Radio Londra
La legge sulle intercettazioni si applicherà ovviamente solo alle testate italiane
La legge sulle intercettazioni è quasi fatta: approvata al senato, arriverà alla camera tra qualche giorno per l’approvazione definitiva. Dei contenuti della legge abbiamo parlato molto, probabilmente è venuto il momento di occuparsi di come minimizzare le sue conseguenze, specie per quel che riguarda la pubblicazione delle intercettazioni sui giornali.
La legge prevede che non si possano più pubblicare i testi delle intercettazioni. Potranno essere pubblicati “per riassunto” solo gli atti non più segreti: degli altri non si potrà scrivere né per riassunto né in alcun altro modo fino al termine delle indagini preliminari. Com’è ovvio, le norme si applicano solo alle testate giornalistiche che ricadono sotto la legislazione italiana, e quindi si aprono potenzialmente varie opportunità di aggiramento della norma.
Gli scenari possibili sono due. Il primo è quello più semplice: le intercettazioni potrebbero essere pubblicate dai giornali stranieri, liberando di fatto i giornali italiani in nome del diritto di cronaca. Se un verbale venisse pubblicato dal Guardian o da Le Monde, infatti, i quotidiani italiani sarebbero a quel punto liberi di riprenderlo: come successo con le foto di Villa Certosa pubblicate dal País. Il secondo scenario è un po’ più contorto: le intercettazioni potrebbero essere pubblicate anche su siti internet appositamente creati su server stranieri da persone residenti all’estero, per poi essere riprese dai quotidiani italiani. Le possibili conseguenze legali di tutto questo le ha descritte il senatore del PD Felice Casson.
Se la notizia segreta viene pubblicata all’estero non c’è nessuna possibilità di intervento da parte del nostro sistema e quindi il giornalista straniero per fortuna rimane esente da queste sanzioni. A quel punto entrano in gioco le norme generali del codice penale per i reati commessi all’estero. Per i reati molto gravi si procede lo stesso anche in Italia, per quelli medio gravi ci vuole l’autorizzazione del Ministero della Giustizia. Per questi reati, che prevedono solo sanzioni pecuniarie, multe o arresto fino a 30 giorni, penso che se le cose continueranno così non ci saranno possibilità d’intervento. Certe notizie le leggeremo solo all’estero.
Alcune testate su internet stanno già cominciando a organizzarsi. I gestori di Agoravox si sono detti disponibili a pubblicare in Francia tutti i materiali che non possono essere diffusi in Italia: tipo Wikileaks.
L’Italia è un paese che rischia la deriva democratica, il decreto va ritirato immediatamente, se così non fosse, AgoraVox è pronta ad essere una sorta di nuova Radio Londra. I server in Francia e lo statuto di Fondazione non italiana ci consentirà di continuare a pubblicare quello che può essere detto. Come per Radio Londra questo non significa abbandonare la lotta affinché le cose cambino, ma sfruttare le potenzialità di tutto il web, per raccontare le notizie e mobilitarsi, di conseguenza, sul territorio. Questo è un invito a tutti i cittadini liberi: ribellatevi! Sfruttate le pieghe della legge per cambiare il paese. Scriveteci! Mandateci quello che non sarà più possibile pubblicare altrove e, nel frattempo, mobilitiamoci tutti.