E se invece va avanti per anni?
Gli esperti temono che la forte pressione possa far collassare le strutture del pozzo, rendendo ingestibile il recupero del petrolio
di Emanuele Menietti
Dalla fine dello scorso aprile ogni giorno nelle acque al largo della Louisiana il petrolio affiora dal sottosuolo in corrispondenza della falla causata dall’inabissamento della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della BP. L’equivalente di decine di migliaia di barili di petrolio è stato già disperso in mare, e l’America e il mondo aspettano con sfinita pazienza che la perdita sia arginata e arrestata
Ma qualcuno comincia a fare l’ipotesi che questo momento possa addirittura non arrivare, e che la falla continui a espellere petrolio in mare per mesi e forse anni. Per esempio, che cosa potrebbe accadere se il resto del pozzo danneggiato si incrinasse aumentando le dimensioni dell’attuale falla? La domanda viene accuratamente evitata dai responsabili della società petrolifera, ma ignorare il peggiore degli scenari possibili potrebbe rivelarsi controproducente per la soluzione del problema.
Lisa Margonelli scrive sull’Atlantic e per quattro anni ha viaggiato in lungo e in largo per preparare un libro sul petrolio e sul suo tortuoso percorso dai pozzi, alle raffinerie ai distributori di benzina. L’autrice conosce molto bene la materia e come tutti gli americani è rimasta colpita dalle risposte evasive fornite da Tony Hayward, il discusso CEO della BP, nel corso della controversa audizione presso il Congresso sullo stato dei lavori per limitare la perdita di petrolio nell’area del Golfo.
La domanda più importane (una alla quale Tony PUÒ rispondere) è stata formulata dal repubblicano Scalise quando ha chiesto se l’involucro intorno al pozzo stesse collassando. La risposta di Hayward è stata una serie di “Non saprei dire” perché, ha spiegato, non è possibile vedere all’interno del pozzo. Scalise ha smesso di fare domande senza chiedere ad Hayward di fornire una propria spiegazione per l’aumento del flusso proveniente dal pozzo.
L’integrità della parte di involucro intorno alla falla e del terreno stesso è fondamentale per capire se nel corso dei prossimi giorni il volume di petrolio disperso in acqua rischierà di aumentare o meno, se ci potranno essere disastri ambientali più gravi e per quanto tempo ancora continuerà a esserci una perdita. Il dato, segnala Margonelli, è inoltre molto importante per capire se il fenomeno stia per finire o se sia invece solo all’inizio, cosa che potrebbe portare al rilascio di molti altri idrocarburi nel Golfo nel corso delle prossime settimane.
Lo scenario peggiore fino a ora immaginato prevede la possibilità che una perdita consistente di petrolio vada avanti fino al prossimo agosto, ma potrebbe esserci di peggio. Secondo alcuni esperti consultati da Blooomberg, il famoso pozzo di soccorso per ridurre la pressione e dunque la perdita dalla falla potrebbe non essere pronto prima del prossimo dicembre, mentre per risolvere completamente il problema potrebbero essere necessari dieci anni costellati da microperdite difficilmente identificabili che potrebbero portare alla dispersione di altro petrolio nell’area.
Nel corso della sua audizione, Hayward ha ipotizzato che il pozzo possa contenere complessivamente l’equivalente di circa 50 milioni di barili di petrolio, ovvero 7,9 miliardi di litri di oro nero. La riserva è ancora piena per il 95% circa e dunque, agli attuali ritmi, potrebbero volerci almeno quattro anni per vuotarsi completamente se la perdita non venisse arrestata. Le stime sull’entità della perdita potrebbero essere presto riviste sulla base di un nuovo documento riservato BP, che ipotizza nella peggiore delle ipotesi un flusso pari a 100mila barili al giorno, quasi 15,9 milioni di litri. La cifra è distante da quanto previsto dalle autorità statunitensi, che fino a ora stimavano la perdita in 60mila barili di petrolio al giorno, pari a 9,5 milioni di litri.
Ci sono preoccupazioni legittime sull’effettiva integrità dell’involucro. Ieri, qualcuno ne ha chiesto conto all’ammiraglio Allen. Ha detto che le preoccupazioni sull’integrità del pozzo sono state alla base della decisione di fermare l’operazione “Top Kill” alcune settimane fa, a testimonianza del fatto che ci sono timori consistenti. Il 23 aprile, la Guardia Costiera era al corrente del fatto che la dimensione della perdita sarebbe potuta passare dagli 8mila barili al giorno ai 64mila / 110mila barili al giorno se il pozzo fosse completamente collassato. Questa previsione si avvicina abbastanza alle attuali stime sulla perdita. Ciò può significare che il pozzo è vicino al collasso?
Se l’involucro che ricopre il pozzo dovesse anche solo incrinarsi, la forte pressione porterebbe il petrolio a trovare nuove strade attraverso le crepe e il terreno circostante, rendendo ancora più instabile l’area intorno alla attuale falla. Si formerebbero così molte più perdite diffuse su una maggiore superficie, una specie di colabrodo difficile da tenere a bada con l’attuale sistema che prevede l’aspirazione del petrolio e il suo stoccaggio nelle petroliere.
Trovando sfogo in più punti del pozzo, e non in un’unica falla come sta avvenendo ora, la forte pressione del flusso di gas e petrolio potrebbe rendere molto instabile l’area del fondale dove si trovano le tubature e i complessi sistemi di valvole un tempo utilizzati dalla piattaforma Deepwater Horizon. Quel materiale potrebbe andare in frantumi tra una crepa e l’altra del fondale portando alla formazione di altri violenti getti di petrolio contro i quali ci sarebbe ben poco da fare.
I lavori per il pozzo di emergenza necessario per ridurre la pressione del getto che fuoriesce dalla falla, condizione fondamentale per evitare che la perdita aumenti, procedono a rilento proprio a causa dei timori legati all’integrità del fondale e delle strumentazioni un tempo utilizzate dalla piattaforma che non c’è più. BP confida di risolvere il problema con la costruzione del nuovo pozzo, ma un successo dell’operazione è tutt’altro che scontato e la società non sembra essere molto orientata all’elaborazione di altri piani alternativi. Il timore è che i lavori per il nuovo pozzo possano distogliere l’attenzione dalla falla e dalle sue condizioni: ogni minimo aggravamento delle crepe potrebbe far precipitare in breve tempo la situazione rendendo ancor più nero il futuro del Golfo.