La partita del Piemonte
Le regionali potrebbero essere annullate, Torino andrà al voto l'anno prossimo
Tra meno di una settimana il TAR del Piemonte si esprimerà sui ricorsi presentati da alcune liste del centrosinistra all’indomani della vittoria di Roberto Cota alle ultime elezioni regionali: secondo i ricorrenti, infatti, la presenza nel centrodestra di una lista – quella dei Pensionati – candidata in modo irregolare, con diciotto firme false su diciannove, invaliderebbe il risultato elettorale e renderebbe quindi necessaria la ripetizione delle elezioni. E con l’avvicinarsi del primo luglio, il clima tra le forze politiche si sta facendo particolarmente nervoso.
Iniziamo dal centrosinistra. Poco dopo la presentazione del ricorso, la presidente uscente Mercedes Bresso aveva ritirato il suo appoggio all’iniziativa legale, chiedendo ai suoi alleati di fare lo stesso e riconoscere la vittoria di Cota. Da qualche giorno, però, l’atteggiamento di Mercedes Bresso nei confronti del ricorso è cambiata del tutto: non solo l’ex presidente ha detto di essere interessata più che mai al suo esito, ma si è anche detta sicura che “entro metà luglio certamente verranno annullate le elezioni” e che “la vittoria è molto più che nell’aria”. Sembra che la svolta si debba al fatto che Bresso – in caso di accoglimento del ricorso da parte del TAR – voglia sfidare nuovamente Cota, lasciare l’incarico europeo alla quale è stata nominata di recente ed essere nuovamente la candidata del centrosinistra. Lo ammette anche lei, quando dice che il candidato “si deciderà” ma che “eliminando anche solo una piccola parte dei voti truffa con cui Cota è stato eletto governatore, io avrei vinto le elezioni, quindi non sono un candidato così debole”. Non è detto che tutti siano d’accordo con lei. Per due ragioni. La prima ragione sta proprio nelle giravolte con cui Bresso ha prima appoggiato il ricorso, poi lo ha abbandonato, per poi appoggiarlo nuovamente. “Bresso si vergogni, ha mentito ancora ai piemontesi”, diceva solo un mese fa Stefano Esposito a seguito del voltafaccia sul ricorso. E Stefano Lepri, vice capogruppo del PD in regione: “Qualche giorno fa Bresso aveva dichiarato di avere il dovere di lottare ed era rimasta l’unica a farlo. Prendiamo atto che la coerenza è un’altra cosa”.
L’uscita di Bresso mira a stoppare il centrosinistra, che sembrerebbe invece orientato – in caso di accoglimento del ricorso – a puntare sul sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Lo racconta oggi il Corriere della Sera.
È lui il candidato su cui il centrosinistra punta per riuscire a ottenere la rivincita. A Largo del Nazareno si ritiene che tornare in campo con Bresso sarebbe un errore che comporterebbe il rischio di una nuova sconfitta. Di qui la scelta di Chiamparino, che è un primo cittadino molto amato e stimato. Il fatto che debba lasciare la poltrona di sindaco non è un problema, visto che il suo mandato scade il prossimo anno e che, quindi, a Torino sono comunque previste delle elezioni amministrative.
E qui si apre un’altra partita: chi sarà il successore di Chiamparino da sindaco di Torino? La questione potrebbe intrecciarsi con quella delle regionali e quindi non è improbabile che la trattativa possa di fatto essere unica. Alcuni hanno fatto il nome della stessa Bresso, che in questo modo di fatto scambierebbe il suo incarico con quello di Chiamparino, ma c’è una persona che da tempo ha fatto sapere di essere intenzionata a fare il sindaco di Torino.
Non è un mistero che Piero Fassino ci punti molto: il desiderio dell’ex segretario dei DS sarebbe quello di lasciare il Parlamento nazionale per occuparsi della sua città. Chiamparino all’inizio era contrario a questa ipotesi e aveva pubblicamente frenato sulla candidatura di Fassino. Ma adesso che la situazione è cambiata e che probabilmente Chiamparino correrà per la presidenza della regione, forse le sue posizioni si ammorbidiranno.
Sebbene l’esito dei ricorsi sia tutt’ora più che incerto, l’esistenza stessa di questo dibattito ci dice quanto nel centrosinistra l’ipotesi di ripetere le elezioni regionali sia vista come molto concreta. Ma se questo non fosse sufficiente a seguire con attenzione l’attività del TAR, si veda allora come il centrodestra ha cambiato approccio nei confronti della questione.
Per settimane Roberto Cota ha ostentato tranquillità e sicurezza, dicendosi certo che il TAR non avrebbe decretato una ripetizione del voto che sarebbe stata, secondo lui, uno schiaffo alle intenzioni elettorali dei piemontesi. Adesso il clima è molto cambiato. Qualche giorno fa, durante una seduta del Consiglio regionale, Cota ha avvertito che “per usare un eufemismo, i piemontesi non la prenderebbero bene”. Dopo poche ore ha rincarato: “I golpe li fanno in Sudamerica, se accadesse qui sarebbe una rivolta. Non è facile rubare le elezioni”. Intanto PDL e Lega hanno tappezzato Torino di manifesti con la faccia di Cota imbavagliata, annunciando per lunedì una fiaccolata “per difendere il voto dei piemontesi da chi non sa perdere”. Siamo alle accuse di golpe e ai manifesti in giro per la città: quando arriverà il verdetto del TAR, la campagna elettorale potrebbe già essere ricominciata.