Tutte le guerre del Congo
In cinquant'anni dall'Indipendenza, celebrati domani, il paese non ha mai conosciuto una pace stabile
L’ultimo secolo della storia del Congo è stato condizionato da guerre sanguinarie, carestie ed efferate razzie compiute contro la popolazione. Per capire le ragioni di una guerra infinita occorre tornare indietro nel tempo di un bel pezzo. Leopoldo II, il re del Belgio, conquistò il controllo del Regno del Congo verso la fine dell’Ottocento facendone uno stato indipendente di sua proprietà personale e dandogli il nome di Stato Libero del Congo. La criminalità nella colonia, sfruttata principalmente per la raccolta del caucciù, aumentò progressivamente e nel 1908 Leopoldo II decise di trattare il paese come una colonia vera e propria, rinunciando alla proprietà personale.
Nei decenni successivi i coloni affluirono dall’Europa per sfruttare le risorse del Congo principalmente lungo la costa. Diamanti, avorio e un territorio sconfinato resero fiorente la colonia, anche grazie all’impegno delle autorità belghe nella costruzione delle infrastrutture nel paese. Nel giugno del 1960 il Belgio decise di concedere la totale indipendenza al Congo per evitare insurrezioni e violenze come già era avvenuto in altri paesi africani negli anni precedenti. Il leader indipendentista Patrice Émery Lumumba prese la guida del paese che si rivelò presto ingovernabile a causa dell’estensione del territorio, il caos nelle fila dell’esercito e i giochi della Guerra fredda tra USA e URSS, che cercavano di ottenere nuove aree di influenza.
Nel 1961 Lumumba fu fatto giustiziare dal colonnello Mobutu che aveva preso il comando grazie al sostegno di parte dell’esercito. Anche grazie all’intervento dell’ONU, tre anni dopo nel paese venne istituito un governo di unità nazionale. I due principali leader politici, Tshombe e Kasavubu, contrastarono le rispettive leadership a lungo portando a una sostanziale immobilità politica e amministrativa del Congo. Gli USA temevano che la situazione potesse favorire l’URSS nella logica del dominio dei due blocchi, c’era anche la guerra in Vietnam, così favorirono il ritorno di Mobutu al potere nel 1965.
Il regime istituito da Mobutu iniziò con la plateale uccisione di diversi politici e oppositori nello stadio di Kinshasa. Il leader costituì un partito unico e nel 1971 cambiò il nome allo stato chiamandolo Zaire, sulla base di alcuni nomi tradizionali locali. Il sanguinario governo di Mobutu riuscì a barcamenarsi sfruttando la Guerra fredda, ma quando il blocco sovietico implose iniziarono i primi problemi e il leader optò per alcune aperture democratiche come un sistema multipartitico.
Il paese si avvitò in una crisi politica sempre più difficile che sfociò infine nella Prima guerra del Congo nel 1996. Pochi anni prima, due milioni di etnia Hutu si erano rifugiati in Congo per sfuggire alle violenze del Ruanda. Tra di loro c’erano anche molti guerriglieri determinati a dare la caccia ai Tutsi, autori delle violenze nel paese da cui erano scappati. I Tutsi congolesi si unirono alle forze che contrastavano Mobutu e formarono un’alleanza insieme all’Uganda e all’Angola che sbaragliò il regime nel 1997.
Nuovo presidente divenne Kabila, il generale che aveva guidato l’alleanza, ma la pace durò molto poco perché alcuni ribelli Tutsi iniziarono a scontrarsi con i fedeli del nuovo leader con il sostegno di Angola, Namibia e Zimbabwe. Sei paesi si confrontarono in una guerra sostanzialmente regolare e con l’obiettivo di conquistare le preziose risorse del Congo orientale. Il paese rimase così diviso a metà: a occidente l’esercito di Kabila, a oriente i ribelli. Il conflitto causò la morte di almeno due milioni e mezzo di persone, anche a causa delle carestie.
A partire dal 2001 la situazione iniziò a stabilizzarsi, anche se razzie e scorribande dei ribelli non accennavano ad arrestarsi. Complice una crisi di governo protrattasi per quasi quattro anni il conflitto è ripreso costringendo l’ONU a organizzare una nuova missione di pace. Le elezioni nel 2006, le prime libere dopo 45 anni, si sono concluse con la vittoria di Joseph Kabila, il figlio del generale assassinato nel 2001, ma la pacificazione di numerose aree appare ancora lontana.
Anni di guerre e di contrasti pesano sui rapporti tra ribelli, miliziani e popolazione civile. Nei settori orientali del paese le scorribande e le violenze sono all’ordine del giorno. Le violenze tra la fine del 2008 e i primi mesi del 2009 scoppiate tra l’esercito regolare e le milizie Tutsi vicine al Ruanda non hanno facilitato la stabilizzazione dell’area. L’esercito non è in grado di mantenere l’ordine nelle zone a oriente.