“Grazie a Luttazzi ho scoperto…”
Le polemiche sulle battute copiate hanno avuto un effetto collaterale positivo: molti stanno scoprendo i pilastri della comicità americana
di Pier Mauro Tamburini
Si parla molto e da giorni del cosiddetto caso Luttazzi, a sua volta replica di polemiche che si erano già succedute più volte negli ultimi anni. In breve, Luttazzi è accusato di aver copiato battute di diversi comici americani e inglesi, a volte traducendo la frase o il monologo originale parola per parola, a volte modificandoli per adattarli ai tempi comici dell’italiano o alla nostra cultura. Luttazzi ha risposto spiegando che non si tratta di plagi ma di omaggi, un meccanismo che fa parte della comicità da secoli. Senza voler entrare nel merito della questione — sul Post lo ha già fatto Marco Simoni, qui — abbiamo invece deciso di concentrarci su un altro punto: chi sono i comici da cui Luttazzi ha attinto?
Il blog My voice ha pubblicato la lista di tutte le battute a cui si è ispirato Luttazzi, per ora circa 250. I comici che appaiono sulla lista sono molti, tra cui i già famosissimi Woody Allen, Steve Martin, David Letterman e i Monty Python. Abbiamo scelto di passare in rassegna quelli più citati da Luttazzi e quelli che sono meno conosciuti al pubblico italiano. Perché se tutta la polemica si è fatta ormai piuttosto noiosa — chi doveva farsi un’idea se l’è fatta e difficilmente la cambierà — è vero che questo gran casino a qualcosa è servito: la riscoperta di grandi autori di satira.
Molte delle traduzioni dei monologhi nei video sono opera del gruppo Comedy Subs, probabilmente il miglior sito italiano dove guardare e scoprire comici stranieri. Lì troverete le versioni integrali degli spettacoli di molti dei comici qui sotto, più parecchi altri.
Bill Hicks
Uno dei più amati e sicuramente il più rimpianto tra i comici americani. Morto nel ’94 a soli 33 anni, che gli sono però bastati per entrare nella storia della satira. Nel 1993, come non era mai successo nella storia del programma, David Letterman — il presentatore dello storico Late Show — ha deciso di censurare integralmente uno sketch di Hicks, che sfotteva il movimento pro-life. Sedici anni dopo, il 30 gennaio dell’anno scorso, Letterman ha pubblicamente chiesto scusa per quella censura, invitando la madre del comico in studio e trasmettendone la versione integrale.
Show consigliato: Revelations
George Carlin
Secondo nella classifica dei migliori comici di sempre redatta da Comedy Central (tra i due mostri sacri Richard Pryor e Lenny Bruce), Carlin nella sua carriera ha cercato di affrontare ed abbattere tutti i tabù della società americana, con una “passione” particolare per linguaggio e religione. Deceduto due anni fa, ha nel suo curriculum una voce ambita da qualsiasi autore di satira: il suo spettacolo Seven dirty words del ’72 fu oggetto di una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, che da quel momento in poi potè regolare le trasmissioni televisive statunitensi, in cui non si sarebbero più potute pronunciare proprio quelle sette parole volgari dello spettacolo di Carlin.
Show consigliato: Seven dirty words (o 40 years of comedy)
Eddie Izzard
Nato nel’62, a differenza degli altri due è inglese. Il suo sketch più famoso è probabilmente Jesus and the dinosaurs, in cui il comico riflette sull’assenza dei dinosauri nella Bibbia. Dopo essere stato espulso dall’università, ha passato buona parte dei suoi ventanni come artista di strada. Dopo diverse apparizioni nei locali di cabaret inglesi, ha iniziato a raccogliere consensi all’inizio degli anni ’90, diventando però davvero celebre solo nel ’99, con lo spettacolo Dress to kill, in cui recitava vestito da drag queen. Il suo stile ricorda quello dei Monty Python, in particolare per la caoticità dei suoi monologhi, in cui salta improvvisamente da un argomento all’altro. John Cleese, uno dei Monty Python, l’ha definito il “Python perduto”. Ha recitato nella trilogia Ocean’s Eleven.
Show consigliato: Dress to kill
Chris Rock
Tra questi è probabilmente il più famoso in Italia, per la serie tv Tutti odiano Chris. Negli anni ’80 ha iniziato a farsi vedere recitando a fianco di Eddie Murphy nei suoi film, e consacrandosi nel 1990 come ospite fisso del Saturday night live; ora è uno dei più amati comici e attori americani. I suoi monologhi su famiglia, politica e rapporto uomo/donna sono spesso concentrati o intrisi del suo cavallo di battaglia: il razzismo e le relazioni tra bianchi e neri.
Show consigliato: Kill the messenger
Steven Wright
Volto impassibile, battute brevi, taglienti e surreali, che spesso non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra. È diventato famoso per il disco di cabaret I have a pony, per cui è stato nominato al Grammy per il miglior album comico. Lavora spesso come attore, e in Italia è particolarmente conosciuto per la sua apparizione insieme a Roberto Benigni nel film Coffe and cigarettes di Jim Jarmush.
Show consigliato: A Steven Wright special