La perfida Albione
Il Giornale non si lascia sfuggire un classico della demagogia nazionale e fascista: il risentimento per l'Inghilterra
Non fu Mussolini a inventare l’espressione “Perfida Albione” per definire spregiativamente l’Inghilterra. Le ricostruzioni storiche hanno trovato associazioni tra l’aggettivo e il nome usato dai greci per definire la Gran Bretagna già nel tredicesimo secolo. Ma la sua canonizzazione viene attribuita al Marchese Agostino di Ximenes, un francese di origine spagnola, autore alla fine del Settecento di un verso che diceva
“Attacchiamo la perfida Albione nelle sue acque”.
Da quei tempi rivoluzionari mal giudicati in Inghilterra, i francesi presero a usare l’espressione spesso in ogni occasione di tensione tra i due paesi. Ma quando – nel XX secolo – i rapporti tra i paesi migliorarono con le alleanze militari nelle due guerre, il disprezzo per l’Inghilterra fu raccolto dai regimi fascisti e in special modo in Italia da Mussolini che parlò di “Perfida Albione” attaccando l’adesione britannica alle sanzioni anti-italiane dopo l’invasione dell’Abissinia. E proseguì a usare l’espressione successivamente.
Dopo la fine del fascismo, le due parole sono rimaste in uso di solito ironico o hanno trovato altre vite soprattutto in campo calcistico (ma anche in Argentina per la guerra delle Falkland): Dick Cheney le usò per esprimere il disappunto degli Stati Uniti nei confronti di un incontro tra il ministro britannico David Miliband e il presidente siriano Assad.
Il disprezzo per la Gran Bretagna è rimasto però parte di un vecchio pezzo della cultura reazionaria italiana, e del comune sentire di una piccola parte ignorante degli italiani (nuove destre hanno invece sviluppato attrazioni e interessi per quel paese). È diverso dal disprezzo per la Francia, spesso condiviso dalle stesse teste microscioviniste: non è frutto di una competizione spesso perdente, ma di un complesso di inferiorità (Mussolini stesso si riferiva alle pretese inglesi di mantenere il proprio impero negandolo all’Italia).
E si risveglia ogni tanto, ridicolo, nelle piccole cose (di solito articoli di giornali inglesi che dipingono criticamente il “Belpaese”, per restare ai cliché) e prevalentemente nel calcio. Come dimostra il violento editoriale di Vittorio Feltri sul Giornale di oggi, incurante della differenza tra perdere agli ottavi dalla Germania e ai trentaduesimi dalla Slovacchia.
“Lo squadrone di sua maestà ha fatto la stessa miserrima fine dell’Italia ed è già in procinto di rientrare in patria con le pive nel sacco.”
Il direttore del Giornale è inviperito con il tabloid inglese “News of the World”, un giornale circense di scandali sessuali e gossip che al confronto “Cronaca Vera” ha una sua sobrietà, da quando il giornale – “un organo di stampa britannico” – ha titolato sull’Italia “Da campioni a idioti”: ed esprime la sua rivincita grazie alla sconfitta di ieri degli inglesi.
Immaginando l’imbarazzo del titolista gli diamo un suggerimento gratuito: «Idioti erano e idioti rimangono». Che ci pare rifletta in modo efficace sia lo stato del calcio inglese, sia quello, più generale, del Paese ormai decaduto in ogni settore – da quello industriale a quello finanziario – ma non rassegnato ad accantonare la proverbiale boria.
Una boria sintomatica di un ego ipertrofico che non accenna a ridursi, nonostante le umiliazioni che i sudditi della regina hanno inanellato nel corso degli anni.
Si nota come il revival dell’antibritannismo non si modernizza, e mantiene come riferimento più frequente la monarchia, incurante dei secoli.
Per la cronaca e gli appassionati, News of the World ha titolato “Mullered“, gioco di parole tra il nome del giocatore tedesco autore di due gol e un modo di dire rugbistico che sta per schiacciare, stendere, o giù di lì.