Ve l’avevo detto, che con l’euro finiva male
Per anni Hugh ha messo in guardia i paesi europei sul pericolo del forte debito e della rigidità della moneta unica
Edward Hugh ha 61 anni, vive in Spagna, cerca di sbarcare il lunario insegnando inglese e da tempo scrive sul suo blog che l’euro è destinato all’estinzione. I suoi detrattori lo ritengono un apocalittico di prima categoria, ma Hugh ora sta riscuotendo un certo successo in seguito ai gravi problemi economici che hanno afflitto la Grecia e altri paesi europei, tanto da spingere i governanti degli stati membri ad assumere misure di emergenza per tamponare la crisi e dare ossigeno alla moneta unica.
In tempi non ancora sospetti, quando in molti salutavano con ottimismo l’arrivo dell’euro, Hugh lanciò il suo avvertimento: mettere insieme paesi così diversi, una potenza economica come la Germania e stati dalla spesa e dal debito facile come la Grecia, non porterà nel medio-lungo periodo a nulla di buono. La previsione dell’appassionato di economia non si è poi discostata molto dalla realtà e così, da alcuni mesi, esperti ed economisti corteggiano Hugh per avere consigli e analisi sull’andamento dei mercati e della moneta unica. E tra i corteggiatori ci sono anche gli esperti della Casa Bianca e del Fondo Monetario Internazionale, racconta Landon Thomas Jr. sul New York Times.
Nonostante sia molto ricercato, la vita di Hugh non è cambiata molto. Certo, ha rimediato qualche pranzo gratis ai convegni, ma i suoi guadagni non sono ancora aumentati. Per avere un completo decente per presentarsi a un convegno con alcuni politici spagnoli, il blogger si è dovuto far prestare qualche soldo da un amico. Le lezioni di inglese non rendono molto e tocca arrangiarsi.
Secondo Hugh, paesi in difficoltà come la Spagna, la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda e l’Italia «non possono svalutare la moneta unica unilateralmente, hanno dunque poche scelte e per sopravvivere dovrebbero arrivare a qualcosa di simile a una svalutazione interna del 20%. Ciò significa che gli stipendi del settore pubblico e di quello privato dovrebbero diminuire di una cifra percentuale simile se quei paesi desiderano recuperare competitività, aumentare le esportazioni e far entrare risorse per pagare i loro debiti».
Per Hugh quello dei paesi in difficoltà è sostanzialmente un problema demografico. Man mano che la popolazione invecchia, il numero di individui tra i 20 e i 40 anni disposto ad acquistare una casa nuova diminuisce, dunque aumenta il risparmio. Più un paese è giovane, più aumenta la dipendenza dal credito per dar vita alla crescita, ragiona il blogger. In Germania l’età media sta per superare i 45 anni e il risparmio sta aumentando, in paesi con economie meno consolidate e una popolazione di giovani maggiormente attiva come Grecia, Spagna e Irlanda si verificano più speculazioni intorno al credito, si creano bolle finanziarie e le economie restano più instabili. Hugh ha anche suggerito, provocatoriamente, alla Germania di abbandonare l’euro così da ridurre il valore della propria valuta, facendo aumentare la competitività per gli altri paesi.
Il breve ritratto di Edward Hugh del New York Times descrive bene il personaggio:
Nato a Liverpool, Hugh ha studiato alla London School of Economics, ma era attratto più dalla filosofia, dalla scienza, dalla sociologia e dalla letteratura. I suoi interessi eclettici non lo hanno solamente trattenuto dal completare il dottorato, ma gli hanno anche impedito di diventare un professore a tempo pieno. «Un tempo il mio professore al dipartimento mi descriveva come un “ladro” per aver accettato il dottorato mentre continuavo a trascorrere il mio tempo a leggere libri e a frequentare corsi che avevo scelto io di leggere e frequentare».
Nel 1990 Hugh ha deciso di abbandonare la Gran Bretagna e si è stabilito dalle parti di Barcellona. L’eclettismo del personaggio traspare anche dal suo blog dove non si parla solamente di economia, ma anche di Bob Dylan, di Friedrich Nietzsche e di Charles Bukowski. Di temi economici, il blogger scrive anche su altri spazi online come A Fistful of Euros, Economy Matters e alcuni blog sulle economie di Giappone, Ungheria e Grecia. Avrà pochi soldi e una fama che potrebbe durare il tempo di qualche mese, ma Hugh sembra comunque soddisfatto della sua vita: «Grazie a Internet, sento di poter fare quello che mi pare. Che posso davvero fare qualcosa».