Un racconto di Nick Hornby
Una madre scopre che suo figlio fa l'attore porno: è il racconto dello scrittore inglese che esce in questi giorni in Italia
“È nata una star” non è un “nuovo romanzo” di Nick Hornby. Nel senso che non è proprio nuovo – anche se in Italia era inedito fino a oggi – perché Hornby lo scrisse nel 2005 e uscì nel 2006 in Gran Bretagna e Irlanda in una collana che si chiama Open Door. E non è un romanzo perché la collana ha come obiettivo la pubblicazione di racconti e storie brevi e accessibili per fasce di lettori meno istruiti e meno abituati alla lettura, facendoli scrivere ad autori di qualità. Per queste ragioni sono testi che hanno avuto anche un grande uso nell’apprendimento della lingua inglese da parte di studenti stranieri.
Per Open Door Hornby scrisse “Not a star”, che oggi viene tradotto in Italia da Guanda, già editore dei suoi romanzi più famosi (“Alta fedeltà”, “Febbre a 90°”, “Come diventare buoni”): racconta di una madre che scopre che suo figlio – un ragazzo – “recita” nei film porno e comincia quindi a farsi delle domande su quanto lo conosca e come prenderla. I fan di Hornby, a leggere le recensioni in rete, si sono molto affezionati alla storia. Questo è il primo capitolo del libro:
Ho scoperto che mio figlio era una pornostar quando Karen, la vicina di casa, ci ha lasciato una busta nella buca della posta. Nella busta c’era un video e un biglietto. Il biglietto diceva:
Cara Lynn, non è mia abitudine lasciare film sconci nella posta altrui. Ma ho pensato che a te e Dave questo potesse interessare! Devo aggiungere che non è mio! Venerdì sera Carl è andato a casa di un amico con cui era uscito a bere qualcosa. L’amico ha messo su questo video, sai come sono i ragazzi… E Carl ha individuato «Qualcuno» che forse conosci. Ha riso come un matto. Non ne avevo idea!
Baci, Karen
Chi doveva scoprirlo se non lei? Quella cavolo di Karen. Fa l’infermiera all’ospedale. Così sa tutto di tutti. E qualsiasi cosa venga a sapere, la comunica al primo che incontra. Non importa se non sono affari suoi o se all’altro non gliene frega niente. Aveva saputo che Dave si era fatto vasectomizzare più o meno dieci minuti prima che lo sapessi io. Cinque minuti dopo lo sapeva mezza città. Tutto deve passare attraverso di lei. Così era destino che proprio suo figlio vedesse il film di Mark. In un altro modo non poteva andare. È la legge, da queste parti.
Quando ho raccolto la busta ero sola in casa. Dave non era ancora tornato dal lavoro. E Mark il mercoledì, dopo la scuola, gioca a calcetto. Ho aperto la busta sul tavolo della cucina, ho letto il biglietto e poi ho guardato il video. Si intitolava… Be’, se devo raccontare questa storia, sarò costretta a usare parole che potrebbero offendervi. Ma se non le dirò non capirete che colpo è stato per me. Il film si intitolava La leggenda del re trombatore. Sulla copertina c’era una foto di Mark. Era in piedi dietro una donna con due tette immense. E aveva le mani sopra le tette, così non si vedeva proprio tutto.
Mi sono sentita tremare le ginocchia. Non mi reggevo in piedi. Respiravo a fatica. In quel momento, non avendo visto il video, potevo ancora credere che mio figlio non ci facesse granché, in quel film. Potevo pensare che se ne stava dietro donne in topless a coprirgli le tette con le mani e basta. Forse per un attimo mi sono detta che Mark faceva solo il galantuomo. Una povera ragazza era stata beccata col seno scoperto, ma per fortuna c’era Mark a coprire le sue vergogne… Sapete com’è quando si hanno dei figli. Di loro si pensa il peggio solo quando non c’è scelta.
Non riuscivo a farmene una ragione. Mark, pensavo. Il mio Mark! Mark, seduto al tavolo della cucina a cercare di fare i compiti di inglese. Erano tanto difficili, per lui, che si mordeva tutta la biro, sera dopo sera. Sulle prime non capivo perché questo ricordo rendesse quel video così incredibile. Dovevano esserci milioni di persone che si spogliavano per guadagnarsi da vivere. E probabilmente tutte, dalla prima all’ultima, avevano qualche difficoltà con i compiti di inglese. O invece cercavo solo dei pretesti? Si poteva essere il primo della classe in inglese e finire a fare la star in un film che si intitolava La leggenda del re trombatore? Difficile da immaginare, no?
Ma poi ho capito come mai mordere la biro non mi sembrava quadrare con la carriera di pornostar. Mark non… be’, non ha mai brillato in niente. Sta cercando di diplomarsi in Turismo e tempo libero per andare a lavorare in un centro sportivo. Ma arranca. Temiamo che per lui sia troppo difficile. Abbiamo paura che abbia puntato troppo in alto. Comunque, quando l’ho visto su quella copertina ho capito che ci eravamo abituati a considerarlo… non so. Niente di speciale. Be’, certo, è speciale perché è nostro figlio. Ma avevo l’impressione che le parole che gli avevamo detto più spesso negli ultimi anni fossero state: «Non fa niente». Pagelle, risultati degli esami, domande di lavoro, selezioni di calcio, ragazze: «Non fa niente», «Non fa niente», «Non fa niente».
Non avevo mai visto veramente un film porno. Solo quelle cose che passavano in tivù quando eravamo stati in vacanza in Spagna e avevamo scoperto quel canale tedesco via cavo. Ma mettiamo che mi avessero detto che Mark ne aveva fatto uno. E mettiamo che mi avessero chiesto di indovinare che ruolo interpretava. Avrei risposto che interpretava il ruolo del marito che scopriva la moglie a letto, non so, con l’idraulico. Mai avrei pensato che potesse essere in copertina. Triste, vero, quanto poco si creda nei propri figli?
Così, adesso dovevo abituarmi a questa nuova vita. Una nuova vita in cui Mark aveva un marchio di distinzione. Una vita in cui c’era qualcosa che lo rendeva diverso da tutti gli altri. Ma quel qualcosa, ancora non sapevo cos’era. E l’altro colpo in arrivo era proprio questo.