La Corea del Nord se la prende con quest’uomo
Il regime di Jong-Il minaccia di processare un cittadino americano sotto la legge vigente in stato di guerra
Aijalon Mahli Gomes è un cittadino statunitense di trent’anni, nato a Boston, ex insegnante di inglese e profondamente cristiano. Dopo aver vissuto in Corea del Sud dove per due anni ha svolto il suo lavoro d’insegnante, il 25 gennaio scorso è stato arrestato per aver tentato di entrare illegalmente in Corea del Nord. I motivi del tentativo sono tutt’ora sconosciuti.
Quattro mesi dopo, ad aprile, oltre a dover pagare una multa di 70 milioni di won — circa 650mila euro, due mesi fa — Gomes è stato condannato da una Corte di giustizia nordcoreana a 8 anni di prigione e lavori forzati, con le colpe di tentato accesso illegale e ostilità — non meglio specificata — verso il governo di Pyongyang. Gomes è stato il quarto americano arrestato dal regime di Kim Jong-Il con l’accusa di essere entrato illegalmente nel paese: l’anno scorso due giornaliste, Laura Ling e Euna Lee, sono state liberate dopo quattro mesi grazie all’intervento di Bill Clinton, mentre Robert Park, missionario, è stato liberato il febbraio scorso dopo 40 giorni di prigionia.
Ora la situazione per Aijalon Mahli Gomes si è però complicata. Come riporta BBC News, in risposta all’accusa ricevuta da Corea del Sud e Stati Uniti di aver affondato un vascello sudcoreano, il governo nordcoreano ha infatti minacciato la possibilità di processare l’americano sotto la legge vigente in stato di guerra, e quindi rendere più dura la sua condanna secondo le indicazioni della legge marziale. Secondo gli analisti questo significa che, se il regime dovesse trasformare in azioni le sue parole, Gomes potrebbe essere condannato a vita o, peggio, ucciso.
Il 26 marzo scorso la nave della marina sudcoreana Cheonan fu affondata al largo dell’isola di Baengnyeong, nel mar Giallo. Nelle ore immediatamente successive all’incidente gli organi di stampa di Seul affermarono che era stata colpita da un siluro nordcoreano. Sulla nave morirono 46 marinai. Nelle settimane seguenti è partita un’inchiesta internazionale, in cui sarebbero stati trovati rottami del siluro chiaramente riconducibili all’arsenale nordcoreano. Il governo di Kim Jong-Il ha più volte negato le accuse, e intensificato sia le minacce verbali sia i movimenti militari sul confine sudcoreano. In risposta, la Corea del Sud ha chiuso tutti i rapporti commerciali con lo stato nemico.
Come riportata dalla BBC, la comunicazione della Korean Central News Agency, l’organo di stampa vicino al governo, riferisce che:
Se gli Stati Uniti insistono con questo approccio ostile, porteranno inevitabilmente a considerare la possibilità di applicare la legge marziale a Aijalon Mahli Gomes. […] Rimane solo il dubbio su quale punizione gli sarà inflitta.