Colombia, ora tocca a Santos
Uribe gli lascia un paese più sicuro e più ricco ma anche più corrotto e socialmente spaccato
Dopo aver stravinto le elezioni presidenziali in Colombia, Juan Manuel Santos si prepara a esercitare un mandato difficile. Il suo predecessore Alvaro Uribe gli lascia in eredità un paese più sicuro e più ricco ma anche più corrotto e socialmente spaccato. L’Economist spiega spiega quali saranno le maggiori difficoltà che dovrà affrontare.
I colombiani hanno eletto Santos soprattutto perché assicurava maggiori garanzie nella lotta alle FARC, che lui stesso aveva combattuto direttamente come ministro della difesa. Ma in realtà le Farc sono state molto indebolite dal governo Uribe e il rischio più grande per la sicurezza ora è quello che viene dalla criminalità urbana, che è cresciuta anche in seguito allo smantellamento dei gruppi dei guerriglieri: molte delle bande criminali che si muovono nelle città sono guidate da quegli stessi paramilitari che Uribe aveva smobilitato.
Inoltre il governo Uribe è stato più volte coinvolto in scandali e accusato di corruzione e il rischio è che Santos resti troppo fedele a una linea di governo poco trasparente e autoritaria.
Intercettazioni telefoniche illegali dei membri dell’opposizione, collegamenti tra paramilitari e alleati politici, perfino l’uccisione deliberata di alcuni campesinos poi travestiti con abiti da guerriglieri per poter far salire il numero di ribelli uccisi nella lotta alle Farc. Il governo Uribe è stato più volte travolto dagli scandali e Santos ora sta cercando di rassicurare chi teme il ripetersi di episodi simili. Durante il suo discorso dopo la vittoria ha detto che anche lui come Antanas Mockus (candidato alla presidenza per il Partito Verde ndr) condivide i valori di onestà e giustizia. Ma la sua proposta per la riforma della giustizia metterebbe in serio pericolo l’indipendenza dei magistrati. E il suo tentativo di rafforzare i tribunali militari potrebbe mirare a impedire che siano giudici civili a decidere sui casi di violazione dei diritti umani da parte dell’esercito.
La battaglia per la sicurezza condotta da Uribe ha anche complicato notevolmente i rapporti diplomatici con alcuni paesi vicini. I successi del governo contro la guerriglia hanno spinto l’esercito ai confini con Ecuador e Venezuela, accusati da Uribe di avere dato rifugio ad alcuni gruppi di guerriglieri. Nel 2008 fece bombardare un accampamento delle FARC in Ecuador e si infuriò quando venne a sapere che armi di provenienza svedese acquistate dal Venezuela erano finite nelle mani di alcuni gruppi armati colombiani. Hugo Chavez, il presidente del Venezuela, ha congelato i rapporti con la Colombia dall’anno scorso e ha interrotto tutte le importazioni dopo che il governo Uribe aveva garantito il suo appoggio agli Stati Uniti in una base militare in territorio venezuelano.
Santos è sicuramente più diplomatico del suo predecessore e ha promesso una politica estera improntata alla diplomazia e al rispetto. Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, lo ha chiamato per congratularsi dopo la sua vittoria. Il governo venezuelano invece ha fatto sapere che aspetterà un gesto d’amicizia prima di farsi sentire. Chavez aveva comunque fatto campagna elettorale contro Santos.
Sul fronte interno la situazione che Santos dovrà fronteggiare non è più incoraggiante. Nonostante la ripresa economica, la Colombia continua a essere una nazione con profonde disuaguaglianze sociali. Quando divenne Presidente, Uribe si trovò a capo di un paese in cui più della metà della popolazione viveva sotto la soglia della povertà, con una situazione che peggiorava man mano che ci si avvicinava alle campagne. La politica del suo governo non ha cambiato molto questa situazione e ancora oggi il 71% dei colombiani sono poveri o comunque vivono appena al di sopra della soglia minima di povertà. Il sistema sanitario è al collasso e il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 12%, tra i più alti in Sudamerica.
Inoltre le politiche macroeconomiche del governo Uribe hanno favorito la ripresa ma non sono riuscite a creare occupazione né a distribuire in modo equo la ricchezza prodotta e oggi la Colombia è uno dei paesi in cui la disugaglianza sociale è tra le più alte al mondo.