La guerra non è finita
Perché, almeno dal punto di vista formale e diplomatico, Corea del Nord e Corea del Sud sono già in guerra
Se avete sfogliato il Corriere della Sera di oggi, avete notato la pagina comprata dalla Corea del Sud per ringraziare l’Italia. Sebbene a uno sguardo distratto l’operazione potrebbe sembrare avere il fine di prenderci in giro per quanto combinato ieri dalla nazionale di calcio, lo scopo dell’iniziativa è invece ricordare il sessantesimo anniversario dall’inizio della guerra tra Corea del Nord e Corea del Sud, durante la quale l’Italia inviò un proprio contingente di soldati sotto la guida dell’ONU.
Quello che non tutti sanno è che formalmente quella guerra non è mai finita: nessun trattato di pace è mai stato stilato e il fragile equilibrio di questi anni si è retto grazie a un armistizio – l’armistizio più lungo della storia – che è stato sciolto unilateralmente dalla Corea del Nord un anno fa. Per questa ragione l’anniversario di oggi assume una particolare importanza, alla luce dei contrasti degli ultimi mesi: i sudcoreani sostengono che l’esercito della Corea del Nord avrebbe affondato una loro nave durante un’operazione militare, mentre il regime di Pyongyang respinge l’accusa e minaccia azioni dell’esercito se l’ONU dovesse condannare il suo operato con una risoluzione.
La guerra che non è mai finita comincia il 25 giugno di sessanta anni. In breve tempo il mondo vide concretizzarsi l’ipotesi di un nuovo conflitto mondiale che avrebbe potuto portare a un olocausto nucleare. La guerra esplose quando l’esercito nordcoreano invase i territori della Corea del Sud. Unione Sovietica e Stati Uniti si erano precedentemente spartiti la Corea, occupando rispettivamente l’area a nord e a sud del 38esimo parallelo dopo la Seconda guerra mondiale. Nella Corea del Nord si era così costituito un governo comunista filosovietico, mentre oltre l’ideale linea di demarcazione del parallelo si era affermato un governo nazionalista con stretti rapporti con gli Stati Uniti. L’attacco venne mosso dai nordcoreani nel tentativo di riunire il paese con il benestare dell’Unione Sovietica e della Cina, interessate a confermare la loro area di influenza verso il Pacifico.
Alle quattro del mattino del 25 giugno la Corea del Nord avviò una poderosa offensiva militare con i suoi pezzi d’artiglieria cui seguirono i primi movimenti delle truppe oltre il confine. Poche ore dopo l’aeroporto sudcoreano di Seul venne bombardato e così anche una delle basi statunitensi presenti nella penisola. La risposta degli Stati Uniti non si fece attendere molto: l’aviazione iniziò a bombardare Pyongyang, mentre i militari iniziavano a preparare la controffensiva vera e propria. L’ONU affidò agli USA l’organizzazione di una forza internazionale, cui aderirono 18 paesi, per contrastare l’attacco mosso dalla Corea del Nord.
Dopo settimane di difficoltà, le truppe riuscirono ad arrestare l’avanzata dell’esercito nordcoreano, respingendolo oltre il 38esimo parallelo tra i mesi di settembre e ottobre. Fu determinante l’attacco anfibio nei pressi del porto di Inchon, a pochi chilometri dal confine: i nordcoreani rischiavano di rimanere intrappolati e scelsero loro malgrado per una rapida e disordinata ritirata. Mentre tornavano verso il confine, i soldati compirono numerose violenze sulla popolazione.
Considerato il buon esito della controffensiva, l’amministrazione americana di Truman decise di proseguire l’azione militare allo scopo di eliminare il regime comunista nella Corea del Nord. L’avanzata delle forze dell’ONU fu però contrastata dal governo cinese che inviò nell’area oltre 180mila uomini in sostegno delle forze nordcoreane. Grazie all’apporto dalla Cina, nel gennaio del 1951 la capitale sudcoreana Seul venne occupata dalle forze comuniste e rimase sotto il loro controllo fino a marzo, quando gli Stati Uniti avviarono un’azione incisiva per respingere il nemico verso il 38esimo parallelo.
La situazione andò progressivamente stabilizzandosi nell’estate del 1952 a causa delle forti perdite da ambo le parti e dagli alti costi sostenuti. Tra il novembre del 1951 e l’aprile del 1952 le operazioni belliche si ridussero ad alcune incursioni aree degli alleati nei territori nordcoreani: l’armistizio venne firmato nel mese di luglio del 1953 dopo numerosi sforzi diplomatici, ma un trattato di pace non fu mai siglato. La guerra che potrebbe ricominciare in realtà non è finita mai.