In India vogliono regolamentare lo Yoga
L'antica arte di meditazione ha molte varianti e troppe imitazioni, le autorità indiane vogliono mettere ordine
In India, una commissione nata per preservare il patrimonio culturale della medicina tradizionale e delle filosofie indiane ha deciso di filmare le diverse centinaia di pose dello yoga (le asana) per tutelarsi dalle imitazioni. Prima di ricorrere ai video, le autorità indiane avevano provato con la semplice traduzione dei testi più antichi sullo yoga, ma l’operazione aveva dato esiti poco soddisfacenti e non aveva consentito di normare la disciplina, racconta Jason Burke sul Guardian.
«Lo yoga è nato in India. La gente non può dichiarare di aver inventato un nuovo tipo di yoga quando non l’ha fatto» spiega Vinod Kumar Gupta, il responsabile della Traditional Knowledge Digital Library, un’organizzazione governativa messa insieme dai ministeri della salute e della ricerca. Seguendo un meccanismo simile a quello ora adottato per lo yoga, in passato l’India è riuscita a tutelare i propri prodotti tradizionali obbligando alcune società europee ad abbandonare l’utilizzo di alcuni composti naturali per la salute e per uso cosmetico.
Utilizzando i testi conservati negli archivi, le autorità indiane riescono a produrre documenti molto dettagliati per dimostrare l’origine e la provenienza dei prodotti della tradizione. Un conto è però compilare l’elenco degli ingredienti per una crema o uno sciroppo, un altro è fornire informazioni dettagliate sulle pose originali dello yoga.
Ci sono decine – se non centinaia – di milioni di persone che fanno yoga e centinaia di diverse scuole che spaziano dallo yoga senza vestiti allo yoga cristiano, nato in alcune scuole confessionali negli Stati Uniti. «Non abbiamo alcuna intenzione di impedire alle persone di praticare lo yoga, ma nessuno dovrebbe appropriarsene indebitamente per lucrarvi sopra» dice Gupta, che, come molti abitanti di Delhi, pratica l’antica arte nel parco vicino casa. […] «Il nostro compito è fornire le prove e lasciare che gli altri decidano».
Nel corso degli ultimi anni le cose sono, in effetti, sfuggite un poco di mano. Sulla base delle mode più disparate sono nate diverse tipologie di yoga che spesso hanno poco a che vedere con l’antica pratica indiana. In India non mancano le divisioni: secondo i conservatori l’unico vero yoga è quello descritto nei testi come hatha yoga pradipika risalente al quindicesimo secolo; per le nuove generazioni la pratica ascetica va invece rivista per essere adattata ai nostri tempi.
Guru Mohan ha 31 anni, tiene alcuni corsi di yoga per gli impiegati di alcune società tecnologiche e al Guardian la spiega così:
«Lo stile di vita duemila anni fa era diverso. C’erano diverse esigenze. Lo yoga veniva praticato nei fiumi e nella giungla. Stando a quanto recitano i testi tradizionali dovresti usare il letame di bovino per pulire il luogo in cui lo praticherai. Una cosa del genere non è più praticabile, nemmeno in India.»
Mohan si occupa principalmente degli impiegati dei call center. Per loro il guru ha elaborato alcune particolari posizioni per rilassare l’organismo costretto a molte ore davanti a un computer. Mohan è contrario alla nuova iniziativa del governo per imbrigliare lo yoga: «Si tratta di saggezza e tradizione e la possibilità di metterlo in pratica non dovrebbe essere mai limitata».