Un po’ più di zero
Negli Stati Uniti esce oggi "Imperial Bedrooms" di Bret Easton Ellis
di Federico Sardo
Bret Easton Ellis è uno dei rari scrittori che hanno il fascino e la fama della rockstar. Ha conosciuto da giovanissimo un successo fulminante e da allora, oltre ad essere amato dalla critica e idolatrato dal pubblico, è a tutti gli effetti un personaggio del jet set americano e molti suoi libri sono diventati film di successo. Ma dal 1999 ad oggi ha pubblicato soltanto un romanzo (Lunar Park, nel 2005), e grande era l’attesa per il suo nuovo libro.
Le aspettative sono ulteriormente cresciute all’annuncio che il libro sarebbe stato il seguito di Meno di zero, il breve romanzo che nel 1985 segnò il suo esordio raccontando l’apatia e l’alienazione di un gruppo di ragazzi di Beverly Hills, esaltando i critici per il suo stile minimalista e vendendo un’enormità di copie in tutto il mondo: uno di quei libri per i quali i giornali scomodano la parola Zeitgeist. Cioè, non proprio il seguito: c’è un salto di venticinque anni in mezzo.
Imperial bedrooms esce in America il 15 giugno. Anche questo titolo – come Less than Zero – è preso a una canzone di Elvis Costello. Per l’Italia si parla, indicativamente, di ottobre. La casa editrice ha preparato il sito ufficiale, escono interviste su Vice e sul New York Magazine (e in molti altri posti, tutte simili, nota qualcuno), e sul web i fan cominciano a discutere. Me compreso.
Il 12 giugno leggo che è stato avvistato in una libreria Feltrinelli di Milano. Non ci credo ma faccio un tentativo. Ovviamente non c’è, ma mi indirizzano verso il punto vendita specializzato in libri stranieri. E c’è: grazie a qualche distributore frettoloso mi ritrovo ad averlo letto prima dell’uscita in America (storie simili capitano: avvenne per Don DeLillo e persino per Harry Potter). Ne anticipo qualcosa.
– Spoiler alert –
Il protagonista e narratore è sempre lo stesso, Clay, ora sceneggiatore di successo. Il libro si apre con un gioco di Ellis sull’autobiografismo: l’autore cita se stesso, e iil film che fu tratto da Meno di Zero.
“Hanno fatto un film su di noi. Il film era basato su un libro scritto da uno che conoscevamo. Il libro era una cosa semplice su quattro settimane nella città dove siamo cresciuti ed era in gran parte un ritratto fedele. È stato classificato come fiction ma è stato alterato solo qualche dettaglio e i nostri nomi non sono stati cambiati e non c’era niente nel libro che non fosse successo”.
È un romanzo breve, e ci racconta di Clay che torna a Los Angeles nel mese di dicembre dopo un periodo a New York. Sono passati venticinque anni. C’è molta tecnologia in più, ovviamente, ma simili contesti di decadenza morale e spaesamento. All’inizio c’è una serie di feste e incontri che ricordano Meno di zero, poi le cose si complicano e arriva una specie di incasinata e malata storia d’amore e di amicizia, con tradimenti e quant’altro. Poi la storia si arricchisce ulteriormente e diventa un giallo ispirato alle atmosfere di Chandler: c’è il pulp di American Psycho e la psicosi di Lunar Park.
La paranoia, le ossessioni, il senso di un indefinito pericolo imminente, la difficoltà nel farsi capire e nel relazionarsi restano i temi preferiti da Ellis, mentre per la forma c’è un ritorno alle brevi scene che già caratterizzavano Meno di zero: dialoghi costruiti per frasi semplici, e accurate descrizioni dei paesaggi e delle situazioni a intervallare pensieri e tormenti.
E ancora una volta nel finale non c’è spazio per la speranza:
“Non mi è mai piaciuto nessuno e ho paura della gente”.