La cocaina si sposta in Perù
Il Perù potrebbe tornare ad essere il più grande esportatore di coca del sudamerica
In Sudamerica la produzione di cocaina è in costante movimento. Appena viene limitata in una regione, aumenta in quella accanto. Lo chiamano effetto palloncino, e ora pare che sia di nuovo il turno del Perù.
Secondo il New York Times i trafficanti messicani e colombiani si stanno spostando verso il Perù per spartirsi quello che presto potrebbe diventare il più grande paese produttore di coca. Un primato che fino a poco tempo fa spettava alla Colombia.
Uno degli aspetti più esasperanti della guerra alla droga in Sudamerica sta proprio nel fatto che una volta che sembra debellata in una regione, la si vede riaffiorare poco dopo in quella accanto. All’inizio degli anni Novanta le grandi coltivazioni di coca iniziarono a spostarsi verso la Colombia, dopo essere state sradicate da Perù e Bolivia. Ma ora in Colombia i narcos sono stati indeboliti dagli attacchi del governo Uribe e il traffico inizia di nuovo a spostarsi verso il Perù.
In particolare le regioni centrali del paese sembrano essere diventate una vera e propria riserva per la produzione di coca. A fine aprile una fazione del gruppo ribelle Sendero Luminoso – che uccise centinaia di migliaia di persone tra il 1980 e il 2000 durante la guerra contro il governo – ha ucciso un poliziotto e altre due persone impegnate nella lotta contro i narcos.
Negli anni novanta il presidente del Perù Alberto Fujimori (condannato l’anno scorso a oltre 30 anni di carcere per corruzione e violazioni dei diritti umani, ndr) condusse una dura lotta contro i narcotrafficanti e riuscì a ridurre notevolmente i livelli di produzione. Ma ora i coltivatori stanno di nuovo iniziando a piantare coca in grandi quantità. “La coca ci permette di guadagnare e dare qualcosa da mangiare ai nostri bambini”, dice Jacinta Rojas una donna di 45 anni di Tingo Maria “e può essere raccolta anche cinque volte all’anno, il cacao invece solo una”.
Il ritorno della coca viene celebrato anche dalle canzoni della cumbia, la musica folk importata dalla Colombia, che cantano le gesta dei coltivatori di coca e delle loro famiglie: “cocalero, i tuoi vasi sono vuoti, tua moglie sta piangendo, ma continua a piantare coca e i soldi arriveranno”. Secondo una recente analisi di Jaime Antezana, dell’Università Cattolica del Perù, se i ritmi di produzione continueranno su questo livello il Perù potrebbe superare la Colombia come maggiore esportatore mondiale già entro il 2012.
“Siamo caduti in un circolo vizioso” dice il capo della polizia antidroga Horacio Huivin guardando un campo di coca dall’elicottero: “stiamo cercando di sradicare la droga dagli stessi posti in cui l’avevamo già sradicata in passato”.