Cinque motivi per vietare le vuvuzela negli stadi
Danneggiano l'udito, cancellano i tifosi, disturbano i calciatori: forse è davvero il caso di darci un taglio
Time Magazine coglie al balzo il dibattito di questi giorni sulle trombette suonate dai tifosi sudafricani durante le partite dei mondiali – le vuvuzela, appunto – e propone cinque ragioni per cui la FIFA farebbe bene a vietare di suonarle all’interno degli stadi (ipotesi di cui si sta discutendo ma che Blatter sembra aver stoppato, vedi l’update in fondo all’articolo).
Possono danneggiare l’udito
Il suono delle vuvuzela è davvero forte. Fortissimo. Uno studio recente ha dimostrato che i corni producono un suono da 127 decibel, più forte delle trombe attaccate alle bombolette che si vendono in Italia. Un’esposizione prolungata a questo suono – per giunta suonato da centinaia di vuvuzela – può danneggiare l’udito dei tifosi, nonché rendere incomprensibili gli annunci dello speaker sulle procedure di emergenza.
Chi guarda le partite in tv le odia
Dato che la stragrande maggioranza degli appassionati di calcio non è abbastanza fortunata da poter vedere le partite direttamente allo stadio, in Sudafrica, il fatto che le vuvuzela disturbino la trasmissione televisiva delle partite dovrebbe essere la ragione primaria per vietarle. I corni emettono un ronzio continuo e assordante che fa da sottofondo a ogni istante della partita.
La maggior parte dei calciatori le odia
La nazionale francese ha dato parte della colpa del suo zero a zero contro l’Uruguay alle vuvuzela. “Non riusciamo nemmeno a dormire la notte”, ha detto Patrick Evra, il capitano della Francia. “La gente inizia a suonarle alle sei di mattina e non finisce più”. Altri giocatori si sono lamentati di non riuscire a parlare con i propri compagni, in campo, e di non sentire la voce del loro allenatore. Per simili ragioni durante le partite di rugby le vuvuzela sono già state vietate.
La televisione le odia
I più grandi critici delle vuvuzela siano le reti televisive e soprattutto i telecronisti: le telecronache non si sentono. O meglio, si sentono, ma perché le reti televisive si sono attrezzate e hanno modificato le impostazioni del suono, abbassando il volume dei rumori provenienti dallo stadio – col risultato di non sentire più il tifo. Questo ci porta alla quinta e ultima ragione.
Sovrastano qualsiasi altro suono
Nessuno vuole che i tifosi del calcio debbano comportarsi come quelli del tennis, seduti composti in silenziosa osservanza. Le vuvuzela saranno sì una tradizione, ma hanno l’effetto di cancellare tutti gli altri rumori della partita: le canzoni, i cori, i boati dei tifosi. Non esistono più. Danny Jordaan, l’organizzatore dei mondiali che finora si era sempre espresso contro un eventuale divieto, ha ammesso: “Io preferirei cantare. Il canto ha sempre creato grandi atmosfere, negli stadi. Cantavamo, durante la lotta all’apartheid: tutta la nostra storia è attraversata dai nostri canti, che ci hanno ispirato e hanno guidato le nostre emozioni”.
update delle 15.55: il presidente della FIFA Sepp Blatter poco fa ha difeso l’uso delle vuvuzela negli stadi del Sudafrica, su Twitter: “Non vedo perché dovremmo vietare le tradizioni dei tifosi nel loro paese. Vorreste che qualcuno vi dica come fare il tifo nel vostro paese?”