Il miglior allenatore della Costa d’Avorio
Salvatore Nobile ha vinto due scudetti in Costa d'Avorio alla guida dell'Africa Sports
di Giuseppe Granieri
La lista degli allenatori italiani che hanno trionfato nei campionati esteri si allunga di anno in anno, segno che la scuola italiana non è passata di moda e anzi ha sempre qualcosa da dire. Si va da Bigon campione con il Sion in Svizzera a Trapattoni che può vantare tre campionati vinti (col Bayern Monaco in Germania, col Benfica in Portogallo; col Salisburgo in Austria), passando per Capello (col Real Madrid in Spagna, due volte), Zenga (con lo Steaua Bucarest in Romania; con la Stella Rossa di Belgrado in Serbia) e Scala (con lo Shakhtar Donetsk in Ucraina). Quest’anno si sono aggiunti alla lista Mandorlini, campione col Cluj in Romania, e Ancelotti, campione col Chelsea in Inghilterra.
Di questo elenco fa parte anche Salvatore Nobile, ex terzino dell’Inter, che ha portato al successo in campionato gli ivoriani dell’Africa Sports National per ben due anni consecutivi. “Abbiamo vinto nel 2007 e nel 2008”, racconta Nobile, terzino sinistro dell’Inter nella stagione 1987-88, “sono stati due anni pieni di soddisfazioni, sia sul versante tecnico, che dal punto di vista umano. Sin da quando ho appeso le scarpe al chiodo, e deciso che la mia vita l’avrei passata a ridosso di una panchina, ho sempre sperato di poter fare un’esperienza all’estero”.
Tutto ha inizio a fine 2006. Nobile è l’allenatore in seconda dell’Africa Sports, l’allenatore è l’ex nerazzurro Francesco Moriero: partono per la Costa d’Avorio. Qui ha inizio la fase di scouting: vengono visionati e scelti i giocatori, poi viene stabilita la modalità di preparazione fisica e tecnico/tattica, infine la tabella degli allenamenti. A un certo punto Nobile deve però rientrare in Italia. “Lo feci per curarmi: avevo contratto la malaria”.
La degenza passa tranquilla, mentre i primi passi in campionato dell’Africa Sports non vanno tanto bene e così il presidente della squadra esonera Moriero e richiama Nobile: “Sì, il presidente mi convoca per discutere quale fosse la mia posizione all’interno dello staff e, contestualmente, mi chiede di assumere la guida della prima squadra”. Ha inizio così una cavalcata che è durata più di due anni: una cavalcata fatta di successi – su tutti i campi di Abidjan, la capitale della Costa d’Avorio – di trionfi e di medaglie. Nobile, infatti, nel 2007 e nel 2008 è stato nominato miglior allenatore della Costa d’Avorio.
“Allenare lì non è stata un’impresa immediata”, racconta. “Parliamoci chiaro: noi ci allenavamo tutti i pomeriggi, i giocatori avevano – e hanno – lo status di professionisti. Ma di professionismo c’è davvero poco, a cominciare dalle infrastrutture. Differenze con il calcio europeo e con l’Italia? Il campionato da noi va da agosto e maggio, in Africa da marzo a ottobre. C’è il calciomercato, con le due fasi: estiva e di riparazione. Il budget dell’Africa Sports National era ristretto, molto ristretto: ma, nonostante tutto, in due anni siamo riusciti a tirar fuori qualcosa di ottimo: i due scudetti, infatti, rimarranno nella storia di questa società e del calcio ivoriano”.
Poi la luna di miele finisce, e nel 2009 arriva l’epilogo del suo rapporto con l’Africa Sports. Nobile lo spiega così: “Noi dovevamo giocare il ritorno di una partita molto importante contro lo Ndola, gara valida per Champions League d’Africa. Dovevamo andare in Zambia, a quasi 2mila metri d’altitudine, e io avevo chiesto alla società di partire con una settimana di anticipo per fare acclimatare la squadra. Ma non è stato possibile per mancanza di fondi”. Nobile pensava che l’obiettivo della società, dopo aver vinto per due stagioni consecutive il campionato nazionale, fosse quello di fare strada nella coppa più prestigiosa: “Mi sbagliavo: così ho rassegnato le dimissioni. In Italia è stato scritto che la società mi ha esonerato: niente di più falso. Mi sono dimesso perché non condividevo più il progetto e perché il club non ha tenuto fede ai programmi di inizio stagione”.
Nobile successivamente è rientrato in Italia, lasciando però in Costa d’Avorio un paio di mensilità e le medaglie personali: “Le ha il presidente: ma niente strascichi giudiziari. Porterò sempre con me i successi e farò tesoro dell’esperienza di vita vissuta. Ora guardo avanti: ho dei contatti con alcuni club e vedremo cosa mi riserverà il futuro: ma sarò sempre a ridosso di una panchina, il calcio è la mia vita”.
Un giorno, durante una conferenza stampa, un giornalista chiese ad Ancelotti – allora sulla panchina del Milan – se avrebbe preferito allenare il Real Madrid o il Chelsea. Risposta dell’attuale tecnico del Chelsea: “Sogno di allenare la Costa d’Avorio”. Nobile sorride: “Ancelotti è uno che sa il fatto suo: la sua è stata una provocazione. Non ha mica detto, infatti, di voler allenare la nazionale dello Zambia o il Senegal di oggi, ma di guidare Aruna Dindane, Didier Drogba, Yayà Tourè e Emmanuel Ebouè e tanti altri campioni”. Anche i giocatori dell’Africa Sports, racconta il mister leccese, non erano male: “Presi singolarmente sono tutti molti forti: il vero problema è che sono vittima dei venditori di fumo che ogni anno, a fine campionato, muovono 70-80 giocatori verso il calcio europeo: venditori di illusioni. Io stesso mi sono ritrovato, a inizio 2008, con una squadra completamente da rifare: l’ossatura del 2007 era partita verso altri paesi e nazioni a me sconosciute. Ho saputo solo di Diaby Souleymane: gioca in Ucraina”.
Il racconto di Nobile si chiude con il ricordo della tribuna crollata il 30 marzo 2009 nel corso della gara Costa d’Avorio-Malawi: “Sì, c’ero, ero ad Abidjan. Dico solo che in uno stadio da 37mila posti, sono state fatte entrare 55mila persone. La responsabilità è di chi ha organizzato la manifestazione”.