Giamaica, arrestato Dudus Coke
La polizia ha fermato il trafficante a un posto di blocco, vestito da donna e in compagnia di un reverendo
Un mese fa a Kingston, in Giamaica, era iniziata una caccia all’uomo che aveva portato 76 morti. Il primo ministro giamaicano Bruce Golding aveva dato il via libera all’estradizione negli Stati Uniti di Cristopher “Dudus” Coke, uno dei più grossi trafficanti di droga e del mondo, e i suoi uomini — con il sostegno di parte dei cittadini, che consideravano Coke il loro protettore — avevano alzato barricate nei quartieri controllati dal trafficante, scontrandosi con la polizia e l’esercito giamaicano.
Dopo una settimana gli scontri erano terminati e la situazione era tornata ad una relativa calma, ma Coke ancora non si trovava. Qualcuno ipotizzava che potesse aver lasciato il paese, mentre il governo continuava a sostenere che si trovasse ancora sul suolo nazionale. E aveva ragione: il Jamaica Observer riferisce che Coke è stato fermato e arrestato ieri. Era travestito da donna, con una parrucca indosso, e in compagnia del reverendo Al Miller, l’uomo che aveva già mediato con la polizia l’arresto del fratello di Coke.
Il trafficante e il reverendo sono stati fermati a un posto di blocco della polizia; Miller ha dichiarato che stava accompagnando Coke verso l’ambasciata statunitense, proprio con l’intenzione di arrendersi e consegnarsi alla polizia. La polizia vuole ora arrestare anche il reverendo, che è ancora a piede libero.
Solo tre giorni fa il governo giamaicano aveva stabilito una ricompensa di cinque milioni di dollari per chiunque avesse aiutato la polizia ad arrivare all’arresto di Coke. Il Los Angeles Times riporta le parole di un commerciante di Kingston:
“Sapevo che se avessero offerto così tanti soldi, non sarebbe riuscito a rimanere libero per molto tempo”.
Se i tribunali americani dovessero riconoscerlo colpevole, Coke rischierebbe probabilmente l’ergastolo.