Che succede col nucleare
Una sentenza della Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi delle regioni sul conflitto di competenze
La Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi presentati da alcune regioni sul ritorno al nucleare, dichiarandoli in parte infondati e in parte inammissibili. A impugnare la legge erano state Toscana, Umbria, Liguria, Puglia, Basilicata, Lazio, Calabria, Marche, Emilia Romagna e Molise. Anche il Piemonte aveva presentato ricorso, ma una delle prime decisioni di Roberto Cota come nuovo presidente della regione era stata proprio il ritiro del ricorso da parte del Piemonte.
Le regioni contestavano al governo il fatto che non fossero state consultate nella scelta dei siti delle centrali, i criteri e le modalità di esercizio del potere sostituivo dell’esecutivo centrale in caso di mancato accordo, la possibilità di dichiarare i siti aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione, la procedura che prevede una autorizzazione unica (e non a livello locale) sulle tipologie di impianti per la produzione di energia nucleare. Non sono ancora chiare le ragioni che hanno motivato la decisione della Corte sul conflitto di competenze, per le quali bisognerà attendere la pubblicazione delle motivazioni della sentenza.
In ogni caso la situazione non è ancora definita. Pochi giorni fa, infatti, la stessa Corte Costituzionale aveva accolto il ricorso presentato dalla Toscana, dall’Umbria, dall’Emilia Romagna e dalla provincia autonoma di Trento, bocciando una parte piuttosto importante del decreto legge che sancisce la riapertura delle centrali. La Corte aveva considerato incostituzionale l’articolo 4, il cui testo spiegava che il ritorno al nucleare sarebbe stato realizzato facendo massiccio ricorso a capitali privati e che il governo avrebbe potuto nominare dei commissari straordinari – con poteri straordinari – per determinare l’ubicazione e la costruzione delle centrali e dei siti dove stoccare le scorie.
Nemmeno quella di oggi è quindi la parola definitiva: la Corte deve esprimersi ancora su un altro decreto, che nel frattempo è stato impugnato da Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Potrebbe essere proprio quest’ultima sentenza – quella che ha come oggetto il decreto applicativo – a essere determinante: il governo potrà imporre o no la costruzione delle centrali senza far partecipare le regioni alla decisione? Qualunque sarà l’orientamento della Corte, la sensazione è che a entrambe le parti non mancheranno appigli per far proseguire la discussione sul piano giuridico e legale.