In soccorso del Kirghizistan
Dopo aver inizialmente negato il proprio aiuto, la Russia insieme ad altri ex-stati dell'Unione Sovietica ha deciso di intervenire
Qui il riassunto dei motivi che hanno portato allo scontro etnico tra kirghisi e uzbeki.
Sono saliti a 124 i morti e a 1600 i feriti degli scontri che vanno avanti da venerdì a Osh e Jalalabad, le due città situate nella valle di Fegana, la zona sud del Kirghizistan. La maggior parte delle vittime è di etnia uzbeka, e gli uzbeki stanno iniziando a parlare di genocidio, alludendo a cifre di morti assai maggiori. Circa 80 mila di loro hanno già attraversato il confine rifugiandosi in Uzbekistan, mentre altri 15 mila sono in viaggio.
Dopo una prima richiesta di aiuti da parte del governo ad interim kirghiso — instauratosi dopo la fuga dell’ex presidente Bakiyev dello scorso aprile, al termine di una rivolta che aveva causato 85 morti — la Russia si era rifiutata di intervenire nel conflitto, considerandolo una questione interna, e si era quindi limitata all’invio di un centinaio di soldati a protezione delle sue basi militari. Ma a fronte del peggioramento della situazione, Reuters riporta che il governo russo è tornato sui suoi passi e d’intesa con una coalizione di stati dell’ex Unione Sovieticaha deciso di inviare al governo elicotteri ed equipaggiamenti per placare la guerriglia. La Russia ha atteso che anche altri stati entrassero nel piano, per evitare di prendere una decisione unilaterale.
“Hanno abbastanza uomini, ma non hanno abbastanza equipaggiamenti, elicotteri, trasporti di terra… e addirittura carburante”, ha detto Nikolai Bordyuzha, il segretario nazionale dell’Organizzazione del Trattato della Sicurezza Collettiva (CSTO). Ha poi aggiunto che la proposta, che sarà presentata ai capi di stati della coalizione, includerà l’aiuto al governo kirghiso di consegnare alla giustizia i responsabili delle violenze, ma non ha fatto riferimento all’invio di soldati.
Più deciso il presidente russo Medvedev, che ha dichiarato la propria volontà di fermare il conflitto ad ogni costo, se dovesse servire con misure “nei limiti della legge, ma dure”.
Contemporanemente anche l’ONU sta pensando di intervenire, per creare un corridoio di aiuti umanitari in Kirghizistan. Ieri Lynn Pascoe, il sottosegretario ONU agli affari politici, ha proposto al consiglio la creazione di un pacchetto di aiuti per sopperire alle carenze di cibo, acqua ed elettricità del paese. Pascoe ha aggiunto che l’altra grande preoccupazione sono i profughi uzbeki in fuga.
Come scrive il New York Times, i primi aiuti stanno intanto arrivando dalla Commissione Internazionale della Croce Rossa, che ha inviato medicinali, tende e coperte sul confine tra Kirghizistan e Uzbekistan per alleviare le difficoltà dei profughi. Diversi carichi di cibo da Giordania e Afghanistan sono inoltre attesi per domani.