Guantanamo non chiude più
Il progetto di trasferire i detenuti in un carcere dell'Illinois non procede, e l'amministrazione Obama sembra avere altre priorità
Era nelle opinioni già da tempo, e c’è chi l’aveva previsto dai tempi dell’annuncio, ma stamattina arriva solidamente sul New York Times l’ipotesi che il campo di prigionia di Guantanamo non sarà chiuso dall’amministrazione Obama.
Ostacolata dalle opposizioni e concentrata su maggiori priorità, l’amministrazione Obama ha accantonato l’impegno a smantellare la prigione di Guantanamo, rendendo improbabile che il presidente mantenga la sua promessa di chiuderla prima della scadenza del suo mandato.
L’articolo del New York Times ricorda che quando l’anno scorso la Casa Bianca ammise che non avrebbe rispettato l’annunciata scadenza del gennaio 2010, garantì però che avrebbe trasferito i prigionieri in un carcere dell’Illinois: ma al Congresso sono nate opposizioni a questo progetto che è ora in difficoltà. Il senatore democratico Carl Levin, uno dei maggiori sostenitori del piano Illinois, dice che è diminuito l’impegno dell’amministrazione sulla questione, e che “c’è molta inerzia” che lavora contro il progetto. “È improbabile che Guantanamo chiuda presto”, conferma il senatore repubblicano Lindsey Graham.
Un portavoce della Casa Bianca conferma invece che chiudere la prigione resta un imperativo, soprattutto – non ci fossero altri argomenti civili e legali – perché la sua esistenza è letta come un simbolo per gli estremisti islamisti e favorisce il terrorismo. Ma altre fonti ascoltate dal New York Times spiegano che alla Casa Bianca pensano di aver fatto la loro parte avviando l’iniziativa e individuando il carcere in Illinois, e ora dovrebbe essere il Congresso ad attuare il piano.
E qui le cose sono complicate. La maggioranza dei Repubblicani sostiene che spostare i prigionieri nei confini statunitensi costituisce un pericolo per i cittadini americani. Tra i quali, secondo un sondaggio dei mesi scorsi, il 60% appoggia la sopravvivenza della prigione cubana. Il mancato attentato di Times Square non ha aiutato il clima, e molte scelte di attuazione dei trasferimenti in Illinois sono state bloccate al Congresso. Secondo Levin, però, sarebbe bastato un maggiore impegno dell’Amministrazione Obama per far muovere più efficacemente il piano e superare le ostruzioni.
In più, si sono indebolite alcune delle ragioni degli oppositori di Guantanamo: diverse ricerche hanno dimostrato miglioramenti nelle condizioni di prigionia, e il numero di detenuti è diminuito grazie a molti rimpatri (c’è ancora un grosso problema nel mandar via gli yemeniti). La conclusione di un responsabile della Casa Bianca è che questa situazione di stallo è il migliore compromesso raggiungibile per gli USA: l’annuncio della chiusura ha avuto una notevole efficacia in termini di comunicazione col mondo musulmano, l’importante è non dichiarare il progetto fallito.