Guida alle vacanze nel Golfo del Messico
La maggior parte delle spiagge non sono ancora state raggiunte dal petrolio
La questione della fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico sta diventando sempre più un disastro anche turistico, man mano che ci si addentra nella stagione estiva. Il Wall Street Journal ha pubblicato una guida per chi quest’estate vuole andare in vacanza nel Golfo del Messico ma non sa quali siano le spiagge rimaste incontamintate dal petrolio. La maggior parte degli oltre 2.600 km di costa tra il confine Messico-Texas e la punta sudoccidentale della Florida è intatta, ma più il petrolio resta in mare più aumentano le possibilità che vada a contaminare anche le spiagge al momento pulite.
Il petrolio in genere si muove verso nordest seguendo le correnti del golfo. I turisti impazienti di seguire i movimenti della macchia possono andare sul sito della National Oceanic and Atmospheric Administration. In particolare, i viaggiatori interessati alle destinazioni a est del Mississippi dovrebbero prendere in seria considerazione l’opzione vacanza last minute per essere sicuri che il petrolio non abbia raggiunto la spiaggia prescelta.
La Florida ha lanciato una campagna pubblicitaria – finanziata anche dalla BP con 25 milioni di dollari – che promuove le sue coste, garantendo che solo una dozzina di spiagge sarebbe stata raggiunta dal petrolio e che tutte le altre sono al sicuro. Discorso diverso per le spiagge più vicine al punto in cui la piattaforma Deepwater Horizon è esplosa.
La situazione di Grand Island (Louisiana) è oltre quello che si può immaginare. Le sue spiagge sono off limits con una barriera di protezione, “Tiger Dam” – una gigante tubatura arancione piena d’acqua che serve a impedire che il petrolio possa contaminare anche l’interno – che le separa dall’acqua. L’isola, che di solito d’estate è presa d’assalto dai turisti (10 mila visitatori in media durante un weekend), in questo periodo non arriva neanche a cento visitatori al giorno. Anche alcune delle più famose località turistiche in Alabama come Gulf Shores e Orange Beach sono state danneggiate per settimane dal petrolio spinto dalle correnti. Mentre la costa del Mississippi è stata contaminata per la prima volta lo scorso weekend.
La situazione migliora spostandosi lungo le coste del Texas, che finora sono state risparmiate dall’avanzamento della macchia. L’ufficio del turismo dell’isola di Galveston ha detto che a partire da aprile le visite al loro sito provenienti da utenti residenti negli stati vicini sono notevolmente aumentate rispetto all’anno scorso: +71% dall’Alabama, +78% dal Mississippi, +30% dall’Arkansas e +22% dal Missouri.
Quindi, ricapitolando: libera la costa del Texas e quella della Florida a partire da Cape San Blas, off limits quella della Lousiana e parzialmente quella di Mississippi e Missouri. Nessun problema in Messico (dove si ammazzano quotidianamente, ma quella è un’altra storia).