Tutti gli ex amici di Di Pietro
Non c'è soltanto Elio Veltri: si ingrossa l'elenco degli amici e alleati di Di Pietro che dopo un po' non ne possono più
Nei giorni scorsi la procura di Roma ha iscritto Antonio Di Pietro nel registro degli indagati. Il leader dell’IdV è indagato per truffa ai danni dello stato, in relazione ad alcuni presunti illeciti nella gestione dei rimborsi elettorali assegnati al suo partito. La denuncia nei confronti di Di Pietro è stata fatta da Elio Veltri, giornalista, politico, ex esponente dell’Italia dei Valori e ultimo di una lunga serie di ex amici di Antonio Di Pietro. La denuncia in relazione alla quale la procura ha indagato Di Pietro non farebbe riferimento, come dice lo stesso Veltri, alle altre cause già archiviate sulle elezioni europee del 2004.
“Innanzitutto voglio precisare che non si tratta del rimborso elettorale sulle europee del 2004: io ho denunciato il modo di gestire i finanziamenti per tutte le elezioni dal 2001 al 2009. Al magistrato ho presentato due memorie. Una con gli statuti che spiegano come i rimborsi non venissero percepiti dal partito, ma dall’associazione familiare gestita da Di Pietro, da sua moglie Susanna Mazzoleni e da Silvana Mura. Un soggetto privato che non aveva alcun titolo per sostituirsi ad un partito nel riscuotere i risarcimenti. Un comportamento contrario alla legge. La seconda contiene quanto ha scritto il magistrato di una delle cause ancora pendenti sul 2004 che riconosce che in udienza il partito Idv era contumace, mentre l’associazione presente.
Veltri ha fatto riferimento alla questione legale che seguì alle elezioni europee del 2004, alle quali l’Italia dei Valori si candidò alleata con Achille Occhetto e il suo movimento. Di quella lista faceva parte anche Giulietto Chiesa, allora europarlamentare e altro ex amico Di Pietro, intervistato ieri da Alessandro Gilioli. Nell’intervista si parla ancora di rimborsi elettorali e di come, secondo Chiesa, Di Pietro avrebbe ottenuto in modo quanto meno subdolo l’assenso dei candidati – anche quelli che non facevano parte dell’IdV – a lasciare a lui tutti i rimborsi.
“Con molta amarezza scoprimmo che nel giorno dell’accettazione delle candidature, nell’ufficio del notaio di Di Pietro in piazza del Tritone, quello ci aveva messo in mano un bel po’ di carte da firmare e tra queste c’era anche l’accettazione che i rimborsi elettorali andassero tutti a Di Pietro. Ovviamente nessuno di noi quella carta l’aveva letta, se non altro per educazione: vai dal notaio che ti fa firmare la candidatura e mica pensi che ci sia sotto la fregatura. Invece era proprio così: come le assicurazioni che ti rifilano le clausole vessatorie in fondo al contratto”.
Un altro ex amico di Di Pietro è Achille Occhetto, anche lui coinvolto in quella controversa avventura elettorale del 2004. In quel caso la polemica riguardò un’altra questione di lettere firmate davanti a un notaio, con le quali Occhetto si sarebbe detto disponibile a rinunciare al seggio da europarlamentare.
Ci sono anche casi più recenti. Quello di Paolo Flores D’Arcais, direttore di MicroMega e promotore dei Girotondi, che da mesi non smette di criticare Antonio Di Pietro e il modo in cui questo gestisce e dirige l’Italia dei Valori. L’ultimo attacco è arrivato da un editoriale pubblicato sulla prima pagina del Fatto – altro quotidiano certo non ostile a Di Pietro.
L’Italia dei valori, malgrado ogni promessa in contrario, continua ad essere il TUO PERSONALE partito, affidato a livello locale, nella schiacciante maggioranza delle regioni, a manipoli di yes men dal pedigree etico-politico fitto quasi esclusivamente di transumanze da una forza politica all’altra (con statistica prevalenza di trascorsi mastelliani), che con la loro ottusa instancabilità burocratica e il loro alacre opportunismo talvolta soffiano la “pole position” alle locali nomenklature Pd, e comunque costituiscono il muro di gomma che scoraggia l’iscrizione al partito di decine di migliaia di nuovi militanti che hanno votato l’Idv alle europee solo o soprattutto per l’apertura ai “movimenti” che candidature come quelle di De Magistris, Alfano e Vattimo proclamavano.
Luigi De Magistris è un altro che ha iniziato da mesi un duello serrato col leader dell’Italia dei Valori, e i due alternano periodi di amore apparente ad altri di polemica serrata. Uno di questi è stato il recente congresso del partito, che in un clima che ha esaltato la leadership carismatica di Di Pietro ha visto anche emergere qualche argomentato dissenso. Come quello dell’onorevole Francesco Pardi, anche lui girotondino della prima ora, raccontato oggi dal Corriere della Sera.
«È veramente troppo familistica la gestione del partito di Di Pietro. Per questo al congresso ho proposto che chiunque sia parente oppure sentimentalmente legato a qualcuno già eletto non possa essere candidato». La mozione è stata votata a larga maggioranza. Ma all’interno dell’Italia dei Valori nulla è cambiato. […] La verità è che il partito di Antonio Di Pietro è fatto di parentele e legami sentimentali. Per questo davanti alla mozione di Pardi, Tonino ha voluto mettere un veto: «Proprio mentre stavamo per votare, Di Pietro ha voluto fare degli emendamenti verbali per togliere questo limite sulle relazioni familiari», spiega, poco contento, il senatore toscano.