Intercettazioni, le tre richieste dei finiani
La legge domani alla Camera in commissione giustizia, relatrice la finiana Giulia Bongiorno: ecco cosa cercherà di ottenere
La faticosa vicenda dell’appoggio della corrente finiana alla legge sulle intercettazioni si sta avvicinando allo shakespeariano: l’attenzione alle loro mosse suscita ormai non solo preoccupazione su quello che significheranno per la correzione e il miglioramento della legge, ma anche per il tormento politico-psicologico che vi si legge. A quale punto si arrenderanno? Si sono già arresi? Sono una madre che consegna il figlio al boia o uno zio che lo ha tradito?
Oggi in prima pagina sul Secolo, organo da cui arrivano le più sincere tra le preoccupazioni del gruppo, si contano “tre punti al centro dell’attenzione, nella prospettiva di possibili modifiche concordate”.
1. la proroga di tre giorni in tre giorni da chiedere al gip alla scadenza dei settantacinque giorni
2. i “reati spia” da cui normalmente partono le inchieste antimafia
3. le maxi multe agli editori.
Sono tre questioni che poco hanno a che vedere con il “nocciolo” del provvedimento, cioè evitare l’abuso delle intercettazioni e la loro pubblicazione, che secondo l’area dei “finiani” potrebbero essere ridiscusse per trovare soluzioni migliorative. Ma dalla maggioranza del Pdl non arrivano segnali incoraggianti.
L’articolo di Luca Maurelli prosegue sostenendo che quello delle elezioni anticipate sia un bluff, sperimentato da Berlusconi per ricattare i finiani che non vogliano sostenere la legge così com’è. Mentre Valerio Goletti definisce meglio i tre punti in discussione.
I punti critici sono noti e sono già stati individuati:
– innanzitutto c’è il limite dei 75 giorni. La proroga di tre giorni in tre giorni da chiedere al gip appare troppo macchinosa: sarebbe opportuno, su questo punto, trovare una formulazione più adeguata, capace di rendere più “fluide” le indagini
– Poi c’è la questione dei “reati spia”, ritenuta centrale per dare forza e credibilità alle inchieste antimafia.
– Infine c’è sul tappeto il caso delle multe (300mila euro) agli editori che potrebbero creare una discriminazione: infatti i grandi giornali potrebbero “rischiare” di più mentre i piccoli si troverebbero svantaggiati dinanzi all’eventualità di multe troppo salate.
Gli obiettivi sono definiti: adesso sarà più facie definire chi avrà vinto e chi avrà perso – nel PdL – quando si arriverà a votare la legge.