incidente aereo dello scorso aprile, ha il 47,4%. Sulla base degli ultimi dati, Kaczynski ha già riconosciuto la sconfitta, ma Komorowski aspetta la fine dello scrutinio per celebrare. Al primo turno, tenutosi il 20 giugno, nessun candidato aveva superato il 50% necessario per essere eletto.
La nuova presidenza di Bronislaw Komorowski potrebbe portare a un raro periodo di stabilità politica in Polonia. Nel corso della campagna elettorale, il candidato ha potuto fare affidamento sull’appoggio del primo ministro Donald Tusk e del partito politico di centro Platforma Obywatelska (Piattaforma Civica), partito tradizionalmente aperta al libero mercato ed europeista. Inoltre, nel corso degli ultimi anni, Komorowski ha guadagnato il rispetto di buona parte della scena politica polacca grazie ai propri incarichi governativi e alla sua ultima esperienza da presidente della Camera in Parlamento.
Cinquantotto anni, laureato in storia presso l’Università di Varsavia, Komorowski divenne presto un attivista politico nei difficili anni del controllo comunista del paese. La pubblicazione di alcuni fogli clandestini e l’organizzazione di alcune manifestazioni di protesta attirarono l’attenzione delle autorità, che iniziarono a controllare Komorowski. Nei primi anni ’80 fu imprigionato e successivamente internato durante il periodo della legge marziale nel paese. Crollato il blocco sovietico, Komorowski ha iniziato la propria attività parlamentare, divenendo ministro della Difesa nel 2000.
Nonostante in Polonia buona parte dei poteri siano detenuti dal primo ministro, il presidente non ha un ruolo puramente simbolico: può porre il proprio veto sulle leggi ed ha anche voce in capitolo sulla politica estera. I buoni rapporti con il governo potrebbero dunque portare a un quadro politico più stabile, almeno nel breve periodo. Nell’autunno del 2011, infatti, i polacchi dovranno eleggere un nuovo parlamento e l’esito delle elezioni potrebbe cambiare nuovamente gli equilibri che si sono delineati nel corso di queste combattute presidenziali.
L’incidente aereo dello scorso aprile e l’elezione di Komorowski segnano la fine dell’epoca dei fratelli Kaczynski alla guida della Polonia. Dopo un lungo periodo di opposizione al comunismo, i Kaczynski avevano ricoperto importanti cariche istituzionali nel corso degli ultimi due decenni. La storia politica di Lech si è spesso intrecciata a quella di Jaroslaw, che nel 2005 decise di rinunciare alla carica di primo ministro per non condizionare le sorti dell’elezione a presidente del fratello. Nel 2006 divenne primo ministro dando un indirizzo sostanzialmente conservatore al proprio governo, respingendo alcune proposte di legge sull’omosessualità e i diritti civili. L’ultima esperienza governativa di Kaczynski era però durata pochi mesi in seguito all’esito delle elezioni politiche del 2007, con la sconfitta del suo partito Giustizia e Ordine.
Come aveva spiegato sull’Espresso nel 2007 Andrzej Stasiuk, i fratelli Kaczynski negli ultimi anni non raccoglievano in realtà molti consensi tra la popolazione, eppure erano uno dei classici esempi di “polonità”:
Già al primo colpo d’occhio si vede che a guidarli sono le grandi emozioni, che tentano di frenare in nome del freddo intrigo. Sono convinti che la polonità si sia impersonata in loro, di esserne gli unici depositari e difensori. E intendono questa polonità come qualcosa di perennemente minacciato e al tempo stesso in opposizione nei confronti del resto del mondo. Nel contempo non sono in grado di far differenza fra le proprie persone e la politica da loro condotta, non riescono a disgiungere l’idea dalla propria figura duplicata.
In un certo senso, i Kaczynski arrivavano dal passato per incarnare «tutti gli antichi timori polacchi, i desideri non realizzati, i traumi dolorosi». Negli ultimi anni la teoria di Stasiuk si era rivelata corretta, specialmente sul delicato fronte dei rapporti con l’Unione Europea, fortemente contrastata per la Carta europea dei diritti fondamentali. Posizioni nette, che avevano indotto i detrattori a definire Jaroslaw Kaczynski un fascista e un razzista, incapace di comprendere l’importanza delle aperture sui diritti civili promosse dall’UE. Secondo gli analisti politici, l’arrivo alla presidenza di un europeista come Komorowski potrebbe ora riavvicinare la Polonia all’Unione Europea.