“I massoni non sono incompatibili col PD”
La commissione di garanzia del PD: la massoneria è come qualsiasi altra associazione
Sembra arrivata a una conclusione, almeno per ora, la questione della compatibilità tra l’iscrizione al PD e quella alla massoneria, nata negli ultimi mesi quando prima ad Ancona e poi a Grosseto due amministratori locali del PD erano stati fortemente criticati – e invitati alle dimissioni – per via della loro appartenenza a una loggia massonica.
Uno di loro, Enzo Gabrielli, aveva fatto ricorso alla commissione di garanzia del partito, che si è espressa ieri. La commissione guidata da Luigi Berlinguer ha deciso quindi che i massoni non sono di per sé incompatibili col PD, a patto che la loro appartenenza alla massoneria venga comunicata al momento dell’adesione al partito: insomma, purché non si tratti di un’affiliazione segreta.
Questo, si spiega, “per permettere una verifica di coerenza tra le diverse appartenenze, allo scopo di verificare che le associazioni di appartenenza non rientrino in quelle di cui all’art.3 del Codice etico e di comprovare la validità dell’impegno assunto con il Pd”. Insieme all’obbligo di dichiarare l’iscrizione, il richiedente deve anche “rendere palesi le finalità e modalità per conseguirle, nonché documentando gli eventuali atti di mutuo sostegno interni alle associazioni stesse”. La mancata produzione dello statuto e/o una dichiarazione mendace o reticente sono causa del venir meno dell’impegno assunto dall’iscritto/a e quindi del presupposto del vincolo associativo contratto con il partito. Nelle more della definizione del procedimento di verifica, di cui sopra, l’iscritto/a è momentaneamente sospeso/a”
Non è che sia chiarissimo: i massoni possono iscriversi al PD purché lo dicano prima e illustrino dettagliatamente le attività della propria loggia. Il tutto, però, ancora senza parlare mai esplicitamente di massoneria. La commissione di garanzia risulta infatti essersi riunita per discutere genericamente della “questione della iscrizione ad altre associazioni da parte di chi intende aderire al Pd” e il verdetto finale “ha deliberato di richiedere a chiunque voglia aderire al Pd di dichiarare preventivamente a quali altre associazioni sia iscritto”. Va da sé quindi che la norma vada intesa vincolante per tutte le associazioni a cui è iscritta una persona che vuole aderire al PD: tutti dovranno comunicare le loro iscrizioni, produrre documentazione e statuto, descriverne le finalità.
«L’obbligo di dichiarazione preventiva vale per tutte le associazioni, bocciofila, massoneria o Opus dei che sia. È una delibera contro tutte le organizzazioni segrete o riservate — spiega Berlinguer — e contro un male tipicamente italiano, la raccomandazione».
Lo spirito della sentenza – che accomuna la massoneria a qualsiasi altra associazione, anche non segreta – è tale da rendere piuttosto soddisfatto Aldo Gabrielli, l’assessore di Ancona promotore del ricorso: “Il Pd non discrimina la massoneria rispetto ad altre associazioni e questo è un fatto importante”. Lo stesso Berlinguer però poi commenta così, quando gli si chiede di descrivere gli effetti della decisione.
«Spero che questa operazione di trasparenza serva a stanare ancora qualche massone…»
Insomma, questi massoni sono delle persone da “stanare”, come dei criminali da far venire allo scoperto, o delle persone iscritte a un’associazione come tutte le altre, come la bocciofila, legittimamente purché non sia segreta? Non si capisce, e infatti – tanto per cambiare – nel PD non mancano le critiche e i rilievi, raccolti dal Corriere della Sera.
Il senatore Lucio D’Ubaldo guarda con invidia alle norme della Lega: «Spiace dirlo, ma Bossi è più chiaro. La commissione di Garanzia non mette un punto fermo». E Beppe Fioroni critica il «metodo dell’inversione della prova», come lo chiama il responsabile Welfare. «No, non sono per niente soddisfatto… La decisione dimostra, come coerentemente aveva detto Berlinguer, che nel Pd su questi temi ci sono sensibilità diverse. Questi nodi non deve scioglierli la pur encomiabile commissione, ma la politica». Dove la «politica», nel Fioroni—pensiero, è il leader del Pd, Bersani.