Vicino a Osama
Gary Faulkner pensava di essere a un passo dalla cattura del terrorista più ricercato al mondo
Erano le quattro del mattino dello scorso 6 giugno quando il telefono di Scott Faulkner si è messo a squillare. Pochi istanti prima di sollevare la cornetta, l’uomo ancora assonnato ha immediatamente pensato al fratello in Afghanistan e ha temuto che fosse morto. Aveva ragione, ma le notizie furono meno allarmanti: suo fratello Gary, che era partito per il paese asiatico per uccidere Osama bin Laden con le sue mani, era vivo e trattenuto in un centro di detenzione delle forze dell’ordine pakistane.
La storia del cacciatore determinato a trovare il terrorista più ricercato al mondo ha colpito molto l’opinione pubblica americana, e ha reso nuovamente attuale il dibattito sull’efficacia del lavoro di intelligence per scovare Osama bin Laden. Suo fratello Scott ha parlato ai giornalisti e ha spiegato che Faulkner è un patriota ed era rimasto molto turbato dall’11 settembre. Tim McGirk di Time gli ha chiesto del suo piano fatto in casa.
Secondo il fratello, Gary sarebbe arrivato molto vicino al proprio ambizioso obiettivo nel corso degli ultimi viaggi in Pakistan. Gli ultimi due periodi di permanenza nel paese avrebbero consentito al cacciatore di Osama bin Laden di identificare una caverna ideale per creare un nascondiglio. Durante le ore di osservazione dell’area, Gary avrebbe anche visto un «uomo barbuto vestito con una tunica bianca mentre era intento a parlare in una radio ricetrasmittente».
Lo statunitense di 52 anni è stato arrestato in un bosco a nord-ovest del Pakistan mentre era intento ad attraversare il confine con l’Afghanistan nella provincia del Nuristan, il covo ormai noto di numerosi talebani e attivisti di al-Qaeda. La polizia ha pensato che l’uomo stesse scherzando sul fatto di voler catturare bin Laden fino a quando non ha perquisito Faulkner trovando una pistola, una spada lunga quasi un metro, un coltello, un paio di manette, una piccola quantità di hashish e alcuni passaggi della Bibbia.
Il ritrovamento di Gary in un’area boscosa ha sorpreso Scott: «Tutto quello che mi ha detto Gary sulla caverna è che si trovava in una zona brulla di montagna senza alberi. Forse aveva scoperto che bin Laden si era spostato». La storia del cacciatore del terrorista ha sorpreso anche McGirk, che tra il 2001 e il 2006 ha partecipato a numerose spedizioni tra l’Afghanistan e il Pakistan sulle tracce di Osama bin Laden. Gary Faulkner non parla le lingue locali e mastica appena qualche termine in Urdu, non ha avuto alcuna formazione militare, non sa nulla del mestiere delle spie e soffre di una insufficienza renale che lo obbliga periodicamente a fare alcuni cicli di dialisi. L’uomo non è dunque il prototipo del Rambo al di qua del grande schermo, eppure afferma di essersi recato nell’area per ben sei volte per stanare la sua preda.
In molti, McGirk compreso, si chiedono come Faulkner abbia potuto sopravvivere in un ambiente così ostile come quello del confine tra Pakistan e Afghanistan, dove i leader tribali non vanno in genere per il sottile, specialmente con gli stranieri. Il giornalista dubita che una barba lunga e una tunica abbiano potuto consentire allo statunitense di mimetizzarsi a sufficienza tra la popolazione, senza conoscere una parola in Pashtun o le preghiere e i passaggi del Corano.
Se Faulkner avesse confidato a chiunque che la sua missione era quella di catturare bin Laden, sarebbe stato immediatamente circondato da un’orda di integralisti o di delatori pronti a consegnarlo alle forze di polizia pakistane o a derubarlo dei suoi averi. Questo è successo a me diverse volte e a tutti i reporter che hanno cercato di infiltrarsi nelle aree tribali, zona che il governo pakistano ha dichiarato off-limits per gli stranieri salvo la presenza di particolari permessi, che vengono concessi raramente.
Ma se i sospetti di Gary sulla caverna dove aveva avvistato un uomo intento a comunicare con una ricetrasmittente erano fondati, perché non rivolgersi alla CIA o al Pentagono per segnalare l’area e magari riscuotere anche i 50 milioni di dollari di taglia offerti dal governo americano? Secondo Scott, l’ipotesi di rivolgersi alle autorità statunitensi non avrebbe mai sfiorato i pensieri del fratello: «Gli avrebbero imposto di farsi da parte, e Gary non aveva intenzione di farlo. Quella di trovare Osama era una passione. E Gary non è come me o lei. Grazie alla sua fede, vive con uno spirito libero dalla paura».