Indovinate: ritorna il taglio delle province
Approvata dalla commissione Affari costituzionali della Camera una norma che taglia le piccole province
La commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato un emendamento alla Carta delle autonomie che re-introduce il taglio delle piccole province che era saltato – al termine di una lunghissima telenovela – dal testo della manovra finanziaria. L’emendamento è passato grazie al voto favorevole di PDL e Lega e ammorbidisce ulteriormente i già piuttosto larghi parametri di cui si era parlato la scorsa volta: se la norma dovesse passare indenne al voto dei due rami del parlamento, sarebbero abolite tutte le province con meno di 200 mila abitanti (l’altra volta la soglia era 220 mila).
Stando a quel che sappiamo in questo momento, l’emendamento in questione tiene comunque fuori le province appartenenti a regioni a statuto speciale ma non quelle confinanti con uno stato estero, com’era nella prima proposta inclusa nella manovra finanziaria. Un ulteriore criterio di differenziazione è stato incluso con un sub-emendamento e riguarda le province il cui cinquanta per cento del territorio può definirsi “montano”: per queste la soglia è di 150 mila abitanti.
Si ricomincia, quindi: quali province sarebbero tagliate da questa norma? Le province italiane che hanno meno di 200 mila abitanti e non si trovano in regioni a statuto speciale sono Isernia, Rieti, Verbano-Cusio-Ossola, Vibo Valentia, Crotone, Vercelli, Fermo, Sondrio e Biella. Bisogna togliere da questa lista le province con metà del loro territorio “montano” e più di 150 mila abitanti: a occhio, dovrebbero salvarsi Rieti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Crotone e Sondrio. In ultima analisi, le province tagliate sarebbero appena quattro: Isernia, Vibo Valentia, Vercelli e Fermo. Ancora meno delle misere nove che sembravano dovessero essere tagliate la scorsa volta.
In attesa di capirne qualcosa di più – anche se, visti i precedenti, il rischio è di capirne ancora meno col passare dei giorni – è interessante leggere i commenti delle province graziate per un pelo. Fabio Melilli, presidente della provincia di Rieti, aveva commentato così quando il taglio sembrava toccare il territorio che amministra:
Come ha fatto l’ideatore del provvedimento a fissare l’asticella di 220mila abitanti per definire l’utilità o l’inutilità delle Province? Qualcuno ci dovrà spiegare infatti perché Imperia con 220 mila 712 abitanti è provincia utile ed Asti con 217 mila no.
Oggi spariscono le critiche alla soglia arbitraria – questa non lo è? – e arriva invece la gratitudine nei confronti della commissione per il sub-emendamento che gli salva provincia e poltrona.
Le decisioni della Commissione Affari Costituzionali dimostrano che la revisione dei confini provinciali non può essere semplicemente legata al solo numero degli abitanti: tesi che ho sempre sostenuto nelle sedi di confronto con il Governo sulla materia. Nella manovra era apparso il limite di 220 mila abitanti, oggi la maggioranza approva prima un emendamento che abbassa la soglia a 200 mila e poi un sub-emendamento che la fissa a 150 mila per le Province con il 50 per cento del territorio montano: quest’ultimo salva la Provincia di Rieti e di questo sono grato alla Commissione.